Elezioni, Gallarate 9.9 verso la corsa solitaria dopo la lite con Cassani

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I vertici della lista "La nostra Gallarate 9.9"

GALLARATE – In una Gallarate «ormai divisa tra Guelfi e Ghibellini», così come ha descritto la città il capogruppo del Pd Giovanni Pignataro, c’è un dato politico che emerge dalla discussione del consiglio comunale di ieri 23 novembre: per la lista civica “La nostra Gallarate 9.9”, considerata da alcuni come potenziale ago della bilancia per le Amministrative 2021, è finito il tempo di indugiare. E’arrivato il momento di dire chiaramente agli elettori con quale delle due fazioni in lotta per il potere si schiererà.

Non con il centrodestra..

Lo scorso 14 luglio il capogruppo Rocco Longobardi aveva detto pubblicamente che “La nostra Gallarate 9.9” – dopo aver tentato la corsa solitaria nel 2016 – ora è intenzionata a cercare alleanze. Di certo, dopo il dibattito di ieri sera, non entrerà nella coalizione di centrodestra. Sono ormai lontanissimi i tempi in cui Longobardi votava a favore la Variante al Pgt firmata dall’ex assessore Alessandro Petrone o – come svelò il sindaco Cassani – la lista civica chiese di entrare in giunta con il rimpasto del 2019. Perché dopo aver giudicato negativamente i risultati amministrativi dell’esecutivo, Longobardi ieri ha rivolto un duro attacco proprio al primo cittadino. «Dal momento della sua elezione, lei avrebbe dovuto essere il sindaco di tutti: così non è stato. Lei parla abitualmente solo ai suoi elettori, escludendo, nella migliore delle ipotesi una larga fetta della popolazione che sovente si trova anche a subire le sue intemperanze caratteriali. Gallarate è stanca, messa a dura prova dalla pandemia, con il commercio ridotto al lumicino da una crisi che nasce ben prima del virus e che avrebbe bisogno di interventi strutturali condivisi: le forze migliori di questa città dovrebbero fare fronte comune per ripartire. Non ci trascini, signor sindaco, in una brutta campagna elettorale da qui alla primavera. Siamo nel pieno di una crisi storica, abbiamo tutti il dovere della responsabilità».
Alle sue parole in aula si aggiunge lo scontro verbale, avvenuto sabato in piazza a margine dell’accensione dell’Albero e proseguito nei giorni seguenti sui social, tra il primo cittadino e un’esponente di Gallarate 9.9, Monica Salomoni. Longobardi in aula l’ha definita una «violenta aggressione verbale che ha coinvolto un esponente del nostro gruppo». Cassani ha risposto ridimensionando l’accaduto ( «Un conto è dire che c’è stata una discussione, diverso è usare termini che non equivalgono alla realtà»). In ogni caso arrivati a questo punto stupirebbe vedere i longobardiani schierati con i Guelfi di centrodestra.

Non con il centrosinistra..

Nonostante le numerose azioni politiche condivise con il resto dell’opposizione, Gallarate 9.9 ha però deciso di non schierarsi nemmeno con i Ghibellini di centrosinistra. Non compare infatti tra le liste che sostengono la candidatura di Margherita Silvestrini (Pd), ufficializzata lo scorso 7 novembre, facendo dunque una precisa scelta di campo che non ammette ritardi o ripensamenti, salvo apparire come una scelta di ripiego. Per il gruppo di Longobardi non resta dunque che dialogare con i giovani di +Gallarate per tentare di creare quel terzo polo di cui al momento si sono perse le tracce. Oppure replicare la strategia del 2016, ovvero una corsa solitaria che però pregiudicherebbe da subito ogni velleità di poter governare la città. Proprio ciò che Longobardi lo scorso luglio ha fatto capire di voler evitare.

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