Vicesindaco a Gallarate? Tra i due litiganti (FI e FdI) spunta la lista civica

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GALLARATE – La nomina del vicesindaco, le riconferme, le inevitabili esclusioni che scontenteranno qualcuno. La formazione della nuova giunta di Gallarate è un complicato puzzle che il sindaco Andrea Cassani, lo ha detto ieri, non ha fretta di andare a comporre. Vuole sentire gli alleati, coordinarsi con la linea provinciale, mantenere gli equilibri tra i partiti ma anche avere l’autonomia di compiere scelte che possano valorizzare le competenze dei futuri assessori e il gradimento ottenuto alle urne il 3 e 4 ottobre. 

La nomina del vicesindaco

La prima partita complicata è la scelta del vicesindaco. Da un mese Forza Italia e Fratelli d’Italia discutono animatamente e pubblicamente. Gli azzurri dicono che spetta a loro in base agli accordi provinciali, i meloniani – certi alla vigilia di fare il pieno in cabina – avevano risposto attraverso l’autorevole voce di Daniela Santanché stabilendo un criterio: la poltrona accanto a Cassani sarebbe stata della lista che avrebbe preso più voti (eccezion fatta per la Lega che esprime già il sindaco). Peccato che, sorprendentemente, con il 14,1% la seconda forza in maggioranza è la “Cassani sindaco”. Come la mettiamo ora? Fratelli d’Italia punta alla riconferma di Francesca Caruso, Forza Italia è pronta a calare due carichi da novanta (Nicola Mucci e Aldo Simeoni), mentre la civica probabilmente pescherà tra le prime due del gruppo dei quattro consiglieri eletti: Chiara Allai, Stefania Picchetti, Luca Colombo e Rossella Glorioso.   

Le riconferme

Con 427 preferenze personali, l’unica davvero certa della riconferma in questo momento è l’assessore Claudia Mazzetti (Lega). Probabilmente le sue deleghe in parte cambieranno, ma farà parte della squadra. All’interno dell’esecutivo c’è da scommettere anche sulla conferma di Caruso, ma in che ruolo? Se Fratelli d’Italia proverà a prendere la presidenza del consiglio comunale con Giuseppe De Bernardi Martignoni (tra gli eletti del centrodestra è senza dubbio quello con la maggiore esperienza e dunque il più adatto al ruolo) c’è il rischio che la vicesindaco uscente debba accontentarsi dell’assessorato semplice. Con il 10,5%, un risultato buono ma sotto le aspettative, è evidente che FdI non possa ambire a entrambi. Tra gli uscenti hanno buone chance di rientrare anche i leghisti Andrea Zibetti e Sandro Rech, più difficile la riconferma del civico Stefano Robiati, impossibile la presenza di Massimo Palazzi e Stefania Cribioli che hanno deciso di non ricandidarsi. 

Longobardi rischia

Ieri il sindaco ha esternato un criterio ben preciso per la suddivisione partitica della giunta: «Tendenzialmente un componente di giunta ogni due consiglieri eletti». Ciò significa che per Forza Italia c’è un posto solo e proprio per questo motivo è difficile che possa darlo a Rocco Longobardi, che è il più votato della lista ma non è iscritto al partito. Come può il commissario Mucci far occupare l’unico posto disponibile a un indipendente che, per sua natura, risponde solo a se stesso?

Lozito spera

Per lo stesso criterio rimarrebbe fuori dalla squadra di governo il Centro Popolare Gallarate perché in consiglio comunale ha conquistato solo un seggio. Ma ci sono almeno tre motivi per cui Donato Lozito, il più accreditato a entrare in giunta del Cpg, possa alla fine spuntarla. Il primo è un precedente: cinque anni fa Fratelli d’Italia era nelle stesse condizioni e un assessorato riuscì a ottenerlo. Il secondo è il rapporto di stima che lega Cassani a Lozito: il sindaco non è persona che dimentica e sa benissimo quanto il presidente del consiglio comunale uscente sia stato decisivo la scorsa primavera, quando il centrodestra era indeciso se ricandidarlo o provare strade alternative. Infine c’è quel «tendenzialmente» che Cassani forse ha usato come semplice intercalare. O forse stava già mandando un messaggio preciso.

Mazzetti (427 voti) e Martignoni (307) i più votati. In consiglio a Gallarate anche Serati e Gnocchi

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