Busto, Te Deum contro il degrado. Monito di Pagani: dopo i botti invoca «autorità»

BUSTO ARSIZIO – «Non siamo arrabbiati, ma tristi e amareggiati per il degrado educativo, sociale e culturale». Il Prevosto Monsignor Severino Pagani, nell’omelia della celebrazione del Te Deum, non lascia passare l’episodio della Messa di mezzanotte di Natale, quando i botti sparati contro la Basilica hanno causato la caduta dei vetri di cinque finestre. «Non si può lasciare sempre correre» il monito del Monsignore, che chiede di «custodire il territorio» anche con «l’esercizio dell’autorità».

Il monito contro il degrado

«Sono stati scagliati petardi e botti pericolosi verso l’abside della Basilica, con evidente disturbo della celebrazione, con grande spavento della persone, e anche causando un notevole danno economico – le parole di monsignor Pagani durante l’omelia della Messa del Te Deum in San Giovanni – auspichiamo anche una custodia più attenta del territorio per evitare ogni forma di degrado. Non si può lasciare sempre correre, ma è necessaria una forza educativa e un esercizio dell’autorità che ritrovi un grande consenso su valori fondamentali della buona educazione nella concretezza di una quotidiana convivenza». Pagani conclude questo passaggio del suo discorso con invocando l’aiuto del Signore «a rendere ancora più bella la nostra città, con un esercizio più attento delle nostre responsabilità personali e istituzionali».

Il Te Deum di monsignor Pagani

Fratelle e sorelle,
questa sera al termine di un altro anno ci troviamo insieme per custodire nel cuore i
sentimenti di Cristo. I sentimenti di Cristo sono il tesoro più prezioso che ci è stato
dato, rappresentano ciò che di più profondo e di più vero può sperimentare il cuore umano, sono uno stile di vita e una forza di amore, sono una perseveranza nelle fatiche e una speranza di futuro, sono il rispetto per l’altro, per noi stessi e per il
mondo. Se davvero il nostro cuore potesse sempre provare con intensità gli stessi
sentimento di Cristo, saremmo veramente uomini e donne di amore, di perdono e di
pace. Saremmo veramente cristiani e cittadini esemplari nel mondo.
Infatti, la parola dell’apostolo Paolo, che abbiamo letto insieme stasera, è per noi un
conforto e un impegno. Paolo dice ai cristiani di Filippi: “Abbiate in voi gli stessi
sentimenti di Cristo Gesù” (Fil ,5). Inoltre le parole del Vangelo di Luca ci ricordano che
Maria, la madre del Signore, ci ha accompagnato e ci accompagna sempre,
insegnandoci questa preziosa custodia: Maria custodiva tutte queste cose
meditandole nel suo cuore”. In questa anno che è passato, pur nella nostra fragilità, abbiamo custodito i sentimenti di Cristo, come li custodiva Maria. Questo è il primo motivo della nostra riconoscenza stasera.

1. Siamo custoditi dal mistero di Cristo

Man mano che passano gli anni di questa nostra quotidiana convivenza mi piacerebbe riuscire di più a parlarvi di Gesù: del suo insondabile mistero, e del suo divino interesse per noi. Mi piacerebbe che insieme possiamo contribuire a far vivere in noi Gesù, oltre ogni superficialità o dimenticanza, e renderlo per noi una persona viva e amata, un affascinante modello per una cultura e per una società che senza il Signore diventa triste.
Gesù è ospite amato di una Chiesa che è diventata vecchia, soffrendo perchè il suo
sale non riesce più a dare il suo sapore, e il lievito non fermenta la pasta delle nuove
generazioni. Gesù più darci più gioia e più gusto dl vivere. Noi conserviamo già la gioia della fede e ringraziamo il Signore per questo balsamo di vita, ma vorremmo condividere di più la fede e la preghiera; noi non cediamo al pessimismo o alla nostalgia, ma amiamo la verità e desideriamo la pace. Tuttavia vediamo che spesso nel mondo la verità soffre e la pace ci manca. C’è molta gente tra noi che ma il Signore, ma è anche vero che molti non lo conoscono più, nelle nostre case, tra i nostri affetti, nei nostri legami. Se amassimo più intensamente Gesù, questo trasparirebbe nel desiderio della preghiera, potremmo gustare di più nell’umiltà l’amore fraterno. Ancor più ci sentiremmo amati e perdonati. Ringraziamo Dio perché non abbiamo smarrito il mistero di Cristo, cioè la dolcezza della sua presenza nella nostra vita, pregando per chi soffre, per chi è nella solitudine, per chi vive relazioni difficili e senza via d’uscita. Ringraziamo Dio per coloro che quest’anno hanno conosciuto e amato Gesù, hanno riscoperto la sua Parola, sono tornati a vivere e a sperare, sono diventati forti nel soffrire, coraggiosi nel perdonare, perseveranti nel fare il bene. Purtroppo la Parola di Dio è ancora troppo poco conosciuta, poco studiata, poco amata. Tutte le crisi della Chiesa nella storia sono state superate con un ritorno approfondito della Parola di Dio. Noi oggi conosciamo ancora troppo poco le sacre scritture e non siamo più capaci di pregare. Nel prossimo anno il Signore si riveli a color che hanno più bisogno di lui, per riprendere il gusto della vita, la stima degli altri e la fiducia nelle istituzioni. Preghiamo perché il nostro mondo occidentale e il nostro paese, che per secoli e secoli hanno custodito il Signore Gesù, non si trovino a smarrire il mistero di Cristo, che è la sorgente più profonda di ogni interiorità e di ogni politica.

2. Viviamo con i sentimenti di Gesù

Possiamo tornare ogni giorno a gustare la vita se coltiviamo nel cuore i sentimenti di Gesù, che sono la preghiera, la mitezza, la povertà, la perseveranza. Gesù ci ha lasciato in eredità la sua preghiera. Oggi si fa fatica a pregare e a insegnare a pregare: il rischio è che i bambini crescano senza interiorità e che gli adulti,senza preghiera, ad un certo punto si sentano aridi e smarriti, stanchi e travolti da una pesante forma di materialismo. Nei conflitti della vita Gesù ci ha insegnato la mitezza. Lui, colui che è mite e umile di cuore, ha il potere di renderci più buoni, meno aggressivi, più pazienti, benevoli gli uni verso gli altri, meno litigiosi, senza presunzioni. Gesù ha vissuto nella povertà. Non si tratta semplicemente di non attaccare il cuore alla ricchezza materiale, anche questo, spesso causa di profonde ingiustizie, di inutili sprechi e di eccessivo superfluo, confidando soltanto nell’immagine di sé e nel potere dei propri soldi. Ma si tratta soprattutto di quella povertà del cuore, che toglie dai nostri pensieri ogni senso di onnipotenza, ma ci fa sentire piccoli davanti a Dio, ci fa prendere coscienza dei nostri limiti, senza ribellioni interiori di fonte alla precarietà della vita. Quella povertà che ci insegna a vivere e che ci prepara a morire. Chiediamo il dono della perseveranza, anche della perseveranza della fede, non pochi tra noi praticamente stanno perdendo la fede senza accorgersi, eppure Gesù avendo amato i suoi li amò fino alla fine, nel dono completo di sé. Infine ringraziamo il Signore al termine di un anno per la comunità della Chiesa, che con le sue fatiche, la sua santità e i suoi peccati non è più oggi un centro di potere, ma una madre che non ci lascia da soli e ci accompagna con umiltà nel cammino della vita. Amiamo le nostre comunità e le nostre parrocchie. Per questa mistica chiesa Gesù ha dato se stesso; per renderla santa e immacolata, mediante la carità, rinnovandola nei tempi delle crisi più dolorose attraverso le varie epoche della storia. L’uomo non è fatto per restare solo, e la fede cristiana non è un generico sentimento religioso, da vivere in solitaria intimità e senza gli oggettivi contenuti del vangelo e della dottrina spirituale. Non si dà una la fede senza la Chiesa, né una tradizione senza Spirito.

3. Rendiamo più bella la nostra città

Ringraziamo il Signore che ci fa vivere insieme in questa città. Il cristiano vive nel mondo. Ama la creazione e la custodisce con cura. Ama la natura e la rispetta, ama la differenza sessuale e la promuove, ama la famiglia e la sua fecondità. Il cristiano stima la ragione e la scienza, rispetta la legittima autorità, legge la Bibbia e riconosce nei racconti simbolici della Genesi i criteri fondamentali della convivenza umana. Il cristiano ama la storia degli uomini, la interpreta, non dimentica il dolore provato, vede i pericoli del tempo presente, ama la memoria perché ama il futuro. Il cristiano ama la convivenza civile senza temere le differenze, non concede alla superficialità di giudizi e alle discriminazioni, perché sa che tutti, credenti e non credenti, da qualsiasi parte provengano sono figli di Dio e tutti hanno ricevuto come dono la libertà e come compito della giustizia. Ringraziamo per le numerose proposte culturali e caritative che sorgono in mezzo a noi; ringraziamo per ogni aggregazione che si organizza per fare il bene, senza ostentazione ma con la giusta visibilità caratteristica dei protagonisti della pace. Ringraziamo per quegli uomini e quelle donne che si sacrificano ogni giorno per il bene delle persone sole e che si applicano nella faticosa costruzione del bene comune.
Ringraziamo il Signore per loro, perché non si scoraggino mai.
Ora senza suscitare ulteriore disagio, ma per amore di verità e di giustizia, e su
insistenza di molte persone rette, devo accennare all’episodio avvenuto durante la
messa di mezzanotte di Natale, quando sono stati scagliati petardi e botti pericolosi verso l’abside della Basilica, con evidente disturbo della celebrazione, con grande spavento della persone, e anche causando un notevole danno economico. Sono caduti i vetri di cinque finestre. Non siamo arrabbiati, perché la rabbia non è un
sentimento cristiano, ma siamo tristi e amareggiati nel costatare il degrado educativo, sociale e culturale che si esprime anche ma e non solo in simili episodi.
Auspichiamo anche una custodia più attenta del territorio per evitare ogni forma di degrado. Non si può lasciare sempre correre, ma è necessaria una forza educativa e un esercizio dell’autorità che ritrovi un grande consenso su valori fondamentali della buona educazione nella concretezza di una quotidiana convivenza.
Al termine di questo anno vogliamo ringraziare il Signore e pregarlo perché ci aiuti a rendere ancora più bella la nostra città, con un esercizio più attento delle nostre responsabilità personali e istituzionali, con la coltivazione di un più grande rispetto degli uni verso gli altri, con un esercizio onesto del propri doveri individuali e professionali a tutti i livelli, con una appassionata attenzione ai bisogni dei più deboli già lodevolmente praticata da molti da parte dei singoli e delle autorità costituite.
Spesso la gratuita lamentela è espressione di una esasperata debolezza, ma altre volte ha una sua intrinseca ragione.
E ancora rendiamo più bella la nostra città e più vicina la vangelo con un grande
desiderio di collaborazione con tutti, soggetti privati e pubblici, religiosi e laici, fra le associazioni e le aggregazioni di volontariato. Proprio per questo è necessario rilanciare il volontariato in tutti gli ambiti ecclesiali, sociali ed educativi: un
volontariato vero, generoso, duraturo, strutturato.

4. Invochiamo il dono della pace

Infine invochiamo la pace: la pace tra le relazioni prossime, diminuendo la
conflittualità e le violenze nella relazioni familiari e nei luoghi di lavoro; la pace tra le
istituzioni del nostro paese, per eliminare ogni forma ideologica di interesse e
rendere ancora credibile la politica. Invochiamo la pace nei grandi conflitti del mondo, di fronti ai quali non ci colpisca né il disinteresse né l’abitudine. Il nostro pensare sia sempre secondo il vangelo. Ti ringraziamo, o Signore, e ti preghiamo: come Maria, custodisci nel nostro cuore i sentimenti di Cristo.

Mons. Severino Pagani

busto arsizio te deum – MALPENSA24