Flash smog No Accam all’inceneritore (con Paragone): chiudere subito e riconvertire

BUSTO ARSIZIO – «L’inceneritore Accam deve chiudere». Messaggio molto chiaro questa mattina davanti ai cancelli dell’impianto di Borsano dai partecipanti (una cinquantina) al “flash smog” lanciato dal consigliere M5S di Magnago Emanuele Brunini, promotore della petizione al ministro dell’ambiente Sergio Costa per lo spegnimento dei forni di Borsano che ha già raccolto un migliaio di firme in una settimana. Presenti il senatore (espulso dai Cinque Stelle) Gianluigi Paragone e il consigliere regionale “grillino” Roberto Cenci, che hanno promesso di muoversi in Parlamento e al Pirellone per sollecitare la chiusura dell’impianto. Ma l’organizzatore della manifestazione protesta: «Politica assente, nessun sindaco presente, solo pochi eroi – lo sconforto di Brunini – ai cittadini non frega una mazza della loro salute».

«Che senso ha?»

Sul piazzale di fronte all’inceneritore, ancora inattivo dopo il gravissimo incendio del 14 gennaio scorso, sono arrivati alla spicciolata militanti ambientalisti, esponenti del Movimento 5Stelle, normali cittadini. Oltre a Brunini, Paragone e Cenci, sul piano istituzionale c’erano i consiglieri pentastellati di Busto (Luigi Genoni e Claudia Cerini) e Olgiate Olona (Paolo Colombo), ma anche esponenti civici come l’assessore di Magnago Angelo Lofano e il consigliere di Castellanza Michele Palazzo. «Che senso ha dopo il 14 gennaio tenere vivo un impianto vetusto, alla faccia del malaffare e della malagestione?» si chiede Alberto Lucchese, del gruppo dei 5Stelle di Busto. «Ci danno degli sciacalli ma questo inceneritore è insostenibile. O si riconverte o si chiude».

Paragone interrogherà il ministro Costa

Per il senatore varesino Gianluigi Paragone chiudere Accam potrebbe essere «un primo esempio di uno sguardo in avanti e di una politica che mette davvero in pratica il Green New Deal. Altrimenti non si comincia mai. È un segno di discontinuità da dare». Sia alla Camera che al Senato sono state depositate interrogazioni al ministro sulla chiusura dell’impianto di Borsano

Cenci e la mozione al Pirellone

Mira a spegnere definitivamente i forni di strada per Arconate anche la mozione che Roberto Cenci, consigliere del M5S eletto in provincia di Varese, porterà martedì 4 gennaio in discussione in Consiglio regionale. «Con la raccolta differenziata al 70% e con la volontà, espressa dal presidente Attilio Fontana ad inizio legislatura, di non accogliere rifiuti da altre Regioni, in Lombardia metà della capacità attuale degli inceneritori è di troppo. Almeno i quattro più vecchi vanno chiusi, e Accam è uno di questi».

«Basta spendere soldi»

L’incidente rende solo più evidente questa necessità: «Dopo i 4 milioni già spesi per i filtri, ne serviranno altri 4 per le turbine. Per un impianto che brucia appena 100mila tonnellate. Ma è ora di incentivare il recupero e la rilavorazione delle materie che separiamo». E Cenci, su questo fronte, non rinuncia a tirare una frecciatina anche al governo, ancora troppo timido, come ad esempio sull’abolizione delle bottiglie di plastica negli uffici pubblici. Ma a proposito del rogo che ha messo ko le turbine, al consigliere regionale non bastano le rassicurazioni e le analisi sull’aria: «Serve un serio monitoraggio al suolo per capire la compromissione dopo l’incendio e i vari incidenti».

La solidarietà del comitato Silla2

Al “flash smog” si sono presentati, con tanto di striscione, anche i rappresentanti del Comitato intercomunale Silla2, che conducono la stessa battaglia anti-inceneritore nei Comuni attorno a Pero e Figino, dove sorge il maxi-impianto che smaltisce i rifiuti della città di Milano. «Dopo due anni di battaglie siamo riusciti ad ottenere un’indagine epidemiologica dell’Ats sugli effetti del nostro “cancrovalorizzatore”. Da cui emergono conclusioni inquietanti, come il 71% di morti in più per problemi respiratori, senza giustificazioni convincenti. Noi chiederemo un approfondimento ulteriore di questo studio, ma questo inceneritore Accam, che è uno dei più vecchi, deve morire».

flash smog accam

Prospettive e partecipazione

Per il dopo-inceneritore, la strada dei “No Accam” è la riconversione. «Questo territorio ha dato». E vuole voltare pagina. Il sogno è sempre la “fabbrica dei materiali” o il centro di riciclo: un impianto «virtuoso» per valorizzare la differenziata, sul modello trevigiano del consorzio Contarina. «Come la mettiamo con gli ambiziosi obiettivi di riduzione della CO2 se manteniamo in piedi questi impianti?» si chiede Oreste Magni, dell’Ecoistituto Ticino.

Ma l’organizzazione del flash mob, Emanuele Brunini, poche ore dopo la manifestazione, non rinuncia ad esprimere pubblicamente il suo sconforto per una partecipazione che, seppur superiore ad altre occasioni che si sono ripetute negli anni, viene ritenuta insufficiente rispetto all’urgenza del problema:

Cari concittadini, ne prendo atto. Non ve ne frega una beata mazza della vostra salute, di quella dei vostri figli, di nulla. Questa mattina si è tenuta una manifestazione davanti Accam per chiederne la Chiusura. Ben pochi “EROI” (cittadini normali) sono stati presenti. Era evidente, pure un ebete l’avrebbe compreso, che non si trattava di una manifestazione dei 5 stelle ma una manifestazione DI TUTTI E PER TUTTI. Nulla.

busto accam chiusura paragone – MALPENSA24