Gallarate, il sindaco Cassani conferma il rimpasto di giunta. Fuori Peroni e Carù?

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GALLARATE – Ciò che il sindaco Andrea Cassani ha lasciato intendere ieri sera 29 maggio in modo più o meno velato in consiglio comunale lo ha espresso chiaramente al termine della seduta davanti alle telecamere della Rai: «Nei prossimi giorni ci sarà, credo, un rimpasto». La prossima settimana, dunque, il primo cittadino di Gallarate rimescolerà le carte all’interno della propria giunta. Quasi certo il ritiro delle deleghe all’assessore alla Cultura Isabella Peroni. In bilico anche l’altro componente di Forza Italia rimasto nell’esecutivo dopo l’arresto dell’ex assessore all’Urbanistica Alessandro Petrone, ovvero il vicesindaco Moreno Carù (i due nella foto in basso). Ma nessuno può sentirsi tranquillo.

Mi aspettavo più vigore

Cassani non si nasconde: ieri sera, mercoledì 29, in aula si aspettava molto di più dai componenti di Forza Italia. Dal gruppo consigliare e da Peroni – la prima a prendere la parola – sono emerse le solite frasi di circostanza per prendere le distanze dal presunto “sistema feudale” – così come definito dalla magistratura – che vedeva a capo il loro leader indiscusso da oltre vent’anni, ovvero Nino Caianiello. Tanto che anche Rocco Longobardi (Gallarate 9.9), dai banchi di minoranza, a un certo punto è esploso: «Da Forza Italia nessun imbarazzo manifesto: non è accettabile». Davanti alle telecamere Cassani ha ammesso che si aspettava «più vigore durante il loro intervento». Di conseguenza, «farò le mie valutazioni», ovvero il rimpasto.

Il rimpasto di giunta

Se Cassani è sempre più sicuro che un rimpasto di giunta sia una mossa necessaria per ridare impulso all’azione amministrativa dopo l’arresto di Petrone, dall’altra – rivelano fonti a lui vicine – ancora non ha deciso come muoversi per risistemare le pedine all’interno della squadra di governo. La delega all’Urbanistica, ha già fatto sapere durante la conferenza stampa dell’8 maggio, rimarrà nelle sue mani fino al termine di mandato. Ma non è l’unico problema. C’è un’intercettazione nell’ordinanza che riguarda Peroni e che il sindaco non riesce proprio a togliersi dalla testa. E se non sarà lei a fare un passo indietro, sarà lui a toglierle le deleghe, nonostante la sua stima personale e la gratitudine per il lavoro amministrativo svolto finora. Cassani da giorni medita anche sul futuro di Carù e non è escluso che – dovendo già rimescolare incarichi e competenze – non ne approfitti per andare a mettere mano a settori in cui da tempo sente più debole l’azione politica della sua amministrazione. Insomma, «nessuno può sentirsi al sicuro in questo momento», nemmeno i componenti del suo partito.

Forza Italia subisce in silenzio

Questo il sindaco lo ha detto chiaramente anche in consiglio comunale, un’ora prima che la sua maggioranza respingesse la mozione di sfiducia presentata dalle opposizioni: «Le liste che mi sostengono non avranno più possibilità di scegliere le persone, ma di contribuire al raggiungimento del programma. I consiglieri ne siano ben consci prima di votare la mozione di sfiducia». Queste, ha detto, «sono le mie condizioni», accettate mediante il voto anche da Forza Italia e rimarcate dal capogruppo Germano dall’Igna che, in fase di discussione, ha garantito il sostegno al sindaco «senza nulla pretendere». Una frase che ora lascia Cassani con le mani libere di muoversi come meglio crede, anche di azzerare Forza Italia in giunta. Se davvero lo farà, è ancora tutto da vedere. Ma se lo facesse, i berlusconiani saranno costretti a subire in silenzio. Pena perdere anche quell’ultimo briciolo di credibilità rimasto dopo lo scandalo giudiziario che ha azzerato i vertici del partito in provincia di Varese.

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