Nei cimiteri di Gallarate sono rimasti solo 15 colombari liberi. Ma c’è una soluzione

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GALLARATE – La giunta di Andrea Cassani ha approvato nei giorni scorsi la “Relazione di ricognizione delle operatività in atto relative al recupero e messa a disposizione dei colombari dei cimiteri cittadini a scadenza trentennale”, predisposta dalla Polizia Mortuaria. Si tratta di una vasta operazione, dal valore economico complessivo superiore a 800mila euro, che gravita attorno a ben 361 concessioni cimiteriali che risultano scadute e non rinnovate. E’un’azione necessaria per fare spazio all’interno dei cimiteri di Gallarate, ormai vicini alla saturazione. La situazione si è aggravata a seguito della pandemia da Covid-19: i colombari disponibili sono poco meno di una quindicina. Ma non è ancora un’emergenza: per fortuna il trend in atto in questi ultimi 10 anni dimostra che sempre più persone scelgono la cremazione (una pratica incentivata anche dall’amministrazione con tariffe inferiori alla tumulazione), risolvendo così molti problemi di spazio. Ma soprattutto si stanno per liberare tantissimi colombari.

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Colombari scaduti

Nei cinque cimiteri (Gallarate, Crenna, Cedrate, Arnate, Cajello) si è dato avvio al recupero dei colombari a seguito delle intercorse scadenze trentennali. Il Comune a fine settembre ha inviato una lettera ai concessionari per la definizione della situazione prevedendo il rinnovo o la rinuncia con il relativo recupero della concessione laddove sussista il disinteresse da parte dei familiari. Con questa operazione si dovrebbe liberare parecchio spazio: si stima infatti che per almeno il 50% delle concessioni ci sarà il totale disinteresse da parte dei familiari. Mentre per il restante 50% è verosimile prevedere un 45% di rinnovi e un 55% di cremazioni.

Operazione da 800mila euro

I costi relativi al recupero dei colombari con la cremazione dei cadaveri indecomposti non sono irrilevanti. Gli esperti parlano di circa 100mila euro. Ma le entrate per il Comune sarebbe nove volte superiori: bisogna sommare infatti gli introiti derivanti dalle cremazioni richieste dai familiari (45mila euro), il conseguente acquisto di cellette per collocare l’urna cineraria (21mila), i rinnovi delle concessioni  (125mila) e la riassegnazione dei 281 colombari che tornano liberi (730mila).

Non c’è bisogno di ampliamenti

Il lavoro che sta svolgendo in questi mesi consentirà alla Polizia mortuaria di prepararsi al meglio per affrontare l’imminente scadenza trentennale delle concessioni stipulate nel 1992, ultimo anno in cui l’amministrazione ha effettuato una prevendita massiva dei colombari, circa 750. Le operazioni di recupero delle concessioni scadute porterà, per i prossimi anni, una disponibilità di colombari in tutti i cimiteri escludendo così la necessità di edificazione di nuovi blocchi, contribuendo così anche a un contenimento del consumo di suolo.

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