Busto vuole diventare l’Arabia dell’idrogeno. Mariani: «È il nostro petrolio green»

Giorgio Mariani a colloquio con l'Ad di ENI Claudio De Scalzi

BUSTO ARSIZIO – Dalla Manchester d’Italia del tessile all’emirato (dell’idrogeno) di Busto Arsizio? «Produrre carburante a casa nostra»: è il chiodo fisso dell’assessore all’urbanistica di Busto Arsizio Giorgio Mariani, grande tessitore della Hydrogen Valley che potrebbe rivoluzionare il sistema industriale del territorio del Basso Varesotto all’epoca della transizione energetica. «Non arrivo a dire che potremmo diventare l’Arabia dell’idrogeno – ha rivelato Mariani alla platea della serata green organizzata dal Lions Club Busto Arsizio Lombardia all’hotel Double Tree by Hilton di Solbiate Olona – ma la prospettiva di essere all’avanguardia nella filiera dell’idrogeno dalla produzione all’utilizzo è concreta. Può essere il nostro petrolio green». Una sfida da giocare in nome dell’autonomia energetica.

I due progetti sull’idrogeno

Attualmente sono due i progetti che rendono il sud della provincia di Varese potenzialmente un’area a vocazione idrogeno. Da un lato il progetto TH2icino della Hydrogen Valley di Malpensa, che ha visto il comune di Busto Arsizio come «capostipite», per usare le parole di Giorgio Mariani, e che vede Sea come attore protagonista. Dall’altro, il progetto di realizzazione di un impianto di produzione di idrogeno verde nell’area dell’ex cartiera di Cairate, finanziato con un bando PNRR di Regione Lombardia. Un progetto che è atteso nei prossimi giorni ad un passo decisivo, con l’assemblea di Prealpi servizi chiamata a deliberare la cessione dell’ex cartiera Vita Mayer, abbandonata ormai da diversi lustri sul fondovalle dell’Olona, alla società privata che ha vinto il bando dedicato agli impianti di produzione di idrogeno su aree dismesse.

Quali ricadute?

«L’idrogeno può diventare un vettore per l’alimentazione di aerei, tir, treni, autobus a lunga percorrenza ma anche per la navigazione laghi allargando così la sinergia alla Regione Piemonte che è attenta al tema. E poi c’è anche tutta una filiera industriale da costruire attorno all’idrogeno – sottolinea l’assessore Mariani – è un’occasione di rilancio per il tessuto produttivo del nostro territorio». Una nuova vocazione che guarda al futuro e che risolverebbe uno dei problemi storici della nostra industria, la dipendenza da fonte energetiche prodotte all’estero, esploso in modo clamoroso un anno fa ai tempi del caro energia. «L’autonomia energetica è una sfida che potrebbe ridare slancio al nostro comparto manifatturiero» ne è convinto Giorgio Mariani.

La transizione

Del resto, di fronte alla transizione ecologia «serve un approccio tecnologico, non ideologico» il concetto di fondo spiegato dall’ingegner Emanuele Morteo, esperto del settore, che ha portato dati per confutare l’idea che la transizione nell’automotive possa passare esclusivamente dalla conversione all’elettrico. Ad esempio mostrando quanto la massa di un veicolo possa influire sulle emissioni di CO2 dei mezzi alimentati con l’elettrico (vanificando così i vantaggi della transizione) ma anche l’impossibilità di fatto per il nostro Paese di arrivare entro il 2035 ad una capacità di produzione di energia elettrica sufficiente per sostenere la trasformazione del parco macchine circolante. Oppure le potenzialità degli e-fuel (carburanti sintetici) che potrebbero alimentare 28 milioni di veicoli esistenti senza richiedere alcuna modifica strutturale alle vetture.

busto arsizio hydrogen valley arabia – MALPENSA24