Piano rischio alluvioni a Cassano, la Lega: «Troppe lacune, va ripensato»

CASSANO MAGNAGO – «Si parla di impegni che non corrispondono al vero, ci sono troppe lacune». Così Massimo Trevisol, capogruppo della Lega a Cassano Magnago. Luci puntate sul Piano di gestione del rischio alluvioni (Pgra), per sottolineare alcune «incongruenze». Il documento è stato già presentato in Commissione Territorio a inizio febbraio, «ma ora abbiamo dovuto muoverci noi per fare delle analisi insieme a dei professionisti». Il risultato? «Va ripensato con una logica diversa».
Lo stesso vale per un’altra questione, ovvero gli impianti di telefonia. Intanto, «c’è una mancanza di informazione globale», sottolinea. Ma soprattutto «sul territorio è presente un numero consistente di sistemi, di cui non sappiamo troppi dettagli».

Le esclusioni e i tempi di ritorno

Lo studio idraulico riguarda «solo le fasce fluviali nel Piano per l’assetto idrogeologico e nel Pgra del reticolo idrico principale (Arno, Rile e Tenore)», sottolinea Trevisol. A parte il rio Freddo, gli altri corsi d’acqua (come il rio Val Pozzolo e Roggia molinara) «non vengono presi in considerazione». Per il rio Val Pozzolo, poi, «non esiste alcun collegamento tra i pozzi di dispersione e la rete fognaria comunale». E la zona di dispersione delle acque è «a elevato rischio di allagamento». Inoltre, il rischio idraulico, in questo caso specifico, «non è considerato, nonostante nell’attuale Pgt siano presenti piccole aree così indicate». Accenni sui Tempi di ritorno (Tr), che è pari a 100 anni. La delibera regionale con le disposizioni del Pgra, però, «prevede esplicitamente che per il Rile e per il Tenore, il Tr di riferimento sia 200 anni». In questo caso «la situazione del rischio sarebbe completamente diversa».

Focus sulle aree

Inoltre sono escluse le aree comunali coinvolte da un eventuale crollo delle dighe di laminazione sul torrente Rile. Si parla poi di zone «attorno al centro storico di San Giulio dove potrebbero esserci allagamenti con altezze che vanno da 225 a 250 centimetri». E ancora, uno studio condotto da Anas nell’ambito delle indagini per il progetto esecutivo della bretella di Gallarate «ha appurato che l’altezza degli argini che delimitano l’area di contenimento delle piene di Rile e Tenore non è quella nominale, che garantirebbe almeno una protezione per eventi con tempi di ritorno di 100 anni». Infatti, «per la reale capacità di invaso dell’area di contenimento, già con piogge che possono capitare ogni 20 anni c’è il rischio di tracimazioni, con allagamenti dei vicini territori urbanizzati, soprattutto verso Gallarate e Busto Arsizio». Un appunto poi sulla riduzione degli eventi alluvionali, che «valgono per il torrente Rile ma non per il Tenore». Ma anche sul fatto che «non viene evidenziata la pesante criticità dell’area dell’Ecocentro comunale, con tiranti idraulici di oltre un metro». Previsti poi indirizzi di tutela solo con una classificazione di pericolosità: «Riteniamo che debbano essere forniti anche e soprattutto in relazione alle classi di rischio».

La questione impianti di telefonia

L’altro documento riguarda gli impianti di telefonia, radio/tv e wirless, che «da un controllo effettuato da Arpa Lombardia risultano essercene 27 sul territorio». L’obiettivo è sapere se le potenze installate – che variano da pochi watt, fino a mille – sono reali e monitorate da Arpa, soprattutto quella di via Buttafava, dove risulterebbero installati ben 3mila watt da tre gestori diversi». Fra le richieste anche l’accesso alla documentazione degli impianti presenti e di conoscere il tipo di autorizzazione. Oltre a sapere «chi sono i proprietari delle aree dove sono insediate e gli affitti percepiti». Infine, si chiede di sapere se «gli articoli del Regolamento per la telefonia risultano determinanti per l’autorizzazione degli impianti».

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