“Le bombe non aspettano”. E il sindaco di Cavaria parte per salvare tre bimbi ucraini

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CAVARIA CON PREMEZZO – “Abbiamo appena passato il confine con la Slovenia”. Ore 16.30 circa di oggi, venerdì 4 marzo. Il sindaco di Cavaria con Premezzo Franco Zeni risponde al telefono e aggiunge: “Scusa ma qui siamo in mezzo alle montagne e c’è poca linea. Siamo più o meno a un quinto del viaggio”. Con lui, su un furgone carico di dispositivi medici, farmaci e viveri, ci sono la signora Alessia, badante di origine ucraina e cittadina cavariese, e il dottor Marco Puricelli.

Direzione Romania

La destinazione finale di un tragitto lungo 2mila chilometri (e se ne aggiungono altrettanti per il ritorno) è il confine tra Romania e Ucraina. “Stiamo andando a prendere i tre nipotini e le due nuore della nostra concittadina Alessia“, aggiunge Zeni. “Sono in fuga da Leopoli – spiega il primo cittadino – I figli di Alessia non torneranno con noi. Sono rimasti a combattere“.

I figli al fronte

Lo dice, il sindaco, con un misto di rabbia, rispetto e preoccupazione nella voce. Il dottor Puricelli è con loro come medico volontario per dare una mano al confine con i feriti e i profughi in fuga stremati da marce lunghe chilometri. Chi conosce Franco Zeni, vigile del fuoco in pensione ma sempre vigile del fuoco, aveva già scommesso sul fatto che questa partenza ci sarebbe stata. “Mai – dice l’assessore al Welfare Irene Scaltritti – Sarebbe rimasto in attesa di una soluzione che tardava. Lo sapevamo tutti che si sarebbe organizzato e sarebbe partito”.

Andiamo a prenderli noi

E perché un sindaco di un piccolo comune della provincia di Varese si sarebbe dovuto organizzare e partire? Perché non c’era altra soluzione sul breve periodo “e le bombe non aspettano noi“. Tre giorni fa l’anziano assistito dalla signora Alessia aveva contattato il primo cittadino spiegandogli la situazione. Raccontando dell’angoscia di questa donna con due figli, altrettante nuore e tre nipotini, nell’inferno ucraino dopo l’invasione russa. Zeni si è subito reso disponibile ad un incontro. Che lo ha visto confrontarsi direttamente con Alessia. L’urgenza di fare qualcosa è apparsa immediatamente evidente vista la situazione. Il primo cittadino ha cercato delle soluzioni per poter affidare a enti o associazioni i tre bambini e le due donne in fuga dalla guerra.

Il medico volontario

Ma sul breve periodo nulla di concreto si profilava all’orizzonte. E allora, “visto che le bombe non aspettano”, il sindaco, il dottor Puricelli e la signora Alessia hanno reperito un mezzo, che è stato caricato di aiuti per dare una doppia funzione al viaggio, ed è partito. Se tutto andrà come previsto il rientro a Cavaria, con il preziosissimo carico umano che è il cuore della missione, è previsto per sabato notte. Al più tardi domenica mattina.

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