Falsi badanti per avere il permesso di soggiorno: due arresti a Busto

Busto minaccia morte vicini

BUSTO ARSIZIO – Nella giornata di ieri, giovedì 13 ottobre, la Polizia di Stato di Busto Arsizio ha dato esecuzione ad un’ ordinanza del Giudice per le Indagini Preliminari, che ha disposto la custodia cautelare in regime di arresti domiciliari per un uomo e una donna, italiani, per il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

Colf e badanti

Dalle indagini svolte dal Commissariato di via Ugo Foscolo e coordinate dalla Procura della Repubblica è infatti emerso che i due, un pregiudicato residente nel circondario e la ex titolare di un’agenzia di pratiche per stranieri, avevano messo in opera un collaudato meccanismo per realizzare guadagni illeciti permettendo di regolarizzarsi a stranieri senza i requisiti per ottenere il permesso di soggiorno. Lo strumento utilizzato era la sanatoria, ovvero il Decreto-Legge che permetteva ai datori di lavoro con minimi requisiti patrimoniali di dichiarare un preesistente rapporto di lavoro in nero con uno straniero, impiegato in particolare come colf o badante.

Finti datori di lavoro

Era sufficiente la presentazione della domanda, e quindi l’esibizione da parte del lavoratore della relativa ricevuta, per rendere lo straniero non espellibile. Nel caso in cui il rapporto fosse stato effettivamente sanato, dando così diritto al permesso di soggiorno per lavoro, anche se licenziato subito dopo lo straniero aveva comunque diritto a un permesso di soggiorno per attesa occupazione. I due indagati, quindi, si erano organizzati per trovare e mettere in relazione stranieri irregolari, che grazie alla sanatoria figuravano come colf o badanti pur non avendo mai lavorato, e italiani compiacenti o addirittura ignari, che assumevano il ruolo di datori di lavoro senza esserlo mai stati e spesso senza nemmeno poterlo essere, perché privi dei minimi requisiti patrimoniali o addirittura percettori di reddito di cittadinanza.      

Permessi a pagamento

L’intervento dei due non era naturalmente disinteressato né gratuito perché gli stranieri, pur di ottenere l’agognato permesso, dovevano sborsare somme di denaro. Le indagini della Polizia di Stato e della Procura della Repubblica hanno documentato con certezza almeno 14 casi di stranieri così regolarizzati tutti di nazionalità egiziana.

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