Forza Italia, incognite e maneggi per il futuro

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Come sta Berlusconi? “Sta bene, non rompete i coglioni”. Fedele Confalonieri manda a quel paese i giornalisti che lo assediano all’uscita dal San Raffaele, dopo aver fatto visita al leader di Forza Italia. Irritazione che deriva vieppiù dall’accanimento mediatico sulle condizioni del Cavaliere, le quali hanno inevitabili conseguenze sul futuro stesso del partito che ha fondato. Certo, Silvio Berlusconi è una specie di highlander: tutti i guai fisici che l’hanno colpito negli anni sono stati più o meno risolti. Benché, questa volta, il quadro clinico sembri più severo, fino al punto da far temere il tracollo. L’auspicio (ci mancherebbe altro) è che si possa riprendere al più presto, ma c’è chi anticipa come in Forza Italia nulla potrà essere come prima.

La Repubblica cita addirittura Tomasi di Lampedusa, che fa dire al principe di Salina: “Noi fummo i gattopardi, i leoni. Chi ci sostituirà saranno gli sciacalli, le iene…”. C’è nulla da spiegare in una frase del genere. Tant’è che, secondo le cronache, sono già cominciati i maneggi per definire i nuovi assetti. Nessuno esce allo scoperto in una fase, diciamo così, sospesa, per le incertezze sull’evoluzione della malattia e per rispetto massimo verso il capo indiscusso del partito. Ma chi prenderà la guida del movimento azzurro se Berlusconi dovesse cedere lo scettro? In verità una mezza rivoluzione è già avvenuta, ancora prima del suo ricovero, con il drastico ridimensionamento di Licia Ronzulli e Alessandro Cattaneo, accusati di avere assunto una posizione antagonista al governo di Giorgia Meloni. Vero? Falso? Qualcuno sospetta ben altro, cioè lo strapotere assunto soprattutto dall’ex coordinatrice lombarda del partito, in contrapposizione, per esempio, a Marta Fascina, la “quasi moglie” di Berlusconi.

Fin dal secondo giorno della sua degenza nel grande nosocomio milanese, Berlusconi ha avuto modo di telefonare, a quanto si dice, a Maurizio Gasparri, Antonio Tajani e Paolo Barelli. “Un’investitura indiretta per i tre” sentenziano in molti, a ribadire nette preferenze per l’eventuale passaggio di testimone. Attenzione, però: il “dopo di lui” è per ora soltanto nell’immaginario collettivo, non nei fatti. Siamo al chiacchiericcio, perché tutto è congelato. Fino al punto che persino i timori per eventuali ripercussioni sull’esecutivo della Meloni appaiono eccessivi e, al momento, fuori luogo. Le incognite sulla salute del Cavaliere preoccupano giustamente gli alleati di governo. Soprattutto in funzione di una sempre possibile fuga di parlamentari forzisti, di area moderata verso lidi partitici più sicuri, non necessariamente nel centrodestra.

Qui, però, è ancora Licia Ronzulli a finire sotto i riflettori: il suo stretto legame con la Lega lascia supporre intese indesiderate in casa berlusconiana e altrettante incognite sulle scelte del partito. Per tenere insieme le fila azzurre si affaccia l’ipotesi di un congresso, evento che non è mai stato nelle corde di Forza Italia, partito con un unico, indiscusso capo, al quale bisognava e bisogna dimostrare fedeltà. Con lui ai margini o, addirittura, fuori gioco, il “partito di plastica” rischia davvero di sciogliersi come neve al sole: senza Berlusconi sarebbe tutta un’altra storia. Dagli esiti scontati, anziché no.

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