Fontana e Antonelli, fra attendismo e silenzi tattici

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Attilio Fontana e Emanuele Antonelli

Parlando del centrodestra varesino c’è chi ricorda il proverbio dei ladri di Pisa, che di giorno litigano e di notte vanno a rubare assieme. Una metafora, per carità, nulla di veritiero in senso letterale, per significare che, alla fine, le attuali tensioni nella coalizione avranno sbocco unitario. Vero? Falso? Una cosa è certa: divisi, Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia, hanno scarse possibilità di successo alle elezioni. Ne sono ben consapevoli i capataz locali che, al momento, fanno volare gli stracci come se non ci fosse un domani. Invece, un domani c’è per forza. Non la scadenza del 12 giugno, con le amministrative a scartamento ridotto e i referendum sulla giustizia che non sembrano scaldare i cuori né dei cittadini né della politica; piuttosto, è un domani che riguarda le regionali e le politiche del prossimo anno.

Doppio appuntamento che sta già accendendo falò a ogni livello delle gerarchie di centrodestra. La scintilla scatenante la procurano le candidature, argomento del giorno che prende il sopravvento su qualunque altro. A Milano (e Varese) si attende la decisione di Attilio Fontana: si ricandida oppure no? A Busto Arsizio (e in provincia) c’è chi briga per promuovere o al Pirellone o addirittura in Parlamento, il sindaco Emanuele Antonelli.

Il primo, Fontana, benché proprio oggi, 28 maggio, abbia incassato l’investitura di Matteo Salvini, fa l’attendista; per dire una parola definitiva sul proprio futuro politico aspetta che si chiudano le urne tra due domeniche e, soprattutto, che Fratelli d’Italia gli garantisca il suo appoggio. Cosa tutt’altro che scontata alla luce del ringalluzzimento generale in casa meloniana: i sondaggi sono più che favorevoli (22 per cento a livello nazionale!) e i “Fratelli” sfruttano i risultati virtuali per alzare l’asticella. Si dice che pretendano di sostituire Fontana con un loro candidato e, un po’ dappertutto, se la tirano come se avessero già in tasca il pieno di voti promesso dalle indagini demoscopiche. La Lega, che non intende affatto perdere la leadership dello schieramento, li guarda in cagnesco e non risparmia loro feroci critiche e piccate reazioni laddove il centrodestra è già andato in frantumi, come a Cassano Magnago e, prima ancora, a Somma Lombardo e Luino.

Alle viste c’è pure il rinnovo dell’amministrazione provinciale.  A sensazione, lì ne vedremo delle belle. Anche perché l’attuale presidente di Villa Recalcati è il sindaco meloniano di Busto Arsizio, l’Emanuele Antonelli che, in merito a una sua possibile futura candidatura, fa la sfinge e lascia parlare gli uomini della sua corte. I quali rinnegano e smentiscono persino Ignazio La Russa e Daniela Santanché, non proprio gli ultimi della ditta di Giorgia Meloni, che inchiodano Antonelli al ruolo di sindaco. Il silenzio con cui quest’ultimo affronta la questione è sicuramente tattico. Se non fosse solleticato dall’idea di approdare o a Milano o a Roma, mandando al voto anticipatamente la sua città, avrebbe già tacitato la canea attorno a sè con una dichiarazione semplice quanto eloquente: ho preso l’impegno di fare il sindaco e porterò a termine il mio mandato. Punto. Siccome sinora non l’ha detto, possiamo pensare che il suo silenzio valga come un assenso.

Nel frattempo nel centrodestra è battaglia a viso più o meno scoperto. Qualcuno minimizza, qualche altro traccheggia, altri se la godono nella speranza di sfruttare il momento a proprio vantaggio. In ogni caso, in un simile contesto da circo equestre, ciò che prende piede è sempre e solo la disaffezione dei cittadini verso la politica. Ne sono tutti consapevoli, ma questo non importa a nessuno. Sempre che, il disinteresse collettivo, non faccia gioco a qualcuno.

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