Divisi e scontenti verso le urne. Per ora

elezioni varese busto gallarate

Mancano parecchi mesi all’apertura delle urne in autunno, ma in provincia di Varese, soprattutto nelle principali città che rinnoveranno le amministrazioni civiche, è come se fossimo alla vigilia del voto: le fibrillazioni in atto dentro e fuori i partiti denunciano una fretta da ultimo miglio. Il clima è pesantuccio in senso trasversale, con le tradizionali coalizioni di centrodestra e centrosinistra che non hanno ancora trovato né accordi né candidature condivise. Non dappertutto gli scenari sono ancora da definire (nel capoluogo, per esempio, il quadro è al momento più o meno composto), ma eventuali patatrac politici in una singola città rischiano di produrre il più classico degli effetti domino, cioè di scompaginare alleanze che appaiono già scontate.

Invece di scontato non c’è nulla per alcuni motivi che, al momento, fanno la differenza nei due schieramenti. Il primo di questi motivi riguarda Forza Italia e il suo desiderio di avere un proprio candidato sindaco tra Varese, Gallarate e Busto Arsizio. Quello che sembra un capriccio potrebbe nascondere un atto di forza che, se portato fino in fondo, obbligherebbe i berlusconiani a correre da soli, al massimo con il sostegno di qualche gruppo civico. Lo sbocco sarebbe inevitabile: centrodestra diviso alle urne. Però la domanda è un’altra: Forza Italia, fiaccata dall’inchiesta Mensa dei poveri e dai sondaggi, ha il coraggio e l’autonomia politica per resistere alle pressioni degli alleati che non intendono affatto fare un passo indietro per accontentarla?

Discorso analogo, quello dell’autonomia e del coraggio politico che tocca da vicino la Lega di Busto Arsizio, schierata in favore di una propria candidatura per Palazzo Gilardoni in luogo dell’uscente Emanuele Antonelli in quota Fratelli d’Italia. Il repentino commissariamento del partito in provincia di Varese ha il sapore di un diktat per ricondurre tutti i leghisti ribelli, a cominciare da Busto ma non solo, a più miti consigli. Insomma, tutti coperti e allineati a difesa dell’unità del centrodestra, che più di una vera esigenza politica ha tutta l’aria di essere una condizione per evitare rogne a qualche maggiorente del partito. Non a caso è stato scelto come commissario Stefano Gualandris, lontano dalla scena attiva da parecchio tempo e tirato fuori dal cilindro per sostituire il più sgamato Matteo Bianchi. Ci sarà un perché, o no? Evidente che se dovesse “saltare” Busto, lo sfaldamento della coalizione avrebbe pesantissimi ritorni anche a Varese e Gallarate. In quest’ultima città, Fratelli d’Italia ha già messo le mani avanti con una chiara provocazione: un suo candidato a primo cittadino invece del condiviso Andrea Cassani. Lega comunque in movimento dappertutto, a disagio anche a Varese, benché si tenti di nascondere la polvere sotto il tappeto.

Effetto domino anche a sinistra, senza dubbio. E’ ancora Busto Arsizio il luogo della discordia, con Pd e Cinque Stelle che hanno giocato d’anticipo, però ciascuno per conto proprio. Un candidato democrat da una parte (Maurizio Maggioni) e una candidata pentastellata e ambientalista dall’altra (Amanda Ferrario). Un bel match, che se non fosse risolto in tempo utile porterebbe a una divisione esiziale in una città che non ha mai amato il centrosinistra, né i Cinque Stelle. Il tutto con conseguenze inevitabili sulle alleanze anche in altre città, a completo vantaggio degli avversari se mai fossero capaci a loro volta di evitare altrettante nefaste spaccature. Ciò a dire che se si arrivasse all’autunno in questa situazione, non ci sarebbero certezze sull’esito del voto. Quanto meno nessuno sarebbe nelle condizioni di vincere al primo turno. E nessuno potrebbe fare pronostici per i ballottaggi. Ma questa è soltanto la prospettiva del momento. Alla resa dei conti, tutti torneranno nei ranghi: a decidere della vita politica locale sono altri livelli. Come purtroppo è sempre accaduto in provincia di Varese, terra che da anni paga pegno alla politica politicante romana. Con buona pace dell’autonomia che tutti sbandierano e nessuno concede.

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