Il libro del generale? Non lo leggo

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Il generale Roberto Vannacci, autore del libro "Il mondo al contrario"

di Gian Franco Bottini

Finalmente! Tiene finalmente banco la solita questione estiva per la quale si può fare un po’ di chiasso mentre la benzina silenziosamente cresce, le famiglie stanno comprendendo che le vacanze saranno sempre di più un lusso e l’autunno si prospetta “caldo “ anche se le scorte di gasolio sono a buon punto. Parliamo del caso di tale generale Vannacci, che fino ad ieri avrebbe fatto esclamare al Manzoni “…chi è costui?” e che in poche ore sta combinando un bel trambusto nelle stanze di un governo che, malgrado le creme dopo-sole del ministro Crosetto, dimostra di avere sempre di più “la pelle sensibile”.

Al centro del temporale c’è un libro (che confessiamo di non aver letto e di non avere, pur con tutto il rispetto, nessuna intenzione di leggere) nel quale il suddetto militare, facendo di ogni erba un fascio,  pare abbia investito alcune aree sociali (gay, immigrati, femministe, ambientalisti e altri) di giudizi non sicuramente delicati, dichiarando altresì la certezza di rappresentare l’opinione della maggioranza degli italiani.

Abbiamo dichiarato la nostra mancanza di interesse per il contenuto del libro, non certo per spregio o preconcetta presa di posizione, ma perché riteniamo che nulla di nuovo si potrebbe aggiungere all’ annosa marea di discussioni sull’argomento, se non, ci pare di aver capito, qualche fantasiosa novità dispregiativa alla quale non siamo francamente interessati. Non ci permetteremo quindi di entrare nel merito delle molte opinioni espresse dal generale, che non escludiamo in qualche sua parte potremmo anche condividere; qualche considerazione sul contorno climatico che si è politicamente creato, ci pare però interessante poterla effettuare.

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Gian Franco Bottini

Si è fatto un immediato ricorso alla Costituzione e al sacrosanto diritto di opinione e di espressione di ogni cittadino. Ci è parsa una sottolineatura doverosa ed importante ma carente di una precisazione che, senza voler mostrare la sicumera di Vannacci, pensiamo possa essere condivisa da una gran parte di italiani. Chi ricopre un ruolo istituzionale personalmente la può pensare come crede ma, se non vuole incrinare la credibilità del ruolo stesso, non può dimenticare di rappresentare tutti  i cittadini e di dover rispettare tutte le opinioni.

Non si può certo negare che, per la divisa che indossa, Vannacci abbia un ruolo istituzionale e che della cosa lui non ne abbia minimamente tenuto conto come invece, correttamente, ci pare abbiano fatto sia il premier Meloni che il ministro Crosetto, che personalmente, per la loro appartenenza politica, non ci stupiremmo se qualche idea del generale la potessero condividere.

Di Vannacci vengono riportati i meriti acquisiti nel suo ruolo di militare, capace di rappresentare egregiamente la nostra nazione nel mondo e ci spiace sinceramente che se una metà degli italiani, come lui dice, ne farà il suo eroe, l’altra metà,  in virtù di un suo peccato di presunzione, troverà la ragione per svilire i suoi meriti.

La questione Vannacci è stato il classico “sasso nello stagno” del centrodestra e attenuerà i benefici delle vacanze albo-pugliesi della Premier, ancora una volta chiamata a dipanare una delle inutili matasse che si sovrappongono ai più reali problemi contingenti. Mentre i “Fratelli” sono rappresentati dall’evidente imbarazzo del loro Ministro della Difesa, Salvini non manca di gettare un’esca avvelenata che come sempre resterà senza la preda e Tajani, con le solite dichiarazioni “lessate”, più che un leader pare un commestibile da servire con maionese di contorno.

“Un  uomo sa quello che vuole. Un politico sa quello che vogliono gli altri”, un aforisma che se avessimo la certezza fosse a conoscenza di Vannacci ci creerebbe qualche preoccupazione. Questo perché, con la sua dichiarata certezza di saper rappresentare la maggioranza degli italiani, confesserebbe che in quel momento lui era conscio di “far politica” e non certo di avere uno sfogo personale Ciò ci preoccuperebbe non poco. Non perché il generale svelerebbe delle ambizioni parlamentari, cosa scontata per le malelingue ma del resto credibile dati gli usi e costumi della politica italiana, ma perché ogni qualvolta la politica si mette in divisa, sotto qualsiasi latitudine qualche pensiero lo crea.

Con le elezioni europee incipienti, la Meloni, con le sue legittime ambizioni di leader di un democratico conservatorismo continentale, sulla vicenda Vannacci ancora per poco potrà giocare a nascondino.

bottini vannacci crosetto – MALPENSA24