Cgil: «Altri 12 mesi di cassa integrazione per Malpensa e tutto il suo indotto»

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MALPENSA – «Resistere in attesa di ripartire». E siccome gli scenari più ottimistici parlano di un ritorno ai livelli pre-Covid nel trasporto aereo non prima del 2024, è necessario fino ad allora «dare continuità occupazionale e reddituale ai lavoratori di Malpensa e di tutto il suo indotto». La Cgil Varese chiede al governo di prendere atto dello stato di grande crisi dello scalo varesino e di prolungare gli ammortizzatori sociali per ulteriori 12 mesi. La richiesta verrà formulata ufficialmente venerdì al senatore Salvatore Margiotta, sottosegretario al ministero dei Trasporti, tra i relatori del convegno “Malpensa chiama Italia”.

Malpensa chiama Italia

Il convegno “Malpensa chiama Italia” è stato organizzato dalla Cgil di Varese per fare una fotografia della crisi profonda generata dal Covid e valutare quali misure mettere in atto per evitare uno shock occupazionale (il prossimo 31 marzo scadranno gli ammortizzatori sociali) in attesa della ripresa del settore aeroportuale. Il convegno si terrà in via telematica venerdì 11 dicembre dalle 17. Per partecipare è sufficiente collegarsi alla pagina Facebook “Cgil Varese”. Oltre al sottosegretario Margiotta, interverranno Oliviero Baccelli (Bocconi), Massimiliano Serati (Liuc), Sebastiano Renna (Sea), Elena Lattuada (Cgil Lombardia) e naturalmente la padrona di casa, ovvero il segretario generale della Cgil di Varese, Stefania Filetti. Modera il giornalista Gad Lerner.

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Una crisi epocale

«Stiamo assistendo a una crisi epocale del trasporto aereo» ha reso noto Pino Pizzo (Camera del lavoro) durante la conferenza stampa di presentazione del convegno. «Inutile dire che Malpensa per la provincia di Varese rappresenti un asset strategico. Stiamo parlando di 30mila lavoratori: di questi il 50% a vario titolo stanno utilizzando gli ammortizzatori sociali. E siccome per il trasporto aereo, a differenza di altri settori produttivi, la  ripresa sarà lunga, per risalire la china è necessario dare continuità occupazionale e reddituale». Luigi Liguori (Filt Cgil) lo ha detto in modo ancora più esplicito: «Malpensa chiuderà il 2020 con un calo di passeggeri del 75% dopo anni di aumenti a doppia cifra. Nella grande crisi dell’aeroporto va considerata anche la mancata crescita. L’obiettivo ora è resistere in attesa di ripartire: c’è bisogno che il governo garantisca ammortizzatori sociali almeno per altri 12 mesi. Attorno all’aeroporto ci sono tantissime aziende che hanno avuto perdite notevoli e finora nessun tipo di supporto. Stiamo sollecitando un intervento da parte del governo perché non esiste solo Alitalia: se si ritiene Malpensa una infrastruttura strategica per il Paese non può essere abbandonata».
Secondo Livio Muratore (Filcams) ci sono ormai tantissime realtà sull’orlo del baratro. «All’interno dell’aeroporto ci sono grandi aziende nazionali che quindi stanno tenendo botta, anche se chi ha concentrato il proprio business su Malpensa evidentemente oggi è in grossa difficoltà. Ma attorno all’aeroporto esistono anche tante piccole realtà, spesso a conduzione famigliare. Pensiamo agli alberghi: molti sono tuttora chiusi».

Brunini (Sea): «La crisi a Malpensa è profonda e sarà lunga»

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