Cento stranieri accolti e integrati dal SAI del Legnanese. Che ora si rende visibile

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LEGNANO – Più di 100 stranieri accolti in 7 anni, dei quali quasi la metà (43 su 102) ha trovato un lavoro. I posti disponibili sono 29, che solo in poche occasioni sono stati tutti occupati. Diverse le durate dell’accoglienza: a fronte di una media di 12 mesi, si sono registrati minimi di due mesi e massimi di 30. Le tipologie di permesso di soggiorno riconosciute ai beneficiari vedono la prevalenza della motivazione per asilo politico (37), protezione sussidiaria (24), motivi umanitari (17), protezione speciale (5), ricongiungimento (4), affidamento (3), casi speciali (3), mentre dei 10 richiedenti asilo 4 hanno ottenuto il riconoscimento.

Sono alcuni numeri, piccoli ma positivi, del SAI, il Sistema accoglienza integrazione che nel Legnanese coinvolge quattro comuni (Legnano, capofila, Canegrate, Villa Cortese e Rescaldina) illustrati oggi, mercoledì 3 maggio, da Serena Banfi, coordinatrice accoglienza migranti Alto Milanese della Fondazione Padri Somaschi onlus. Occasione: la presentazione degli eventi che si terranno da venerdì 5 in ciascun comune per rendere noto ai cittadini questo servizio che, come spiegano i promotori, “intreccia territorio, istituzioni e necessità” all’insegna dell’assistenza ma anche dell’integrazione, con costi interamente a carico del ministero dell’Interno. La rete SAI è gestita da un’associazione temporanea di impresa formata dalla Fondazione e dalla Cooperativa Intrecci. Alla sua presentazione (nelle foto) sono intervenuti sindaci e assessori dei quattro comuni.

Meraviglia: «Emergenza superata con l’accoglienza diffusa»

«Il progetto SAI è nato nel 2016 – ricorda Franca Meraviglia, assessore alle politiche sociali di Canegrate – in un clima di forti tensioni per i continui sbarchi di immigrati e di profughi. L’obiettivo era evitare il rischio di concentrare molti di loro in poco spazio nello stesso luogo, si parlava di 300 per il solo Legnanese. L’allora prefetto di Milano Lamorgese contattò i Comuni per progetti di accoglienza diffusa, mirati a formare piccoli nuclei di persone con molte più possibilità per il territorio di prendersene cura e di offrire i propri servizi anche attraverso le associazioni». Nel percorso rientrano l’insegnamento della lingua italiana e la formazione per l’inserimento lavorativo.

«Si tratta di progetti individuali – prosegue Meraviglia – con un importante coinvolgimento degli enti locali a differenza del progetto CAS-Centri di accoglienza straordinaria; il tutto finalizzato all’emancipazione della persona accolta. A monte c’è una visione politica del processo migratorio che non può più essere legata all’emergenza: di questa si poteva parlare agli inizi degli anni Novanta con i barconi giunti dall’Albania, ma è un fenomeno strutturale che come tale dev’essere trattato. Grazie al SAI i Comuni possono occuparsi anche delle vere emergenze, come nel caso dei profughi arrivati da Afghanistan e Ucraina» in seguito ad eventi bellici.

Maffei: «Percorso virtuoso da far conoscere»

«Siamo sempre in contatto con il servizio centrale del ministero – spiega l’assessore legnanese alla “comunità inclusiva”, Ilaria Maffei – per accogliere le persone che hanno i requisiti, anche su segnalazione di servizi sociali e associazioni del territorio. Abbiamo voluto rendere visibile alle città questo percorso, che ho seguito anche in Toscana prima di arrivare a Legnano. È un progetto che funziona e ben strutturato, ma su cui alcuni governi, come quello attuale, intervengono per rendere più selettivi i criteri per l’accesso, mentre a livello locale è andato avanti anche con diverse amministrazioni comunali, proprio perché efficace per far vivere queste persone in maniera dignitosa sul nostro territorio, con diritti e doveri a braccetto».

Per Carlo Alberto Caiani, direttore generale Fondazione Padri Somaschi onlus, ci sono «due miti da sfatare. Il primo è che sia in corso un’emergenza. L’anno scorso sono sbarcati in Italia in 100.000, nel 2016 erano 180.000; nel 2023 probabilmente saranno di più. Di fronte a questa realtà, dobbiamo ridurre il tempo di “parcheggio” nei CAS e aumentare i numeri del SAI. L’altro mito è che questi sbarchi determinino un sovraffollamento in un Paese già affollato. L’Italia registra 700.000 morti anno a fronte di 300.000 nascite, con un saldo negativo di 400.000. L’arrivo non va sbarrato, va canalizzato, perché porta vita proprio come l’acqua».

Radice: «L’ex caserma? No a modelli superati»

Sull’ipotesi di aprire un centro di accoglienza nella ex caserma Cadorna di Legnano, il sindaco Radice si è detto «in costante contatto con la prefettura, che spinge su modelli come il SAI. Tornare a livelli di concentrazione di centinaia di persone in luoghi temporanei sarebbe una sconfitta. Come lo sarebbe, e sta accadendo in questi giorni, tornare a parlare di emergenza a livello di governo. Spero che le istituzioni sopra di noi abbiano la sensatezza di capire che questi, di accoglienza diffusa, sono i modelli che funzionano per non creare problemi e fare vera integrazione».

Gli eventi in programma

Il calendario degli eventi prevede venerdì 5 alle ore 20.00 all’auditorium comunale di Rescaldina (via Matteotti 6) aperitivo e proiezione del film “One day one day” con dibattito in sala; sabato 13 alle 19.30 all’auditorium dell’oratorio San Luigi di Canegrate, aperitivo preparato dall’associazione Gulliver e proiezione del film “Echoes” con regista in sala; venerdì 19 alle 19.30 in piazza Carroccio a Villa Cortese serata danzante afro-brasiliana con il gruppo Duo Karo family and friends e apericena; e mercoledì 24 alle 20.30 al cinema Ratti di Legnano, proiezione e dibattito a seguire del video “La rotta più letale al mondo” realizzato da Progetto Happiness e Sos Mediterranée. Gli eventi saranno accompagnati da una mostra itinerante di immagini (come quelle qui sopra) dal titolo “SAI che…?”.

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