“Sembrava la fine” al Gagarin di Busto: nuovo inizio rock con i Soviet Malpensa

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BUSTO ARSIZIO – «I Soviet Malpensa sono nati come gruppo rock ma amiamo molto mischiare e buttare di tutto nella nostra musica, rendendola più eclettica»: Claudio Turco, cantante e chitarrista della band dell’Alto Milanese, ha così parlato di “Sembrava la fine”, album uscito a gennaio che verrà presentato dal vivo domani, sabato 9 marzo, al Gagarin, circolo Arci di Busto, in una serata che sarà aperta alle 21.30 dal dream pop dei Novanta. Come ha raccontato il frontman, quello prodotto da Andrea Sologni dei Gazebo Penguins e Lorenzo Borgatti è stato «un disco che ha avuto una gestazione lunghissima».

La collaborazione con “Sollo” dei Gazebo Penguins

“Sembrava la fine”, scritto prima della pandemia, è stato registrato quando stava iniziando. «Ma riascoltandolo ci è sembrato che rifacessimo cose già proposte in passato. Siamo sempre stati abituati ad autoprodurci, perciò questa volta abbiamo deciso di affidarci a una mano esterna. Con “Sollo” abbiamo rielaborato gli arrangiamenti e l’intero l’album è stato rivisitato partendo da zero. Sono in tanti a pensare che la genesi delle canzoni, che hanno come temi ricorrenti pensieri esistenziali e flussi di coscienza, sia avvenuta nel corso della pandemia; in realtà era precedente per tutte».

Rap, elettronica e distopie

«Sollo ha lavora molto in ambito hip hop, per esempio ha prodotto Salmo: ci ha quindi aiutato ad avere un sound che virasse di più verso il rap e l’elettronica». Come ha ricordato Turco, i Soviet Malpensa sono stati fondati oltre dieci anni fa da lui e dall’amico Marco Giudici – omonimo del cantautore – che si è poi trasferito in Inghilterra: «Ho deciso di continuare e, prima di arrivare ai musicisti attuali, ci sono stati vari avvicendamenti. Il nostro nome voleva descrivere la zona da cui proveniamo ed è stato lanciato da entrambi mentre andavamo a un concerto dei Sonic Youth: ci ha trovati subito d’accordo, era quello giusto. E ci piaceva anche per l’immaginario distopico che richiama».

Una ricerca senza limiti e pregiudizi

Mentre Turco è di Buscate gli altri componenti del gruppo – Federica Crippa, Stefano Caretta, Marco Scicolone e Massimo De Cario – si dividono tra Castano Primo e Milano. Giudici lasciò l’Italia dopo la registrazione del primo disco: «Il progetto si è poi evoluto in una forma più seria: ora siamo al quarto album di due ufficiali e altri due pubblicati autoprodotti, che ristamperemo non appena sarà possibile. La partenza è stata con la classica formazione rock chitarra-basso-batteria ma l’idea, e la necessità che abbiamo sempre sentito, è di mischiare più cose possibili senza porci limiti e pregiudizi, con influenze che spaziano da Massive Attack e Beck al Wu-Tang Clan».

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