Il Corvo vola alto a due giorni dal Palio. Sant’Erasmo, la Provaccia t’appartiene

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LEGNANO – Il Corvo vola alto e si prende la Provaccia. Va alla Contrada Sant’Erasmo il XXXVIII Memorial Favari disputato venerdì 26 maggio allo stadio “Giovanni Mari” di Legnano. Dopo aver dominato la seconda batteria in groppa a T’appartengo, Andrea Sanna (nella foto di Vittorio Crespi) fa sua anche la finale.

Dietro di lui, in batteria, San Martino con Marco Bitti su Alba solare e le eliminate Legnarello con Jacopo Pacini su Sailor Moon e La Flora – proprio una giornataccia, per i rossoblù – con Salvo Vicino su Vandà. In precedenza, nella prima batteria, l’aveva spuntata San Magno con Niccolò Farnetani su Angelo rosso e si era qualificata alla finale anche la rivale San Bernardino con Gabriele Lai che montava Anda e bola; fuori Sant’Ambrogio, i cui colori erano difesi da Alessandro Cersosimo su Zio Fester, e San Domenico, rappresentata da Alessio Giannetti su Vento fresco.

In finale Sanna ha preceduto, nell’ordine, San Magno, San Bernardino e San Martino. Il cavallo atleta premiato è stato Genarmoly.

Bonito: «Il nostro per il Palio è vero amore»

«C’è una parola che è strettamente legata all’essenza del Palio. Questa parola è passione – ha detto nel suo discorso il Gran Maestro Raffaele Bonito – Per tutti il termine passione ha un valore e significato molto ampio e, generalmente, tutti definiamo la passione come un forte interesse per qualche cosa. Sebbene i contradaioli provino un forte interesse verso la storia, la tradizione, la ritualità del Palio e i suoi 847 anni, nel nostro caso il termine passione rappresenta molto altro ancora. C’è un sostanziale trasporto emotivo, psicologico e passionale.

«La passione per il Palio e nel Palio – ha proseguito Bonito – è un sentimento intenso e travolgente, che può sconvolgere l’equilibrio di una persona, la sua capacità di giudizio e di controllo, come se si trattasse di un forte e profondo amore. Noi siamo follemente innamorati della nostra manifestazione storica tanto da offuscare ogni altro pensiero. Perché il Palio non si vive e basta. Il Palio si ama; si deve amare. E come ogni vero amore è totalizzante. Ma esiste anche un altro lato della medaglia. La parola passione deriva da un verbo latino che significa “patire, soffrire” e nell’italiano antico aveva il significato di “sofferenza, dolore”. La sofferenza per l’attesa di quell’ultima domenica di maggio così magica è un’esperienza bellissima ma mantiene una sfumatura di dolore, perché quella domenica non è eterna. Esiste il dolore di una probabile delusione durante la gara ippica, ma questo lato negativo viene subito trasformato in una proiezione verso il domani. È uno sprone a far sempre meglio; a dare il massimo. Che questo Palio e tutti i Palii futuri siano sempre densi di passione».

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