Guerra tra gang per lo spaccio: due arresti per il tentato omicidio di Caravate

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CARAVATE – I Carabinieri hanno arrestato due persone nel corso delle indagini per il tentato omicidio avvenuto a Caravate il 5 marzo scorso. Un episodio che rientra nell’ambito delle guerre tra bande rivali per il controllo delle zone boschive di spaccio nelle valli del Varesotto (immagine di repertorio).

I fatti

Alle 21.45 circa del 5 marzo 2024 un dipendente della Colacem di Caravate aveva richiesto tramite il 112 l’intervento di personale sanitario poiché mentre si stava recando al lavoro cementificio aveva soccorso un uomo sanguinante ai margini della strada dell’area industriale di via Rusconi. Il ferito veniva successivamente identificato in un 37enne magrebino in Italia senza fissa dimora e con numerosi precedenti di polizia. Sul posto, insieme a un’ambulanza del 118, erano intervenuti i militari della stazione di Laveno Mombello e del Nucleo Operativo e Radiomobile della compagnia di Luino che, nell’immediatezza dell’intervento medico, avevano riscontrato ferite per colpo d’arma da fuoco sul fianco sinistro della vittima, trovata ancora cosciente e verosimilmente non in pericolo di vita. L’uomo è stato trasferito in codice giallo presso l’Ospedale di Circolo di Varese, dove è stato sottoposto ad intervento chirurgico e ricoverato per molti giorni presso il reparto di Chirurgia generale urgenza e trapianti con chiara diagnosi per ferita da arma da fuoco all’anca e alla coscia.

Le indagini

Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Varese e condotte in maniera sinergica dal Nor di Luino e dalla stazione di Laveno, hanno consentito di correlare l’episodio, nonostante il silenzio e i tentativi della vittima di minimizzare l’evento come scambio di persona, all’attività di spaccio di sostanze stupefacenti nelle aree boschive e al correlato scontro tra bande rivali impegnate nel tentativo di controllo e appropriazione del territorio montano per i propri traffici. Pazienti e complessi accertamenti hanno infatti permesso di scoprire che l’uomo ferito, già segnalato in passato per specifiche attività di spaccio nelle aree boschive insistenti nei comuni di Castello Cabiaglio e Orino, avesse legami molto stretti con una gang locale, di cui è stata ricostruita successivamente la rete e le attività delittuose. A causa di tali relazioni criminose era stato oggetto di ritorsioni e regolamento di conti. Le complesse e lunghe attività tecniche relative all’episodio hanno permesso di individuare infatti almeno due persone direttamente coinvolte nell’azione di fuoco: l’esecutore materiale degli spari, un 27enne maghrebino, e una donna italiana di 37 anni residente in Valcuvia che, con la propria autovettura, ha accompagnato l’uomo, concorrendo così nel reato di tentato omicidio, in cambio di stupefacente.

Gli arresti

Con un quadro probatorio più definito e circostanziato, nella mattinata del 23 aprile scorso, la donna è stata raggiunta dall’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa nei suoi confronti dal Gip del Tribunale di Varese, venendo così trasferita presso la Casa Circondariale di Como. Più complessa è stata invece l’individuazione del 27enne, nel corso della stessa giornata, il quale, dopo diversi tentativi, è stato localizzato a Milano e, a conclusione di un articolato servizio predisposto in un’estesa area posta nelle zone Lorenteggio e Giambellino di Milano, è stato finalmente individuato, identificato, fermato e arrestato. Il paziente e ininterrotto servizio di osservazione e pedinamento, protrattosi dal pomeriggio del 22 aprile fino alla mattinata del giorno successivo, ha portato ad individuare sia l’arrestato sia un altro cittadino maghrebino, sul quale sono state avviate separate indagini legate ai reati in tema di stupefacenti. Il 27 enne, ritenuto essere l’esecutore materiale del tentato omicidio, è stato sottoposto a fermo di indiziato di delitto e successivamente trasferito presso il carcere di San Vittore. Il fermo è stato poi convalidato con la conseguente emissione di un provvedimento di custodia cautelare in carcere.

Guerra tra gang

La vicenda in esame, nel suo complesso, ha confermato i timori non solo del possesso di armi comuni da sparo ma anche il loro uso finalizzato al tentativo di controllo di specifiche aree boschive tra gang rivali e cointeressate ad acquisire il controllo delle piazze di spaccio. Si è infatti riscontrato che, spesso, alcune aree di spaccio “bonificate” dalle attività illecite con l’arresto dei pusher e lo smantellamento dei relativi bivacchi, anche grazie al prezioso contributo degli squadroni Cacciatori Carabinieri ancora impegnati in servizi di controllo straordinario del territorio, siano state subito dopo occupate da gang rivali. Le indagini, ancora in corso, sono volte sia all’individuazione di altri fiancheggiatori della specifica vicenda, che potrebbero presto essere oggetto di nuove misure cautelari, sia allo smantellamento della rete locale di spaccio, di cui il 27enne maghrebino sarebbe un nodo fondamentale. La posizione degli arrestati è chiaramente al vaglio dell’autorità giudiziaria che dovrà definire in sede processuale le responsabilità penali.

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