Gallarate dice addio a Giovanni Martinoli, politico perbene

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Giovanni Martinoli

GALLARATE – La città dice addio a Giovanni Martinoli, 87 anni, figura di primo piano della sinistra gallaratese scomparso, dopo una lunga malattia, nella mattinata di oggi, sabato 30 ottobre, nella sua casa di via Pier Capponi. Accanto a lui, la moglie, i figli, i nipoti. I funerali si svolgeranno martedì 2 novembre, alle 11,15, nella chiesa parrocchiale del rione Sciarè.
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Quando la politica è una cosa seria. Potremmo chiudere qui, con questa sintetica considerazione, il ricordo di Giovanni Martinoli. A suo modo un protagonista sui generis di una stagione politica di Gallarate, coincisa con gli sconvolgimenti di Tangentopoli che, appunto, incisero con la forza di un maglio sulla vita pubblica della città. Martinoli non fu nemmeno sfiorato dalle inchieste giudiziarie ma, anzi, cercò di salvare il salvabile mandando in scena (era il 1992) una giunta inedita, anticipatrice delle cosiddette larghe intese, basata sull’alleanza tra la Democrazia cristiana e l’allora Partito Democratico della Sinistra, generato, come si sa, dalla svolta della Bolognina di Achille Occhetto.

Sindaco per undici mesi esatti fu Luigi Patrini, democristiano, come Martinoli convinto assertore che alle appartenenze bisognava anteporre la concretezza amministrativa. Due visionari della politica? Probabilmente sì, perché quell’esecutivo, nato dal precipitare degli eventi giudiziari, resistette meno di un anno, per poi essere travolto dagli sviluppi delle inchieste che scoperchiarono il vero o presunto malaffare dentro e fuori il Municipio di via Verdi. E alle inchieste e ai conseguenti provvedimenti si aggiunse la difficoltà di tenere assieme partiti che viaggiavano su sponde ideologiche antitetiche. Dopo quell’esperienza ebbe campo libero la Lega Nord. Ma questo è un altro discorso.

Giovanni Martinoli si avvicinò alla politica da giovane. Militante del Pci ebbe la sua prima esperienza amministrativa con la giunta di sinistra retta da Andrea Buffoni, nella seconda metà degli anni Settanta. Da allora non ha mai mollato la presa, se così possiamo dire. Sia come assessore all’Urbanistica, sia come vice sindaco della giunta Patrini, sia, negli anni, come attento osservatore, censore e suggeritore delle scelte dei diversi esecutivi. Non ha mai esitato a “dire la sua”, sia con scritti che inviava alle redazioni, sia con lunghe telefonate o incontri coi giornalisti per metterli a parte delle sue convinzioni o, come spesso accadeva, per aprire un confronto. Ragionamenti che poi offriva al consiglio comunale e che davano la stura a dibatti di sostanza tra esponenti politici di tutti i partiti che, a quel tempo, non erano lì per caso.

I temi urbanistici lo attraevano più di altri, non solo per la sua professione di architetto ma anche e soprattutto per contribuire a uno sviluppo ordinato dalla città. Alla quale riservava un amore disinteressato, fino al punto da organizzare quelli che oggi si chiamerebbero flash mob. Uno su tutti: l’impacchettamento dell’ex area Cantoni, nell’omonima via. Area dismessa di una delle fabbriche più gloriose della città che, a quanto si diceva, rischiava di essere preda della speculazione.

Negli ultimi anni, Martinoli si interessò al recupero delle ciminiere, altro patrimonio della storia industriale di Gallarate. Produsse progetti, attivò alcuni interventi conservativi. Sempre con un occhio alla memoria, al passato, con uno slancio culturale che, attenzione, non va confuso con becero passatismo. Perché la cifra storica e, quindi, culturale connota tutta la vita di Giovanni Martinoli. Al di là delle sue scelte ideologiche, al di là dei pregiudizi e di ogni altra considerazione. Nessun dubbio: un politico perbene. Una persona seria e preparata, che mancherà a Gallarate e a tutti noi che lo abbiamo conosciuto e gli abbiamo voluto bene.

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Un’immagine di repertorio: l’ex sindaco Luigi Patrini (in piedi) con alla sua sinistra il vice Giovanni Martinoli e, a destra, l’ex segretario comunale Elio Minelli
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