Angelo Duro fa retromarcia su Busto ma non si scusa. Corrado: «È il personaggio»

BUSTO ARSIZIO – Alla fine Angelo Duro fa retromarcia. Ma non chiede scusa. Dopo la battutaccia social su Busto, che «esiste ma fa cagare», oggetto di sollevazione da parte di molti strenui difensori dell’orgoglio bustocco, l’ex Iena corregge il post. Al posto di «Busto fa c***re», ora si legge: «Qui era prevista una battuta luogo comune sulle miriadi di province del mondo ma andiamo avanti». L’ondata di indignazione ha prevalso. Il comico rispunta anche tra i commenti al suo stesso post per rispondere. Ma lo fa senza rinunciare al suo stile inconfondibile, contrattaccando e limitandosi a spostare il tiro: «Se vi ho ferito dicendo quello che tutti quelli che vivono nelle province pensano, ok, rimedio subito. “È il mondo che fa cagare”». In sua difesa interviene (a titolo personale) l’ex consigliere Antonio Corrado, che cerca di contestualizzare la battuta: «È ironia dissacrante, in linea con il suo personaggio di successo. Va capito. Ma vi assicuro che dietro le quinte Angelo Duro è un’altra persona».

La replica di Angelo Duro

Non mette da parte il suo stile dissacrante, ma ricorda «l’affetto» che lo ha accolto e circondato quando è stato in città, al Teatro Sociale “Delia Cajelli”, che definisce «uno dei più belli e ben gestiti d’Italia». Angelo Duro non chiede scusa per la battutaccia incriminata, ma nel suo post, invaso dai commenti di protesta dei bustocchi indignati, offre una replica a modo suo. In cui, mostrando un video realizzato dopo la sua performance al Sociale con i commenti a caldo del pubblico (c’è persino chi, in linea con lo stile di Duro, gli dà del “cog***ne” e dice che “lo spettacolo fa schifo”), fa capire che Busto è stata presa come una sorta di emblema di tutte le città di provincia, in cui molti di quelli che lo hanno criticato «non hanno mai messo piede» nel teatro.

Questo è quello che è successo a Busto Arsizio nel 2020. Come potete vedere, io lì, nutro moltissimo affetto. Quelli che se la sono presa, sono gli stessi che: sporcano la città, che la bestemmiano quando sono costretti a spostarsi per lavoro o che ci vivono con malessere e che, quindi, centinaia di volte tra di loro a bere una birra al bar, unica fonte d’evasione in una cittadina così piccola (come altre centinaia di cittadine piccole), si sono detti: “Questo posto fa cagare”. Oltretutto, sono certo che, questa, è la stessa gente che prima di questo mio post non conosceva neppure l’esistenza di un teatro in quel posto (tra l’altro uno dei più belli e ben gestiti d’Italia) e che non c’hanno mai messo piede, per cui, ringraziatemi per l’informazione. Se vi ho ferito dicendo quello che tutti quelli che vivono nelle province pensano, ok, rimedio subito. “È il mondo che fa cagare”. Così, ora, includendo tutto il pianeta Terra, sarà il creatore che se la prenderà. Vi saluto.

Corrado lo difende: «Va capito»

«Quello che ha scritto fa parte del suo personaggio. Va capito». A cercare di spiegare il “fenomeno” Duro è Antonio Corrado, tra i fondatori di Busto Grande, che lavora per il teatro Sociale “Delia Cajelli” e che, parlando a titolo personale, ricorda quando ha portato a Busto l’ex Iena. «È stato da noi due volte in due anni e ha fatto in tutto 900 spettatori, uno degli spettacoli più seguiti in assoluto, attirando gente da Novara, da Milano e dalla Svizzera, quindi un indotto che alla città fa bene – racconta Corrado – dietro a quella battuta su Busto c’è il suo personaggio, dissacrante, antipatico, offensivo anche con il pubblico. Alla gente piace, e viene a vederlo proprio per quello. È evidente che se non conosci il personaggio ti viene voglia di alzargli le mani addosso, ma se lo capisci sai che quella non è altro che la parte che interpreta». Infatti poi nel backstage invece «Angelo è un’altra persona: gentile, alla mano, colto, disponibile anche a firmare autografi a tutti – rivela Antonio Corrado – ecco perché inviterei i miei amici bustocchi, che hanno un po’ questa tendenza a prendersela appena qualcuno tocca la loro città, a cercare di contestualizzare quella battuta e capirla, perché è in linea con lo stile del personaggio. Non prendiamocela e facciamoci una sana risata».

Il teatro Sociale: “No comment”

Nel chiarire che le dichiarazioni di Antonio Corrado sono a titolo personale (non è direttore del Teatro Sociale e non coordina le attività di Educarte) e non in rappresentanza dell’ente che gestisce la sala di piazza Plebiscito, il presidente del Teatro Sociale Luca Galli invece si astiene totalmente dal fare ogni tipo di commento sulla vicenda: «Continuiamo ad essere al servizio della città».

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