Covid e carcere: presidio di Resist Varese Provincia. «Solidarietà ai detenuti»

busto carcere covid presidio

BUSTO ARSIZIO – «Siamo qui oggi in solidarietà ai detenuti del carcere di Busto Arsizio e di tutti i detenuti nelle carceri italiane, che stanno vivendo un momento particolarmente difficile. Da mesi ormai ci sono persone dimenticate nelle proprie celle nel più totale silenzio, a rischio contagio e prive di informazioni su ciò che ne sarà della loro vita, a Busto come nel resto d’Italia». La sintesi delle ragioni del presidio organizzato da Resist Varese Provincia dalle 10 alle 12 di oggi, domenica 13 dicembre, davanti al carcere di Busto è racchiusa nelle righe iniziali del volantino che i partecipanti al Sit-In stanno distribuendo in luoghi diversi ormai da alcuni giorni.

Manifestazione abusiva arriveranno le denunce

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Questa mattina in via per Cassano c’erano una cinquantina circa di presenti, monitorati da polizia e carabinieri, tra Telos, Collettivo Adespota e Kinesis. Striscioni, un paio di contestazioni decise, nessun problema di ordine pubblico. Nei prossimi giorni arriveranno le denunce, visto che la manifestazione non era autorizzata, ma è chiaro che il dettaglio era già stato messo in conto dagli organizzatori. La situazione in carcere a Busto è, del resto, oggettivamente complicata. Un detenuto positivo al Covid-19, con patologie pregresse importanti, è morto dopo il ricovero in ospedale un paio di settimane fa. Il numero di positivi è salito a 60 nei giorni scorsi e nelle scorse settimane alcuni detenuti avevano iniziato lo sciopero della fame per denunciare la “disattenzione” da parte del Governo in merito alla situazione sia nella casa circondariale bustocca che nelle altre carceri italiane.

Misure alternative alla detenzione

«I reclusi chiedono indulto e amnistia e misure alternative alla detenzione – si legge ancora nel volantino – Si rende sempre più urgente da parte loro la volontà di non rimanere nelle mani di chi non ha alcun interesse per loro e la loro salute. Le situazioni cliniche, infatti, non sono valutate adeguatamente: molti detenuti continuano a scontare la pena nonostante le gravi condizioni di salute, ancora più rischiose in una struttura caratterizzata da un sovraffollamento che ammonta a quasi il doppio della capienza massima». Già con gli scioperi della fame i detenuti bustocchi avevano inteso portare l’attenzione anche sulla possibilità, per chi aveva un domicilio sicuro, di poter essere scarcerati. Un mese fa circa nella struttura di via per Cassano erano entrati i volontari di Medici senza Frontiere per dare sostegno sanitario e fare formazione preventiva sia al personale che ai detenuti. La manifestazione di oggi ha voluto portare «Solidarietà ai detenuti in lotta nel carcere di Busto e a tutti i reclusi».
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