Il Foglio: “Caruso è assessore grazie a Santanché, che doveva sdebitarsi con lei”

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Daniela Santanché e Francesca Caruso

GALLARATE Da Daniela Santanché a Francesca Caruso il passo è breve. Meglio, il passo sarebbe breve secondo la sottolineatura di Michele Masneri, che sull’autorevole Il Foglio di Claudio Cerasa, dedica una paginata alla contestatissima ministra del Turismo in quota Fratelli d’Italia. Così, parlando e un po’ sparlando di “nostra signora delle spiagge”, cioè la Santanché, delle sue avventure e disavventure imprenditoriali che l’hanno messa al centro di pesanti contestazioni politiche (mercoledì dovrà riferirne in Parlamento), tira in ballo l’assessore regionale alla Cultura, la gallaratese Caruso, di professione avvocato e già componente della giunta di Palazzo Borghi. Con lei la rappresentante del governo Meloni ha (avrebbe) avuto l’obbligo di sdebitarsi. In che modo? Convincendo o forse obbligando il centrodestra di Palazzo Lombardia a riservarle un posto di primo piano accanto al presidente Attilio Fontana, nientemeno che il posto di assessore alla Cultura.

Candidatura a sorpresa

Mica bau bau micio micio, visto che il prestigioso incarico all’inizio doveva essere assegnato a personaggi come Stefano Zecchi, o Melania Rizzoli o, addirittura, prestando orecchio alle indiscrezioni di quel momento, come Vittorio Sgarbi. Invece no, ecco spuntare a sorpresa Francesca Caruso. “La cui unica esperienza politica – scrive malignamente Il Foglio – era stata la carica di assessore alla Sicurezza, Polizia locale e Protezione civile a Gallarate (!)”. Una questione, questa della presunta incompetenza, che aveva tenuto banco fin dal giorno dell’annuncio dell’esecutivo lombardo (era il 10 marzo scorso), alimentata a beneficio della stampa “cattiva e irriverente” dalle rivelazioni dello stesso neo assessore sulla parentela col sassofonista Fausto Papetti; una questione, dicevamo, che pareva definitivamente chiusa.

Il finanziatore misterioso

Invece no, ecco Il Foglio. Al quale lasciamo per intero la spiegazione, suggestiva anziché no, del motivo per cui la Santaché avrebbe brigato per sdebitarsi con la sua amica di partito. Testuale: “Le voci dicono che Santanché, responsabile per Forza Italia (o forse Fratelli d’Italia? ndr) delle nomine degli assessori lombardi, dovesse sdebitarsi con l’avvocatessa prestatale da La Russa (Caruso lavora o lavorava nello studio legale del presidente del Senato, ndr) per risolvere qualche piccolo problema relativo alle candidature Politiche. Poiché la sua concessionaria Visibilia doveva un milione e mezzo al fisco, ed era stata avviata un’istanza di fallimento con fascicolo aperto per bancarotta e falso in bilancio, urgeva risolvere la questione. Altrimenti la nostra neo-ministra al Turismo non avrebbe potuto candidarsi. Ma l’abile avvocatessa Francesca Caruso avrebbe risolto il problema trovando un finanziatore che avrebbe versato due milioni e mezzo nelle disastrate società… Mentre Caruso, timida e restia alle apparizioni pubbliche (a differenza dell’antenato sassofonista) oggi non è per niente contenta, voleva qualcosa di più inerente al suo curriculum”.

La commedia

Vero oppure no? Ne riferiamo per dovere di cronaca; che siano verità, sgangherate ricostruzioni o, peggio, fantapolitica non si sa. Ma in fondo, a fronte della politichetta dei nostri giorni, interessa saperlo? Di decisivo, in questa storia, c’è soltanto il lavoro amministrativo che fa e farà l’assessore Caruso. Lavoro del quale dovrà rendere conto ai lombardi. Il resto potrebbe essere scambiato per commedia o, peggio, avanspettacolo. Ma sarebbe un errore.

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