Coronavirus, coprifuoco dopo le 18 in pub, cinema e disco, aperti negozi e ristoranti

MILANO – Tutta la Lombardia “zona gialla” per limitare la diffusione del coronavirus. L’ordinanza predisposta dal presidente della Regione Attilio Fontana prevede, oltre alla sospensione dell’attività nelle scuole e allo stop alle manifestazioni pubbliche, anche il “coprifuoco” nei luoghi di intrattenimento e di svago, come pub, cinema e discoteche (ma non ristoranti) dopo le 18. Per ora l’ordinanza sarà valida per 7 giorni, con la possibilità di prorogarla a 14 se sarà necessario. E il governatore precisa: «Siamo pronti a ulteriori misure se la situazione dovesse peggiorare, ma pensiamo che non sarà necessario». Ma, aggiunge l’assessore Gallera, «non è una pandemia e non c’è un allarme, sono misure precauzionali».

La zona gialla

Il presidente Fontana, insieme all‘assessore al welfare Giulio Gallera hanno fatto il punto della situazione in conferenza stampa a Palazzo Lombardia, e tra pochi minuti, alle 19 di domenica 23 febbraio, spiegherà i contenuti dell’ordinanza in videoconferenza a tutti i sindaci della regione (quelli della provincia di Varese si raduneranno in Prefettura a Villa Recalcati). I provvedimenti, spiega Fontana, servono ad identificare una zona rossa, «territorio blindato», quello dei Comuni del contagio attorno a Codogno, in cui «impedire l’accesso e l’allontanamento dei cittadini, perché gran parte dei contagiati hanno avuto rapporti con quella zona», e una zona gialla, la residua parte della Lombardia, in cui i divieti vanno «nella direzione di impedire situazioni dove il contagio potrebbe diffondersi più facilmente, come manifestazioni e assembramenti, oltre alla chiusura delle scuole di tutta la regione».

Coprifuoco nei pub, non nei ristoranti

Siamo in quella che l’assessore Gallera definisce la «seconda fase», quella del «contenimento della diffusione del virus». Al di là dei focolai, ogni regione mette in atto misure «per ridurre l’assembramento delle persone, per un limitato periodo di tempo. Inizialmente 7 giorni, prorogabili a 14». Perché, spiega l’assessore alla salute, «non siamo in una  situazione di pandemia, ma è bene evitare assembramenti che consentano la diffusione del virus». Come già annunciato, lo stop riguarderà, da domani lunedì 24 febbraio, le scuole e le manifestazioni pubbliche, per 7 giorni o 14, ma anche musei, viaggi di istruzione e concorsi pubblici. E ancora, è prevista la «chiusura dopo le 18 dei luoghi commerciali di intrattenimento e svago, come cinema, teatri, discoteche e pub». Nessuna restrizione invece per ristoranti e negozi (anche supermercati e centri commerciali già presi d’assalto). Rimarranno ovviamente «attivi e aperti» anche i servizi pubblici: in quelli sanitari il personale verrà dotato di mascherine. Nessuna limitazione nemmeno per il trasporto pubblico.

La mappa dei contagiati

Per quel che riguarda l’aggiornamento della mappatura dei casi di contagio, Gallera ha parlato di più di 800 tamponi effettuati nei quattro laboratori che sono all’opera. Di questi, in Lombardia sono in tutto 112 i casi positivi al coronavirus, attualmente distribuiti tra le province di Lodi (49), Cremona, Pavia, Milano (2), Monza, Bergamo (3) e Sondrio, mentre sono 36 quelli in fase di verifica. Su tutti si provvede entro 3-4 ore a ricostruire la rete di contatti per effettuare i relativi tamponi. Il virus, sottolinea l’assessore, ha una «veloce contagiosità, ma di queste 112 persone solo 17 sono in terapia intensiva, sui 53 ricoverati in ospedale, gli altri sono casa in osservazione perché non hanno sintomi». La maggior parte dei contagiati sono persone anziane e con fragilità pregressa. «È un’influenza e una polmonite aggressiva, ma sempre un’influenza» chiarisce Gallera. Nel frattempo si è registrato il secondo decesso, a Cremona: «una persona anziana ricoverata in oncologia con una situazione molto compromessa».

Precauzione, non allarme

Insomma, l’emergenza va affrontata di petto, ma senza allarmismi. Quella adottata da Regione Lombardia per i prossimi 7/14 giorni è «una misura precauzionale di salute pubblica», per «contenere questo fenomeno che si trasmette velocemente», con cui le istituzioni chiedono ai cittadini lombardi lo «sforzo di gestire la vita e le relazioni» in modo diverso dal solito. «Ma non c’è allarme». Da questo punto di vista, Regione Lombardia rinnova l’invito a chiamare il 112 solo in caso di sintomi da coronavirus e non per semplici informazioni, per le quali è attivo il numero 1500.

lombardia coronavirus coprifuoco ordinanza – MALPENSA24