In provincia di Varese la politica della confusione

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L’unica cosa sicura è che sono in alto mare. Parliamo dei partiti e dei gruppi civici che in provincia di Varese stanno cercando le aggregazioni per le urne amministrative di primavera (o d’autunno, se le elezioni dovessero essere posticipate per il coronavirus). A destra come a sinistra vanno costruite le alleanze, in alcuni casi devono essere scelti i candidati a sindaco, sui cui nomi sono in corso dispute accese. Soprattutto a Busto Arsizio, dove la Lega rivendica recisamente il posto in luogo del designato Emanuele Antonelli di Fratelli d’Italia. E dove la sinistra è dilaniata dalla doppia candidatura del piddino Maurizio Maggioni e della civica Amanda Ferrario in quota Cinque Stelle e Verdi. Un ginepraio che si ripercuote sulla formazione degli schieramenti nelle altre città della provincia, in senso trasversale.

A complicare il quadro di riferimento arriva, a centrodestra, l’impuntatura di Forza Italia che pretende il riconoscimento del proprio ruolo con un suo esponente per l’incarico di primo cittadino in uno dei tre centri più importanti in cui si voterà: Varese, Gallarate. Busto Arsizio. Ma se Varese è al momento blindata da Bobo Maroni, per Gallarate e Busto potrebbe ancora succedere di tutto. Vero che proprio oggi, lunedì 8 febbraio, Matteo Salvini ha speso una moneta decisiva in favore del gallaratese Andrea Cassani, ma il livello locale rimane in fibrillazione. Il nodo è sempre Busto Arsizio. La candidatura unitaria di Antonelli comincia a vacillare, più per le pessime peculiarità caratteriali e comportamentali del sindaco uscente che per questioni politiche.

Ne hanno parlato non più tardi di sabato scorso i vertici di Lega, Fratelli d’Italia, Forza Italia e Noi con l’Italia durante un pranzo in pizzeria. Riunione che è servita per sottolineare la tormentata situazione bustocca e per ribadire che, comunque sia, in provincia si va assieme dappertutto. Fino a oggi, quando i berlusconiani hanno di fatto posto una zeppa sul patto sottoscritto due giorni prima. Forse la pizza è risultata indigesta a qualcuno o, chi era presente, forse non si è reso conto del reale contesto e dei possibili sviluppi.

Detto ciò, rimane da capire anche quali saranno i condizionamenti in periferia delle vicende romane. L’inedita e per molti aspetti sorprendente maggioranza che sosterrà il governo di Mario Draghi apre, quanto meno sulla carta, impensabili scenari. Proprio Salvini avverte che in sede locale non sarà possibile allearsi col Partito democratico e che quanto succede a Roma non è ripetibile nelle città e nelle Regioni. Il punto è che Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia hanno posizioni diverse pro o contro il costituendo esecutivo di Palazzo Chigi. Dire a priori che ciò non influirà sulle amministrative è cosa buona e giusta in funzione tattica. Poi, i fatti, in un contesto fluido e imprevedibile come l’attuale, potrebbero incaricarsi di smentirne contenuti e finalità.

Varese, centrodestra rinnova l’unità. Ma imbarazzano i comportamenti di Antonelli

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