Da bottega a shop digitale: la storia tutta varesina della Valigeria Ambrosetti

VARESE – Una bottega storica nata nel 1930 e ancora capace 92 anni dopo di stare al passo con i tempi. È la storia tutta varesina della Valigeria Ambrosetti, che viene raccontata in un volume, “Non il solito negozio”, già disponibile nelle librerie e online. Il libro è stato presentato in Camera di Commercio questa mattina lunedì 4 aprile: un’occasione per riflettere sul futuro del commercio varesino, che deve sempre più passare da innovazione e ricerca, come ha sottolineato il presidente dell’ente camerale Fabio Lunghi.

Chi innova resiste

Ad introdurre l’autore (nonché titolare della valigeria) Paolo Ambrosetti è stato infatti proprio Lunghi. «Sono amico e cliente di Paolo e questo è un mondo che conosco perché vengo dalla Confcommercio – ha esordito – il suo è un esempio di attività gestita con innovazione, sviluppo e ricerca. Io sostengo che un negozio che fa innovazione non avrà mai crisi. Se si fa passare alla clientela il messaggio che ci si cura di loro, si fa ricerca e si portano nuovi prodotti le cose cambiano». Lunghi ha riflettuto anche sulle nuove dinamiche del mondo del commercio. «Il negozio di vicinato ha un senso: anche le grosse multinazionali dell’online stanno aprendo punti vendita di prossimità. Il rapporto interpersonale è fondamentale ma deve basarsi su nuovi strumenti».

Costante trasformazione

Del commercio di Varese ha parlato anche Ivana Perusin, assessore alle attività produttive. «Anch’io sono amica di Paolo – ha detto – ci conosciamo da 40 anni. Ha una capacità unica di guardare avanti ed essere sempre in costante trasformazione, che è quello che stiamo cercando di fare anche noi come amministrazione con le opportunità che arrivano dal Pnrr. Il territorio di Varese ha dimostrato anche in questi anni difficili una grandissima capacità di resilienza». Quindi spazio al protagonista della giornata, intervistato da Silvia Giovannini. Paolo Ambrosetti ha spiegato innanzitutto come è nata l’idea del libro. «Ho voluto raccontare quella che è la storia e l’evoluzione del negozio, e ho iniziato facendo un po’ di ricerca con i racconti dei miei genitori. La Valigeria è nata con i miei bisnonni, poi è proseguita con i nonni nel dopoguerra. Abbiamo attraversato tutti i periodi, dalle guerre alla pandemia passando per il boom economico. Siamo rimasti in piedi nonostante tutto e grazie a tutto».

Negozio fisico e digitale

Dal 1930 ad oggi è cambiato radicalmente il modo di fare commercio, un’evoluzione che si è accentuata negli ultimi anni con l’avvento del digitale. Un cambiamento che la Valigeria Ambrosetti ha saputo cavalcare, puntando sui contenuti online affiancando così di fatto al negozio fisico una vetrina virtuale. «È cambiato il modo di lavorare, noi in negozio non stiamo mai con le braccia conserte. Quando ci sono dei momenti morti è utile creare contenuti per i clienti, che carichiamo sui nostri social. La modernità ci dà la possibilità di veicolarli non solo a livello locale ma anche globale». E così grazie ad un articolo sul blog della valigeria dedicato alla pulizia delle borse il negozio di Varese attira clienti dal Sud Italia, che poi si fidelizzano e acquistano sullo store online. «Fare commercio oggi – aggiunge Ambrosetti – non è solo vendere un prodotto, ma anche creare qualcosa di utile per il cliente. Vendere è solo il risultato ultimo di una serie di strategie per creare una richiesta da parte del cliente».

L’importanza di raccontare

«Chi vende online non guadagna il doppio, vende come si faceva tanti anni fa sopperendo alle mancate vendite che si fanno in negozio – spiega Paolo Ambrosetti – essere su tanti canali ci ha aiutato tanto, noi la prima cosa che pensiamo quando apriamo il negozio è che cosa fare per i clienti che andiamo a raggiungere in maniera digitale». Poi un consiglio per gli altri commercianti di Varese che intendono stare al passo con un mercato sempre più complesso. «Credo che tutti i colleghi commercianti abbiano delle cose da raccontare, io lo faccio tutti i giorni online. Un consiglio ai miei amici colleghi è di non avere paura di raccontare».