Mariolino Corso ricordato da Carlo Pogliani: “Grazie campione”

Carlo Pogliani

Mariolino Corso era un calciatore a cui tutti noi ragazzini nati a cavallo tra gli anni 50 e gli anni 60 debbono un grande, enorme, immenso Grazie con la G maiuscola. Noi ragazzini, ai tempi in cui il “piede sinistro di Dio” spadroneggiava con il suo innato talento sui rettangoli non sempre verdi di catini ricolmi di supporter, avevamo una un’adolescenza talmente felice dal farci dimenticare cio’ che oggigiorno sarebbe un dramma nel dramma: le tasche vuote! Quindi e’ grazie ai pittori, agli artisti, agli accarezzatori della dea “Eupalla” come lui se noi, poveri squattrinati con i calzoni corti e le ginocchia sbucciate, ancor oggi ricordiamo con piacere e affetto quei meravigliosi anni.
A noi non interessava chi sarebbe dovuto scendere in campo: se giocava il Milan . . . tutti a vedere i rossoneri, se giocava l’Inter . . . tutti a vedere i nerazzurri. Quello avevamo! La bicicletta, il pallone che “volava” e le sbarre da scavalcare al “di’ di festa” per ammirare i nostri idoli, cercando poi di imitarli sull’asfalto con le scarpe sfondate. Si tornava tutti insieme da S.Siro . . . Poglia, sei andato a vedere l’Inter? No, io, milanista fino al midollo, sono andato a vedere Corso! Perche’? Perche’ disegna football e si bea della felicità dei suoi compagni a suon di assist.
Grazie a Mariolino, anche io, inguaribile veneziano, ho cominciato a giocare a calcio e non a pallone . . . passando la palla . . . appunto. Nelle partitelle ci si immedesimava nei Campionissimi di allora: io faccio Bonimba, io invece Riva, io cerco di imitare il coriaceo Tarcisio ma . . . nessuno di noi si azzardava a qualificarsi come un Corso o un Rivera . . . troppo, troppo, troppo altra categoria. Mi hai dato una marea di dispiaceri . . . la punizione che beffo’ il “Ragno nero” nell’anno del sorpasso di “Robiolina”, quell’ inserimento a fari spenti sul retropassaggio del grande Ginone Maldera . . . ma ero talmente innamorato del tuo piede mancino che poi non dico che ti perdonavo, ma quasi: se proprio dovevamo perdere un derby era meglio che a deciderlo fossi stato tu. I cultori del calcio fisico, i risultatisti, coloro che prediligono la corsa al talento, la spada al fioretto, la pennellessa al pennello ti denigravano sostenendo che ” chel li’ el giuga al’umbra” (si riposa giocando all’ombra).
Capiven nigot (non capivano nulla, ma nulla di nulla).
Quindi grazie per aver inculcato in noi quella passione per il football che, ancor oggi, a distanza di 50 anni, ci permette di sperare, si’ sperare di tornare a casa con le ginocchia sbucciate e le scarpe sfondate. Se siamo ancora un po’ bambini il merito e’ anche un po’, anzi tanto, tuo! Buon viaggio fuoriclasse a volte incompreso . . . questo milanista ti ha compreso e ammirato . . . tanto, tanto e ancora tanto.

Carlo Pogliani Corso-MALPENSA24