Il sindaco di Fagnano asfalta le strade e le minoranze: «Le polemiche? Meglio i fatti»

Il sindaco di Fagnano Olona Marco Baroffio

FAGNANO OLONA – Ha da poco tagliato il nastro del primo anno da sindaco e Marco Baroffio dopo dodici mesi alla guida del paese “scatta” la fotografia di questa prima parte di mandato. Dall’infinito, «non per colpa nostra», cantiere del Galfra alla riqualificazione del cinema Apollo, «che non è sparito dal nostro programma e che confermiamo di voler recuperare». Senza dimenticare il piano delle asfaltature, la nuova ciclopedonale e Colonia elioterapica e mensa Rodari in fase di progettazione.

Oltre alle grandi polemiche. Al Castello, infatti, pur essendo cambiato “l’ordine degli addendi” il risultato non è cambiato: ovvero il rapporto tra maggioranza e minoranza (indipendentemente da chi da sta da una parte piuttosto che dall’altra) è conflittuale e non c’è verso di smentire la storia.

Sindaco Baroffio, un anno fa vinceva le elezioni alla guida di Siamo Fagnano. Dopo dodici mesi qual è il suo primo bilancio?
«Parto da un numero che ritengo significativo, ovvero quello degli atti di giunta. Sono 195 le delibere approvate, di queste 145 nell’anno in corso».

Il lavoro di un’amministrazione non lo si può giudicare solo dal numero di delibere, non crede?
«Certo, il giudizio dipende anche da cosa si è fatto, ma anche in questo caso direi che l’elenco è piuttosto lungo. Abbiamo messo in cantiere e stiamo realizzando un piano asfaltature da 600 mila euro, sistemato una serie di attraversamenti pedonali con piattaforme rialzate e con la ciclabile che collega il parco Beslan all’Avis – Aido abbiamo completato un percorso in sicurezza che va dalla periferia al centro».

Le opposizioni però hanno un elenco altrettanto lungo di cose non fatte. Come risponde?
«Che Siamo Fagnano amministra da un anno. Pensare che in dodici mesi tutto il nostro programma sia realizzato, francamente mi sembra esagerato. Però non mi sottraggo alle critiche e tra le cose non fatte toglierei quelle avviate o che partiranno. Mi riferisco alla Colonia Elioterapica, dove siamo in fase di progettazione definitiva; al refettorio delle Rodari e alla palestra di via Venegoni».

Tasto dolente il Galfra. L’ultima querelle attorno al campo sportivo è l’utilizzo del campo nuovo con cantiere ancora aperto. In ogni caso quando finiranno i lavori ormai in ritardo da mesi?
«Andiamo con ordine. Nelle convenzione con la società di calcio è inserito il campo a nove, ma il documento parla di struttura ancora in costruzione».

Insomma, sta dicendo che l’amministrazione non sapeva nulla dell’utilizzo del campo a cantiere non ancora ultimato?
«Sto dicendo che di persona non ho visto ragazzi giocare sul campo. Chi ha fatto la segnalazione però ha fatto il proprio dovere di consigliere. Noi ci siamo mossi di conseguenza».

E la fine del cantiere?
«Abbiamo convocato l’azienda per capire il motivo di questo inspiegabile ritardo. Dopo il ritardo di aprile ci diedero la garanzia di finire i lavori entro i cento giorni di proroga. Questo non è avvenuto. Eppure il materiale che occorre per ultimare i dettagli è lì nel cantiere».

Veniamo al cinema Apollo. Nel vostro programma elettorale è, o forse era (visto che non se ne parla più), il fiore all’occhiello. Perché l’avete derubricato?
«Non abbiamo derubricato nulla ed è nostra intenzione rispettare il programma. Compreso il recupero del cinema Apollo. Quando si amministra però le priorità possono anche cambiare, il programma invece resta. È chiaro che sia deluso chi pensa che avremmo recuperato l’ex cinema con uno schiocco di dita . Però in questi mesi abbiamo avviato l’iter di recupero che prima prevede l’acquisizione e prima ancora una ricognizione per capire se sul territorio esistono altre strutture adibite a sala polifunzionale».

Sindaco, non scherziamo: Fagnano non è una megalopoli e tutti sanno che al momento non esiste una sala polifunzionale sul territorio del paese. Serve davvero una ricognizione?
«Vero, ma esistono delle procedure che vanno rispettate. Questo per dire che dell’Apollo forse non se ne parla ma l’idea di recuperarlo non è tramontata, anzi».

Dall’amministrazione alla politica consigliare. I rapporti con le opposizioni non sono certo idilliaci, non crede?
«Purtroppo è così, ma la cosa mi spiace davvero tanto».

Siete accusati di non voler dialogare e di imporre ogni volta la legge del “ci hanno votato e comandiamo noi”. Cosa risponde?
«Rispondo che per dialogare occorre essere almeno in due. Io ho più volte teso la mano alle minoranze, ma in cambio ho sempre ricevuto calci nel sedere. Alloro dico: se si vuole un confronto ci sono, se invece si cerca solo la rissa mediatica, facciano da soli».

Insomma, su certe prese di posizione parlare di mano tesa non le sembra fuori luogo?
«Si riferisce alla querelle Carlesso – Michelon».

Sì, e per le parole dette (al netto dell’impulsività del momento) l’affermazione, oltre che fuori luogo, è stata anche pesante, non crede?
«Non ero presente quando l’assessore le ha pronunciate. Posso anche convenire che sarebbe stato meglio evitare, ma da quel momento si sono susseguiti due chiarimenti: uno subito dopo la riunione incriminata con Almasio e uno dopo il penultimo consiglio tra Carlesso e la stessa Michelon. Poi c’è stata una capigruppo. Insomma, il chiarimento richiesto mi pare sia avvenuto. Invece in consiglio è arrivata una mozione: il conseguente atteggiamento delle minoranze mi è parso più che altro mediatico. Ecco, forse chi non vuole dialogare è qualcun altro. E mi permetta di aggiungere un’altra cosa».

Prego.
«Sento dire che ci vuole rispetto e concordo. Quello che non comprendo è come mai se in consiglio io cito il “Mago Otelma” sono un sindaco irrispettoso, mentre se un consigliere ironizza tirando in ballo il “Mago di Milano” va tutto bene. No, non va tutto bene e a rimetterci sono i cittadini».

Sindaco, un’ultima domanda. Se dovesse guardare indietro rifarebbe tutto, aumenti compresi, di questi dodici mesi?
«Quando sei chiamato ad amministrare devi fare anche scelte scomode. Detto questo sì, rifarei tutto. Senza modificare nulla. Comprese le scelte più impopolari, ma necessarie. Alla fine poi saranno i cittadini a dire se abbiamo o non abbiamo amministrato bene».