Tutti per Giulia. E per le altre

Perché tanta attenzione sul femminicidio di Giulia Cecchettin e per i suoi funerali? Perché è uno spartiacque. Una norma è cambiata (nonostante l’aula semideserta) e il Paese è sceso in piazza. E’ come se una mano abbia scosso il diaframma di un soprano e questi abbia aperto la bocca per la prima volta davvero. Giulia è la mano e adesso l’Italia ha aperto la bocca e urla fortissimo. E le altre? Non sono meno importanti. Una donna uccisa ogni tre giorni nel 2023. Troppe prima e dopo Giulia. Non una di meno. E le altre? Perchè la mano di Giulia è stata così forte, così potente? Il clamore mediatico? Non basta per portare 10mila persone al funerale di una sconosciuta. E però, Giulia, sconosciuta non lo è. Questo è il punto. Così come sconosciuto non è il suo assassino, Filippo Turetta. L’ex che le ha letteralmente dato la caccia. Prima psicologicamente, poi fisicamente. Le modalità dell’assassinio di questa 22enne di talento sono il grimaldello. Tutti abbiamo sperato, contro ogni previsione, di rivederla viva per una settimana. Siamo tutti scappati con lei da quella macchina, a perdifiato, con la paura addosso, la paura di morire, prima che Turetta la colpisse, ci colpisse, con una coltellata. Un ragazzino che di talento ne ha così poco da non poter accettare che la sua ex si laureasse prima di lui. Anche questo è un elemento che ci lascia senza fiato: un 21enne di buona famiglia, italiano e di ottima cultura, capace di comportarsi come un talebano. Incapace, invece, di accettare che la donna che lo aveva rifiutato, che di lui non aveva bisogno per nessuna cosa, lo surclassasse. Per il Belpaese è stata come un’Epifania: Giulia è la consapevolezza che anche noi possiamo uccidere “l’oggetto” del desiderio che ci sfugge. Eppure accade ogni giorno: e per ogni donna che surclassa un uomo per merito, in ambito lavorativo, alla stessa spetta un terzo di stipendio in meno a parità di incarico. Tornando all’attenzione una risposta non c’è. La sorella Elena si è mostrata tenacissima e papà Gino ha dimostrato oggi, nel giorno dei funerali così come nei giorni precedenti, di avere un cervello immenso quanto il cuore. Poi uno si ferma e ci pensa: ma il perché è così importante? Settimana scorsa tre bambine di Reggio Calabria di 8, 10 e 12 anni, tre sorelle, davanti al padre che stava massacrando di botte la madre hanno composto il 113 e hanno esposto un cartello con scritto “Help” dal balcone facendo, con le mani il segnale delle donne vittima di violenza (il pollice chiuso nel pugno con le altre quattro dita alzate) salvando di fatto la mamma. Queste tre bimbe ci sarebbero state senza Giulia? E senza Giulia qualcuno avrebbe compreso il segnale? Queste sono le domande importanti. Non perché, ma come Giulia ha segnato un momento di vita del Paese. Questa è la mano sul diaframma. E chi pensa che da domani tutto tornerà a tacere perché tanto i funerali ci sono stati sbaglia. E la prova sono queste tre bambine calabresi.

funerali giulia cecchettin – MALPENSA24