Cassano, lo sfogo di Angelo Palumbo dopo l’assoluzione: «Ora mi si chieda scusa»

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Angelo Palumbo

CASSANO MAGNAGO – Cinque anni di silenzio. Silenzio che ora Angelo Palumbo, ex consigliere regionale di Forza Italia, rompe con un lungo sfogo affidato ai social. Inghiottito nella vicenda giudiziaria “Mensa dei poveri” – coimputato con Carmine Gorrasi per i presunti reati di finanziamento illecito del partito – il cassanese è stato assolto in via definitiva con formula piena lo scorso ottobre: una vittoria giudiziaria su tutta la linea che ora si trasforma in un commento liberatorio. Ecco il testo completo:

Dopo cinque lunghissimi anni di assenza dai social, torno a scrivere un post personale. Dategli un’occhiata. Secondo me, ne vale la pena.

La sentenza di assoluzione che mi riguarda, emessa ad ottobre dello scorso anno, a partire da oggi è finalmente diventata definitiva. Anche la Procura ha capito la forza delle motivazioni dei Giudici che mi hanno assolto “con formula piena perché il fatto non sussiste” e non ha presentato ricorso in appello.

Sul mio calvario personale, fatto a mio giudizio di troppe sofferenze e ingiustizie, posso finalmente scrivere la parola “FINE”.

Vi assicuro che cinque anni sono davvero tanti e nulla e nessuno potrà mai ripagarmi per questo pezzo di Vita sottratto alla normalità, tanto a me, quanto a coloro che mi vogliono Bene.

Non provo odio per i magistrati. È il loro lavoro. Di certo però provo rammarico per lo stato della giustizia nel nostro Paese.

Le indagini le posso accettare, ma il mal funzionamento dei filtri intermedi (mi riferisco in particolare all’udienza preliminare) e le incredibili lungaggini non li accetto. Non si può mandare a processo le persone senza solide basi perché tanto la “la giustizia farà il suo corso”. Questo “corso” per qualcuno è cosa da poco, ma per chi è direttamente interessato è una sofferenza protratta per tempi abnormi e con carichi di preoccupazioni e sofferenze immense.

Personalmente non augurerei tutto questo nemmeno al mio peggior nemico.

Non provo odio per la stampa. È il loro lavoro. Ma, per onestà intellettuale, si impone la necessità di fare una netta distinzione tra giornalai e Giornalisti.

I primi (…i giornalai) sono coloro che per sensazionalismo o semplicemente per antipatia, non hanno svolto al meglio il proprio lavoro, accentuando a dismisura la rilevanza dei fatti che mi venivano contestati, ridimensionando (…nei casi peggiori anche sottacendo) tutto ciò che emergeva a mio favore (…e a favore della verità) e dando scarsissima rilevanza alla mia assoluzione.

I Giornalisti invece sono coloro che non si sono mai dimenticati di sottolineare la marginalità delle contestazioni e che hanno sempre dato il giusto risalto anche agli sviluppi processuali a mio favore e soprattutto alla mia assoluzione finale.

E, badate bene, non è una questione di linea editoriale delle varie testate, ma è una precisa responsabilità di singoli/e uomini/donne.

Non odio alcuni degli avversari politici di allora che in quei giorni (…mattino, pomeriggio e sera), si sono sentiti in dovere di scrivere, urlare e sparlare contro di me. Il tutto senza il benché minimo senso del garantismo (se non di facciata), con la bava alla bocca per l’insperata opportunità che gli si presentava di “farmi fuori” e riuscire quindi in ciò che, con libere e democratiche elezioni, non sono mai riusciti a fare.

La conferma di quanto scritto l’ho avuta dopo l’assoluzione: nessuno di coloro che prima sbraitava, ha avuto il coraggio di scusarsi.

Non li odio perché ritengo che l’odio sia comunque un sentimento importante e loro l’importanza non se la meritano.

Fino a quel momento era chiara a tutti la vostra pochezza e miseria politica, da quel giorno emerse palesemente anche la vostra pochezza e miseria umana.

Ci tengo a precisare che non mi riferisco assolutamente agli ex colleghi del Consiglio Regionale. Anzi da loro, tanto della maggioranza quanto dell’opposizione, ho ricevuto solo aiuto, solidarietà e incoraggiamenti.

Non odio gli “sfigati da tastiera”. Non li chiamo però leoni perché il leone è un animale troppo bello e maestoso per essere paragonato a loro.

Qui non andrò nello specifico perché ognuno di Voi sa bene di che tipo di soggetti io stia parlando.

Vi do un solo consiglio: dato che ciò che è accaduto a me può accadere anche ad altri, la prossima volta ricordatevi di collegare il cervello prima di scrivere e, se vi avanza un briciolo di umanità, ricordatevi che le parole feriscono più degli schiaffi, tanto un indagato (…che è innocente fino a prova contraria!) quanto i suoi cari.

E soprattutto, quando arriva un’assoluzione, oltre a farvi schifo da soli, abbiate il coraggio di chiedere scusa.

Infine, prima dei doverosi ringraziamenti a chi mi ha aiutato in questi anni bui, rivolgo un pensiero a tutti coloro che stanno lottando per dimostrare la propria innocenza, nella speranza che anche per loro arrivi presto la Verità.

Ringrazio il mio legale, l’Avvocato Christian Bossi del foro di Busto Arsizio.

Non solo un professionista competente, meticoloso ed efficace; ma anche una persona capace di curarsi dell’aspetto psicologico e umano dell’assistito, senza fargli mai mancare i propri consigli e il proprio sostegno.

Ringrazio i miei tanti sostenitori che spesso mi hanno scritto e, ogni volta che mi hanno incontrato, mi hanno riscaldato il cuore con il loro affetto e la loro vicinanza.

Ringrazio i tantissimi Amici e Colleghi che mi hanno sempre sostenuto a spada tratta e, al bisogno, mi hanno letteralmente “raccolto con il cucchiaino”, difeso, incoraggiato, spronato, consolato e spesso anche “coccolato”.

Ringrazio i miei Genitori, le mie Sorelle, i miei Suoceri, le mie Nipoti e tutta la mia Famiglia. Con loro le parole sono superflue. Quando c’è il Bene, c’è Tutto.

Infine, il ringraziamento più grande va a mia Moglie Morena, la Donna che Amo e che più di tutti ha “dovuto sopportare” le conseguenze delle mie sofferenze.

Mai, nemmeno una sola volta in questi cinque anni, mi ha fatto pesare i miei malumori e le mie paturnie dimostrandosi, ancora una volta, LA SCELTA PIU’ GIUSTA DELLA MIA VITA.

***

Sotto il profilo umano, lo sfogone di Angelo Palumbo è comprensibile: siamo i primi ad essere contenti della sua assoluzione. Lo saremmo ancora di più se, alla notizia del suo rinvio a giudizio, si fosse dimesso da consigliere regionale, giustificando così il fatto che si sia negato alla scena pubblica, come ha fatto, per cinque anni. Sarebbe stato un gesto intellettualmente onesto, di grande valore politico e etico. E allora sì, tutti gli avremmo chiesto scusa. (Vincenzo Coronetti)

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