Gorla Maggiore compra i terreni della fitodepurazione. Ma ci sono voluti 12 anni

GORLA MAGGIORE – Ormai 12 anni fa è iniziato il progetto di fitodepurazione a Gorla Maggiore per depurare le acque reflue che convergono poi nel fiume Olona, ma in tutto questo tempo i terreni su cui sorge una parte della struttura appartengono a privati, non al Comune. «In consiglio – annuncia il sindaco Pietro Zappamiglio – abbiamo finalmente dato via all’iter per acquisire i terreni e indennizzare i cittadini, ma vogliamo fare chiarezza sul perché ciò non è avvenuto prima».

Per un Olona più pulito

Dal settembre 2009  alcuni gorlesi hanno visto sorgere sui loro terreni privati l’impianto di fitodepurazione della Valle Olona che prevede appunto di purificare le acque reflue che lì convergono prima di essere scaricate nel fiume Olona. Il progetto, di un’estensione di oltre 7 mila metri quadrati e oltre 1 milione di euro, era nato sotto l’amministrazione di Fabrizio Caprioli e al consiglio comunale di lunedì 28 giugno, nel presentare la proposta di acquisto dei terreni in questione, il primo cittadino ha lanciato una chiara frecciatina al predecessore.

«Ci siamo chiesti come mai in questi 12 anni non si è pensato di indennizzare i privati che hanno visto un’opera pubblica costruito sul proprio terreno e come giunta abbiamo deciso di dare l’indirizzo politico affinché si faccia chiarezza su questa inerzia burocratica», ha detto Zappamiglio prima di mettere a votare il sesto punto all’ordine del giorno. Punto che è stato approvato all’unanimità, quindi anche dai banchi dell’opposizione.

Perché c’è voluto tanto?

Alcuni degli spazi su cui sorgono le strutture di depurazione sono già state acquistate del Comune di Gorla Maggiore, ma ne rimangono ancora due, il cui valore, di circa 28 mila euro, è stato stimato da una perizia dell’Agenzia delle entrate. «Siamo soddisfatti di essere riusciti ad approvare la decisione di dare via all’acquisto dei lotti, anche per correttezza nei confronti dei cittadini che potranno ricevere il coindennizzo che spetta loro da 12 anni», conclude Zappamiglio. Resta ora da capire come mai ci sono voluti 12 anni.

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