Giorgia, sono come tu mi vuoi!

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Giorgia Meloni

di Gian Franco Bottini

Il camaleonte è quel simpatico animaletto che cambia sovente di colore,  non per mimetizzarsi come comunemente si crede, ma per adattarsi al mutare dell’ambiente e alle nuove sensazioni che esso gli  procura, così assicurano gli zoologi. Prendendola per buona, dunque, lui rappresenterebbe la perfetta interpretazione del “sono come tu mi vuoi”.

Il camaleontismo politico è, come  noto,  un fenomeno assai comune; “cambio di casacca” o più ruvidamente “salto della quaglia” o “caccia alla cadrega”, sempre di camaleontismo si tratta. Il fenomeno diventa assai più diffuso, seppur in una forma più dialettica, durante le campagne elettorali, quando le liste sono oramai fatte e ai fortunati superstiti non resta che giocare la loro partita con le chiacchiere e gli atteggiamenti. Per il breve periodo di una campagna elettorale scatta l’“immunità della bugia”, vale a dire “a chi la spara più grossa”.

Il clima da derby calcistico che si viene a creare durante una campagna elettorale è tale che, spesso, anche in noi elettori scatta una specie di “camaleontismo al contrario”; ci si ottenebra la capacità di valutare la coerenza delle varie promesse rispetto alla storia e al passato di chi ce le propina, lasciandoci concupire dal fascino dell’eloquenza.

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Gian Franco Bottini

Come si diceva, dunque, il candidato fa spesso ricorso a questa diversa forma di “camaleontismo elettorale”, conscio del fatto che subito dopo dovrà cercar di far dimenticare quanto promesso per riprendere a sopravvivere recitando un ruolo condizionato dalla realtà dei fatti. La campagna per le elezioni europee è di fatto cominciata e, con nostra grande sorpresa, il primo episodio di “camaleontismo elettorale” ce lo ha offerto proprio  la nostra Premier. Con rispetto di tutte le opinioni politiche dei lettori, crediamo che possa essere condiviso il giudizio che l’onorevole Meloni , sia dal punto di vista dialettico che comportamentale, abbia saputo finora interpretare il ruolo di Premier con la dignità e la misura che il nostro Paese merita. Chiamata però ad interpretare il ruolo di  capo di un partito impegnato in una battaglia elettorale, l’abbiamo recentemente rivista sbraitare come ai bei tempi dei comizi alla Magliana, garantire di sentirsi la “borgatara pesciarola” di un tempo e chiedere a tutti di essere famigliarmente la loro “Giorgia”; persino, guarda caso, scrivendolo sulla scheda elettorale.

Era in quel momento l’interpretazione del “sono come tu mi vuoi”, splendidamente recitata per la gioia di una platea di “camerati” e che, siamo certi, lei avrebbe corretto la sera stessa, se invitata in qualche salotto buono romano, riappropriandosi della più sobria postura da “sciurèta” che ci sembra per lei oramai più congeniale.

Da quella navigata politica quale è non possiamo credere che pensasse che quanto esprimeva in quella sede “famigliare” non sarebbe arrivato a tutto il Paese; siamo anzi certi che avrà immediatamente monitorato le reazioni, per valutare l’impostazione da dare alla sua prossima campagna elettorale. Quest’ultima convinzione ci consente di non essere fuori posto nel fare qualche considerazione rivolta direttamente alla nostra Premier.

Fratelli d’Italia è stato per  molti anni il partito del 5% diventato, grazie al suo rassicurante comportamento, un rilevante 27%, con una crescita del 22% conquistato in un’area “moderata”. Ora sta a lei decidere se continuare ad essere rassicurante per questa parte dei suoi elettori (insidiati da una rinvigorita F.I.) o ritornare allo stile barricadero, per massaggiare quell’originario 5% che, seppur blandito dal disperato Salvini, difficilmente l’abbandonerebbe. Tenga conto però che nemmeno il camaleonte riesce a cambiare due colori contemporaneamente!

Lei dovrebbe invece giocare la carta del suo ”antifascismo”, dichiarandosi chiaramente tale, avendolo in pratica già fatto giurando sulla Costituzione. Toglierebbe a una Sinistra “sparpagliata” l’unico suo  pregnante argomento di coesione, in una campagna elettorale per la quale, finora, non  ha saputo trovare altri  convincenti contenuti. Lasci perdere il richiamo alle sue origini, che lei stessa dà la sensazione di voler diluire; sono sufficienti i danni che, senza fare elencazioni, molti suoi accoliti le stanno già procurando in proposito.

E la trovata della “Giorgia”? Può sembrare solo una simpatica goliardata, ma lei sa benissimo che così non è. Oltre che una intelligente semplificazione elettorale,  potrebbe anche essere (giuri che non ci  abbia pensato) un “volemose bene” con gli elettori, quasi fosse l’oramai “unica ed inamovibile Giorgia” della loro vita. Ci permettiamo ricordarle che cercare di “personalizzare il potere”, nel nostro Paese fortemente democratico, non porta bene. Le ricordiamo che Salvini, ma ancor più Renzi, quando credettero di poterlo fare sentendosi “padroni del vapore”, incorsero in tonfi molto rumorosi. Per lei poi, stimatissima Premier,  ci sarebbe l’aggravante del sospetto nascente dal ricordo dei suoi poco democratici “avi” politici.

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