Busto dice sì alla fusione Accam-Neutalia. Antonelli apre all’indagine epidemiologica

BUSTO ARSIZIO – In consiglio comunale arriva il via libera alla fusione per incorporazione di Accam in Neutalia: con la rinuncia dei comuni soci Accam all’aumento di capitale, sarà la società che gestisce dalla scorsa estate l’inceneritore di Borsano ad assorbire i circa 13 milioni di euro di perdite dichiarate dalla società presieduta da Angelo Bellora. Ma la novità che emerge in sala esagonale è l’apertura del sindaco Emanuele Antonelli alla richiesta di un’indagine epidemiologica, avanzata dal comitato No Inceneritore con il “suo” consigliere Emanuele Fiore e sostenuta dal capogruppo di Busto al Centro e medico Gianluca Castiglioni: «La faremo» garantisce il sindaco.

Il dibattito

Dopo le polemiche degli ultimi giorni tra il comitato No Inceneritore e il Pd, il dibattito in consiglio comunale è molto meno acceso di quanto si potesse prevedere. Di fronte agli occhi interessati dei comitati e delle forze storicamente contrarie al termovalorizzatore di Borsano (come i rappresentanti del Movimento Cinque Stelle), la fusione tra Accam e Neutalia ottiene il via libera con il voto favorevole della maggioranza e dei centristi dell’opposizione (Farioli e Lanza di Popolo Riforme e Libertà, e Castiglioni di Busto al Centro), mentre dice no il solo Emanuele Fiore, consigliere di PRL e tra i fondatori del comitato No Inceneritore, con il Pd (insieme a Progetto in Comune) che conferma la sua astensione.

Le voci

Le posizioni delle forze politiche ormai sono note. Il Pd, per voce di Maurizio Maggioni, ribadisce la richiesta di un «piano industriale credibile» che conduca al superamento dell’incenerimento. L’ex sindaco Gigi Farioli rivendica l’operazione Neutalia come «un passaggio fondamentale verso la prospettiva dell’economia circolare. L’inceneritore è elemento essenziale, anche in un’ottica europea, se non si ferma a quello. E il piano Neutalia parte proprio da questa considerazione». Emanuele Fiore si esprime in dissenso con il suo gruppo: «Il mio non potrà che essere un voto contrario, perché questa delibera fa parte di un percorso che non condivido. Un percorso già delineato, pur in mancanza di un bilancio Accam o di un documento ufficiale che confermi le cifre delle perdite. Ma la salute è la preoccupazione più grossa dei cittadini. Non siamo contro Neutalia ma contro l’attività dell’inceneritore che è da 50 anni su questi territorio». Per la maggioranza, oltre al delegato alle partecipate Roberto Ghidotti, che aveva già illustrato la delibera in commissione bilancio, parla Matteo Sabba (Lista Antonelli): «Oggi le alternative a bruciare i rifiuti sono le discariche, ovvero la “preistoria”, o andare a bruciare i rifiuti altrove. Ecco perché auspicavo un rinvio a 30-40-50 anni della concessione dell’area a Neutalia, in modo che possa progettare in un’ottica di agenzia ambientale verso una transizione ad un uso più responsabile del rifiuto».

Sì inceneritore, ma anche indagine epidemiologica

Il fatto nuovo emerso nel corso della seduta è rappresentato dal documento del Professor Paolo Crosignani, epidemiologo che su input del comitato No Inceneritore e di Legambiente Busto Verde ha analizzato le criticità dell’indagine epidemiologica effettuata nel 2016 dalle Ats Insubria e Città Metropolitana sulle ricadute degli inquinanti attorno all’inceneritore di Borsano. «Come consiglio comunale non può lasciarci indifferente» sferza Fiore, che ha fatto pervenire il documento a tutti i consiglieri. Trovando stavolta un’apertura dal sindaco Antonelli: «È la relazione di un esperto schierato, ma tutto sommato mi induce a pensare che siamo abbastanza sulla strada giusta. Pensare a una nuova verifica dei dati epidemiologici è condivisibile, e sono d’accordo nel proporla e sono convinto che anche Neutalia lo sarà. La faremo, anche senza una mozione». Annunciata da Busto al Centro proprio sulla nuova analisi epidemiologica. Il sindaco però rivendica l’operazione Neutalia: «Tutti auspichiamo cambiamenti, strumenti che sostituiscano il termovalorizzatore, che però per il momento non ci sono, purtroppo. Perciò il termovalorizzatore serve ancora, e serve molto. Non lo dico io, ma Il Sole 24 Ore, che gli incendi dei rifiuti a Roma inquinano come 80 anni di termovalorizzazione, in termini di rilascio di diossine».

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