Busto Arsizio Città Europea dello sport. Titolo prestigioso? Basta pagare

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BUSTO ARSIZIO – Busto Arsizio è Città Europea per lo sport. Un riconoscimento di prestigio, che l’amministrazione comunale sta promuovendo a tutto tondo. Evviva. Ma anche no, a seconda del lato dal quale si guarda la faccenda. Per l’anno 2023, ottengono lo stesso premio Padova, Fondi, Rende, Schio, Spinea e Catanzaro. Per dirla in altri termini, un’infornata di città con più di 25mila abitanti che l’Europa segnala come divulgatrici dell’attività sportiva. Queste, ma un gradino più sotto, elencate nella categoria con meno di 25mila abitanti, ci sono anche Cardano al Campo, Castano Primo, Codogno, Crescentino, Marcon, Monte di Procida, Motta di Livenza, Ventimiglia. Nel recente passato aveva conquistato la benemerenza sportiva Sesto Calende, per restare dalle nostre parti. Accanto a loro le Capitali dello sport, Genova, Torino, Milano. Più alcune comunità e aggregazioni di comuni, dalla Maremma al Tigullio, a fare gruppo nella classifica dell’Unione Europea.

Che cosa non torna in questa ammucchiata sportiva? Che per essere insignite di tale titolo, praticamente, basta pagare. A gestire la “giostra” è Aces Europe, che si propone come Federazione delle Capitali e delle Città dello sport. La delegazione italiana è presieduta da Gian Francesco Lupattelli a cui fa riferimento un direttivo che, dopo un’opportuna visita in loco di un paio di giorni, a spese del comune ospitante, decide di conseguenza. Tutto nella norma, con l’ombrello autorevole di Bruxelles. Il punto è che per essere ammessi alla verifica della delegazione di Aces bisogna scucire subito 2350 euro, con l’impegno, una volta raggiunto l’obiettivo, di trovare un massimo di quattro sponsor che verseranno all’associazione europea una somma sulla base del numero di abitanti. Per Busto Arsizio all’incirca 7000 euro.

L’obiettivo si concretizza dopo il sopralluogo a impianti, strutture e valutazione del contesto sportivo generale della città candidata. Per dire, un campo di calcio, una pista d’atletica e poco altro sono parametri che possono fare la differenza rispetto al desiderio di potersi fregiare dalla bandiera di Aces, consegnata, per il 2023, ai rappresentanti dei vari municipi durante una cerimonia solenne a Bruxelles, il 6 dicembre scorso. Busto Arsizio, naturalmente c’era. Palazzo Gilardoni non ci pare abbia dato comunicazione ufficiale della trasferta in Belgio (strano), ma basta gironzolare su Facebook per imbattersi in immagini e commenti entusiastici di alcuni esponenti dell’amministrazione guidata da Emanuele Antonelli, presenti all’evento. Non certo per fare passerella, dai.

Di nuovo, tutto normale, perfettamente nei binari del politicamente corretto. Ci sta, meglio, ci starebbe se non sorgesse il dubbio che un simile ambaradan porti a poco o nulla. Cui prodest? Probabilmente all’immagine della città, al suo prestigio sportivo, a cosa se no? Diverso, per sottolineare un aspetto, il riconoscimento per la Città della Cultura: una e non più di una. Con criteri di assegnazione ben più severi. Non conosciamo la storia di Aces, né abbiamo gli strumenti per trarre conclusioni sul suo operato. Di sicuro ci sembra che metta assieme di tutto un po’ e che, al netto delle lodevoli ragioni che la sostengano, premi un po’ troppe città in un colpo solo. Ma queste sono soltanto considerazioni personali.

Il punto è che Busto Arsizio, per promuovere le iniziative che dal prossimo anno la faranno brillare, assieme a tante altre, come una delle massime località dove lo sport è in primissimo piano, ha stanziato altri 22mila euro da versare a una società di comunicazione. Regolare operazione di marketing. C’è la relativa delibera di giunta, ci sono le coperture finanziarie, c’è la volontà politica di far fruttare attraverso eventi, tornei, stage, concorsi, riunioni, gare e tutto quanto viene appresso, il vessillo sportivo europeo, rendendolo attrattivo. Che poi, viste le premesse, ce ne fosse davvero bisogno, ciascuno tragga le proprie conclusioni.

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