Cuvio, 74enne morto alla casa di riposo: assolti i quattro imputati

VARESE – Erano accusati di cooperazione in omicidio colposo per la tragica morte di un anziano, ospite della casa di riposo Residenza Prealpina di Cuvio, avvenuta il 21 marzo 2017. Ma i quattro imputati – l’allora legale rappresentante della struttura, un medico e due oss – sono stati assolti dal Tribunale di Varese nella giornata di oggi, martedì 24 ottobre, “per non aver commesso il fatto”.

La tesi accusatoria

Per la Procura quell’anziano, un 74enne affetto da demenza senile, finito giù da una finestra della struttura e trovato infilzato sulla ringhiera della recinzione esterna, non avrebbe dovuto essere accolto nella sezione “casa albergo”, ma in quella dedicata alla Rsa, dove gli ospiti non autosufficienti possono godere di maggiori controlli. In quella sezione, però, all’epoca dei fatti, non c’erano posti liberi, e l’uomo nel frattempo era stato posizionato in uno spazio non idoneo – secondo le accuse – alla sua patologia.

Una tesi ribadita ,nella sua requisitoria, dal pubblico ministero Antonia Rombolà, che al giudice aveva chiesto la condanna del legale rappresentante della Residenza Prealpina e del medico in servizio all’interno della struttura la sera del 21 marzo di sei anni fa: 8 mesi di reclusione per il primo imputato e 1 anno e 4 mesi per il secondo. Richieste che non sono state accolte dal giudice.

Il legale rappresentante, secondo il magistrato, non avrebbe dovuto accogliere il 74enne in una casa di riposo inadeguata alla gestione della sua grave patologia; il medico, invece, avrebbe dovuto attivarsi per rafforzare le misure di controllo sull’anziano, che più volte aveva cercato di allontanarsi dalla casa albergo, e che la sera del 21 marzo 2017 era uscito indisturbato dalla sua stanza, e si era diretto verso una finestra di un altro locale. Quanto alle Oss, la carenza di personale impediva loro di essere più efficienti nei controlli. Per questo il pm ha chiesto l’assoluzione delle due operatrici.

Tragedia evitabile

Se ci fossero stati più dipendenti in servizio, e se fossero state adottate più prescrizioni per quel paziente così fragile, l’anziano non sarebbe stato abbandonato a se stesso, e la tragedia non si sarebbe verificata. Queste le conclusioni del pubblico ministero.

Le difese

Diversa la ricostruzione degli avvocati della difesa, Corrado Viazzo e Vera Dall’Osto. Non spettava al legale rappresentante della casa di riposo la valutazione sull’accoglienza del 74enne, stando alla versione dell’avvocato Viazzo: «La definizione dei protocolli spetta al direttore sanitario, che però non è finito a processo». Quanto al medico presente quella notte, fu proprio lui a prescrivere l’uso di spondine per il letto del 74enne e di una fascia da applicare al corpo dell’uomo nelle ore notturne, così da contenerlo.

Tuttavia «è possibile sottrarsi ai presidi di contenimento – ha sottolineato Viazzo – e in questo una persona magra, come il 74enne, è sicuramente agevolata».

Parenti risarciti

L’anziano era stato inviato alla Residenza Prealpina perché non poteva permettersi una badante a domicilio, come confermato dal suo amministratore di sostegno durante il lungo processo. I suoi parenti sono stati risarciti tramite assicurazione.

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