Quarantenne, uomo e attivo nel terziario: l’identikit del frontaliere varesino

identikit frontaliere varesino
Da sinistra D'Aquaro, Castiglioni e Gallina degli Enti Bilaterali di Varese

VARESE6 su 10 sono di genere maschile. Il 40,2% ha un’età compresa tra 30 e 44 anni (con la fascia 45-59 che segue con percentuali simili) e il 62,4% è occupato nel terziario. È questo l’identikit del frontaliere varesino che lavora oltre confine in Canton Ticino. I dati, relativi al 2022, segnalano un aumento del 4,7% del totale dei frontalieri in provincia nell’ultimo anno e del 30,8% nell’ultimo decennio. La ricerca è stata presentata oggi, mercoledì 8 novembre, dagli Enti Bilaterali della provincia di Varese (nel video qui sotto numeri e interviste).


Seconda provincia per frontalieri

Il report (qui il pdf con i risultati) è stato realizzato per Spazio Indagine Varese – Osservatorio sul Terziario da EconLab, in base ai dati forniti al Centro Studi dall’Ufficio federale di statistica svizzero. Numeri preziosi che consentono per la prima volta di contestualizzare il fenomeno in modo così preciso a livello provinciale, oltre che nazionale e regionale. La provincia di Varese nel 2022 risulta la seconda realtà italiana per numerosità di lavoratori frontalieri, con 29.146 unità, tallonando Como a quota 29.488. «Mettiamo a disposizione questi dati affinché possano essere alla base di ragionamenti e decisioni per il territorio», ha detto Alessandro Castiglioni, presidente dell’Ente Bilaterale del turismo, mentre Giuseppe D’Aquaro, presiedente dell’Ente Bilaterale del commercio, ha sottolineato la forte incidenza del commercio tra chi cerca lavoro in Svizzera e la disparità di salari che necessiterebbe di un intervento a favore di un rialzo dei contratti italiani.

Varese cresce, ma meno delle altre province

A snocciolare i dati slide per slide Emiliano Conte di EconLab. Sui circa 380mila frontalieri che lavorano in Svizzera (dato del 2022) 90.090 arrivano dall’Italia, di cui 68.164 dalla Lombardia, con 7 frontalieri ogni 1000 abitanti in regione. Il 75,2% dei frontalieri italiani in Canton Ticino è dislocato in 16 comuni. Le maggiori concentrazioni si trovano nelle città di Lugano, Mendrisio, Chiasso e Stabio. Nell’ultimo decennio il numero di frontalieri è cresciuto di più nelle province che ne contano di meno: Sondrio (+90,7%), Bolzano (+80,8%) e Milano (+60,3%). Varese registra invece il tasso più contenuto, ma in ogni caso in aumento: +30,8%.


Confronto col Vco

Il focus prosegue con un confronto tra la provincia di Varese e il Verbano Cusio Ossola. A Varese ci sono 33 frontalieri ogni 1000 abitanti, numero che sale a 53 se si considera la popolazione in età lavorativa. Nel Vco il dato è rispettivamente di 47 e 77 frontalieri ogni 1000 abitanti. In entrambe le province sono 15 i comuni che confinano con la Svizzera, mentre i cosiddetti comuni di frontiera (nella fascia entro i 20 chilometri) per Varese sono 114. Quindi l’analisi dal punto di vista anagrafico: nel 2022 in provincia di Varese si registrano 17.794 frontalieri uomini (+4,6% pari a +795 dal 2021) e 11.352 donne (+4,7% pari a +514). Dal 2012 nel Varesotto la componente maschile è aumentata del +32,7% (+4.383), mentre quella femminile del +28,1% (+2.492). Per quanto riguarda l’età la fascia più rappresentata è quella dai 30 ai 44 anni, con il 40,2% dei lavoratori. Segue quella 45-59 (39,4%). Più ridotta la quota di under29 (14,5%) e di over60 (5,9%).


I settori e le prospettive

Il 98,9% dei frontalieri è dipendente e il 99,1% dei frontalieri di Varese ha un permesso superiore ai 12 mesi. Per quanto riguarda i settori il 62,4% dei lavoratori del Varesotto in Svizzera è occupato nel terziario. Seguono secondario con 36,% e primario con 0,8%. La crescita del terziario è stata importante negli ultimi 10 anni, con un +63,8%, mentre il settore secondario è calato del 2,8%. Entrando nel dettaglio del settore terziario emerge che il 67,6% dei frontalieri è occupato nei servizi (+86,5% nell’ultimo decennio), il 25,4% nel commercio e il 7% nel turismo. Nel Vco invece l’aumento dei frontalieri riguarda maggiormente il turismo. In conclusione la ricerca sarà utile per una visione globale di un fenomeno che oltre alle ricadute negative per il territorio, in termini di impoverimento della forza lavoro che preferisce varcare il confine, può portare anche effetti benefici approfittando delle potenzialità inespresse della vicinanza con la Svizzera. Una su tutte il turismo, per incrementare la spesa turistica svizzera in Italia: Varese qualche passo in questa direzione lo ha già fatto, e altri ne potranno seguire, con il vicino Vco (al centro del confronto del report) che rappresenta in questo senso un esempio virtuoso.


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