Cittiglio, tentato omicidio con ammoniaca: «Mia moglie non vuole tornare in casa»

VARESE – L’incubo dell’aggressione subita nel letto, una mattina dello scorso marzo, torna ogni volta che la vittima di quel fatto, una 40enne di Cittiglio, rimette piede in casa sua.

Le conseguenze

Lo ha spiegato il marito della donna, oggi martedì 17 ottobre, nel processo per tentato omicidio in corso davanti al Tribunale di Varese, a carico di un 28enne, in corso in tribunale a Varese. La coppia, che considerava l’odierno imputato una sorta di nipote acquisito, non ha ancora ricominciato a vivere la propria quotidianità in quella abitazione, dove il giovane veniva ospitato per via dei suoi continui litigi con i familiari e la compagna.

«E mia moglie va dallo psichiatra», ha aggiunto l’uomo, che ha poi ricordato il dramma di quella mattina, con l’aggressione scattata poco dopo che lui era uscito per andare al lavoro. Il 28enne è accusato di essere entrato in camera della donna e di aver cercato di soffocarla premendole sul volto uno strofinaccio imbevuto di ammoniaca.

Le richieste di aiuto

Dopo essersi liberata la 40enne aveva fatto scattare le chiamate per chiedere soccorso: la vicina del piano sotto, il marito, la sorella. «Sono corso a casa – ha aggiunto il testimone – e ho trovato mia moglie sconvolta. I giorni seguenti sono stati devastanti».

Momenti tragici anche per la sorella della persona offesa: «Ero in ospedale con mio marito quando è squillato il telefono. Mi si è gelato il sangue. Le ho detto di chiamare i carabinieri, poi ci siamo precipitati lì e l’abbiamo accompagnata a fare denuncia. Oggi mia sorella è ancora in pianta stabile da nostra madre».

Il mistero del chiavistello

La porta di casa quella mattina era stata chiusa a chiave dal marito della donna, uscito per primo per andare al lavoro. Ma la vicina della 40enne, corsa di sopra per soccorrerla, trovò anche il chiavistello inserito. Da chi, e per quale motivo? Le risposte potrebbero arrivare dal dibattimento, durante il quale potrebbe parlare anche l’imputato (da marzo in carcere a Varese), che dopo il fermo disse al giudice di aver agito in preda ad alcol e cocaina, e di aver scambiato la 40enne che lo ospitava per la propria compagna.

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