Il sindacato: «Polizia locale allo sbando. Agenti non assicurati e mezzi dimenticati»

Varese Alex Conte Polizia Locale
Da destra Alessandro Conte e Cristiano Angioy

VARESE – Come l’onda anomale in un mare all’apparenza piatto. Il malessere degli agenti di polizia locale viene fuori come uno tsunami. Dal mancato rinnovo dell’assicurazione per tutelare gli agenti in caso di danni provocati da terzi, al parco mezzi che perde pezzi. Senza dimenticare il sistema di videosorveglianza in grave sofferenza e gli spazi di lavoro non adeguati e sanificati, in questo periodo di Covid, una a tantum. Problematiche messe sul tavolo da Alessandro Conte, segretario provinciale del Sulpl (Sindacato Unitario Lavoratori di Polizia Locale).

«Non siamo più assicurati»

«Non possiamo più stare zitti – dice Conte – abbiamo troppi problemi irrisolti. E l’ultimo è quello del mancato rinnovo dell’assicurazione che tutela gli agenti in caso di danni arrecati da terzi. Che è scaduta il 20 ottobre scorso, a inizio della seconda ondata del Covid e non è stata rinnovata. Senza dirci nulla e senza spiegare i motivi. Tanto che l’abbiamo scoperto solo nel momento in cui un collega si è rotto un braccio».

Di tutte le problematiche della polizia locale, legate alla sicurezza del personale e del posto di lavoro, ne ha parlato Conte, accompagnato da una delegazione di colleghi, durante un incontro con il commissario cittadino della Lega Cristiano Angioy. Il quale ha commentato proprio il mancato rinnovo della copertura contro gli infortuni: «Assurdo che hanno mantenuto l’assicurazione per i politici, ma non per chi, come gli agenti, lavora ogni giorno a contatto con situazioni potenzialmente pericolose. E stiamo parlando di una spesa di 50 euro all’anno per agente, per un totale di circa 5 mila euro l’anno».

«Chi può se ne va»

I presenti hanno raccontato anche una serie di episodi in cui gli agenti hanno avuto a che fare con soggetti potenzialmente pericolosi. «In un caso – racconta Conte – abbiamo dovuto chiedere persino le tute protettive ai volontari delle rocce rossa perché il comando non ci ha fornito gli strumenti anti Covid adeguati. Per non parlare delle divise che sono le stesse di cinque anni fa».

E qui entra in gioco l’elenco di mascherine non fornite o date in numero esiguo: «A nostra disposizione abbiamo avuto una mascherina non chirurgica e 10 Fpp2. E ogni volta dovevamo valutare quale utilizzare e segnalare l’utilizzo della protezione certificata». Ma non solo: «Ci siamo pagati i tamponi di tasca nostra quando siamo entrati a contatto con soggetti poi scoperti positivi. Il comando invece ha coperto il costo dei test solo saltuariamente. E la santificazione veicoli è stata quasi inesistente. Le auto di pattuglia sono state sanificate sette volte in nove mesi, gli uffici puliti una volta ogni quattro giorni per due mesi. Poi basta».

Quella che emerge è una situazione di difficoltà: «Lo confermano le richieste di mobilità – dice Conte – che nel 2019 sono state 31. Abbiamo perso colleghi molto validi e uno degli ultimi 7 agenti assunti è già andato a lavorare in un altro Comune. Numeri che fanno capire la complicata situazione in cui lavoriamo. Oltre a tutto questo, abbiamo un parco mezzi che non viene manutenuto. O meglio, quanto è stato fatto sulle auto è solo perché a breve ci sarà  la Tre Valli».

Il quaderno delle doglianze poi si completa con la casetta della polizia locale di Piazza Repubblica: «Sono mesi che l’aspettiamo ed è arrivata solo ora» e con il sistema di videosorveglianza «che conta telecamere ormai superate e per lo più inutilizzate perché fuori uso».