Cittadini uniti per Sant’Antonio Abate: «Salviamo la chiesa più antica di Olgiate»

OLGIATE OLONA – Nascosta tra le stradine di Olgiate Olona, poco prima di addentrarsi in Valle, sorge un piccolo gioiello del paese, ad alcuni quasi sconosciuto, ma per molti il vero e proprio cuore della comunità religiosa. E’ la chiesa di Sant’Antonio Abate a Moncucco, edificata nel Cinquecento dai monaci Carmelitani che eressero anche un attiguo convento. Oggi del monastero non c’è più traccia, e purtroppo anche la chiesetta ha bisogno di un aiuto per continuare a vivere.

Serve un restauro

«Noi olgiatesi siamo molto affezionati alla chiesa di Sant’Antonio, tant’è che alcuni di noi si sono presi la briga di pulirla, tenerla in ordine e cercare di mandarla avanti, ma purtroppo le pareti stanno in parte cedendo, gli affreschi vanno restaurati, il tetto è poco stabile e la facciata cade quasi a pezzi. Insomma, abbiamo bisogno di un aiuto concreto». Questo l’appello lanciato da Stefano Bombonati, un cittadino che da anni cerca di tenere in vita il piccolo tempio.

«Quando sono scappato dal Veneto nel 1951 per un’alluvione sono arrivato proprio qui a Olgiate e vivevo in una vecchia casa a fianco della chiesa: da lì mi sono sempre dedicato all’edificio e quindi vorrei vederlo risplendere come una volta», racconta Bombonati ripensando ai passati 15 mesi, senza una festa, con pochissime celebrazioni, quasi nulle possibilità di ritrovo e altrettanti rari matrimoni. Tutte occasioni che permettevano ai volontari di sostenere economicamente le spese per la chiesa.

La storia

La struttura è una delle più antiche del paese, dal momento che fu edificata nel Cinquecento. Il convento venne poi chiuso dall’arcivescovo Alfonso Litta nel 1653, dopo aver riscontrato delle condotte alquanto discutibili da parte dei monaci stessi. Da lì però la chiesa riassunse un rinnovato splendore, in particolare dopo la visita di monsignor Carlo Bozolo e poi nel 1864 con l’arrivo della campana della fonderia Bizzozero di Varese.

«Ora però gran parte della struttura ha bisogno di essere ristrutturata, abbiamo bisogno di un finanziamento da parte di enti, associazioni o privati cittadini», spiega Bombonati che, insieme ad altri concittadini, sta pensando di creare un comitato per portare avanti la causa e salvare la chiesa.

L’aiuto di don Pino Ballabio

Nel mentre, però, arriva un aiuto proprio da una realtà locale che nella chiesa di Sant’Antonio ha mosso i primi passi. Si tratta dell’associazione di Don Pino Ballabio, coadiutore dell’oratorio di Olgiate e scomparso esattamente 31 anni fa, il 20 maggio 1990. «Se siamo diventati quello che siamo lo dobbiamo a Don Pino, che ci ha insegnato a pensare non a noi stessi, ma ai più deboli», racconta con emozione Daniela Marmonti, presidentessa dell’associazione.

Infatti, dal 1998, l’organizzazione ha portato avanti molti dei progetti iniziati da don Pino,  dalla creazione di case in Bangladesh, all’aiuto ai bambini in età pre-scolare in Brasile, fino a toccare tutti e 5 i contineti. «Il 2020 è stato un annus horribilis anche per le associazioni, perché siamo rimasti completamente fermi e, anche se abbiamo circa 250 iscritti molto fedeli, le difficoltà economiche non mancano mai».

L’associazione è però subito accorsa in aiuto alla chiesa per quanto possibile e dal 7 giugno inizieranno a celebrare un rosario ogni mese proprio in via Sant’Antonio per attirare nuovi visitatori e far riscoprire questo gioiello. «E’ il vero cuore di Olgiate e vogliamo farla rivivere, promuovendo il senso di comunità che da sempre rappresenta», conclude Marmonti, annunciando anche l’inizio dei lavori per beatificare don Pino.

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