In un convegno la brughiera di Malpensa, prezioso mosaico di habitat naturalistici

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CASTANO PRIMO – Un ambiente naturale da proteggere, importante non solo per le particolari specie animali e vegetali che lo abitano ma anche per permettere la riproduzione ad alcune specie rare. Così è stata presentata la brughiera di Malpensa e di Lonate Pozzolo al convegno internazionale di studio organizzato oggi, sabato 25 febbraio, a Castano Primo da un comitato di associazioni raccolte sotto lo slogan “salviamo la brughiera” (nelle foto). La principale minaccia a quest’area verde del Parco del Ticino è rappresentata ovviamente dall’espansione dell’aeroporto come delineata nel Masterplan 2035, dov’è prevista la distruzione di 19 ettari di territorio vergine.

«Presentiamo dati scientifici – ha spiegato in apertura il moderatore, Dario Furlanetto, a una platea numerosa, attenta e partecipe – ma siamo qui anche per dimostrarci cittadinanza attiva e per una manifestazione di civiltà». Nella cartella distribuita ai partecipanti, fra l’altro, la proposta di istituzione di un nuovo sito di importanza comunitaria e di una Zona di protezione speciale (Zps) all’interno del Parco lombardo della valle del Ticino, secondo le direttive europee Habitat e Uccelli.

Assini: «Molti dubbi sulle compensazioni del Masterplan»

«La brughiera a sud di Malpensa – ha spiegato la prima relatrice, Silvia Assini dell’università di Pavia, responsabile scientifico del progetto Life Drylands – è un habitat di interesse conservazionistico a livello europeo, molto diffuso nell’Europa continentale ma molto meno in Italia, dove ha la peculiarità di essere un ambiente molto secco, con una ricca flora lichenica, ma di avere anche depositi più umidi, come nelle Groane. A Lonate la brughiera ha la tipica struttura a mosaico con diverse fasi vegetali: le tipiche croste biologiche con licheni terricoli, muschi e funghi esclusivi, elementi fioristici non comuni e, ancora, la fase a contatto con i boschi e altre specie arboree.

«Il suo stato di conservazione era sfavorevole e inadeguato ed è poi peggiorato. La minacciano la riduzione della biodiversità vegetale, l’invasione di piante legnose, la mancanza di gestione, la colonizzazione di specie non locali e le espansioni infrastrutturali». Assini ha quindi indicato la soluzione nel “restauro ecologico”, come avverrebbe con il progetto Life Drylands, utile per recuperare un ecosistema degradato o distrutto. Dodici ettari di territorio sono già stati così recuperati in Piemonte (nella riserva naturale della Baraggia del Piano Rosa) attraverso sfalci, l’eliminazione delle specie alloctone e lo spargimento di quelle tipiche. «Le compensazioni attualmente previste per 19 ettari da distruggere – ha aggiunto – prevedono la ricreazione dell’habitat su 12 ettari, ma con tecniche sperimentali che non danno la sicurezza della riuscita; mancano inoltre indicazioni sui materiali da usare e le stesse tecniche hanno dato risultati diversi».

Bogliani: «Ambiente da tutelare anche per la riproduzione»

Per lo zoologo Giuseppe Bogliani, presidente del Ciso-Centro italiano di studi ornitologici, questa brughiera è «un habitat aperto in un mosaico di habitat. Proprio dove appare spelacchiata è più preziosa, perché è in una fase transitoria che tende a farsi invadere dagli alberi. Uno di questi, il pruno selvatico americano, avvelena il terreno impedendo la crescita di altre piante». L’esposizione di Bogliani si è quindi sviluppata in un intrigante racconto di «piccole storie di insetti» e altri animali presenti «che non ci sono santi: la Regione deve tutelare in base alle direttive europee con una Zps».

Fra le specie animali, «non tante ma importanti», la stessa farfalla che sull’isola greca di Rodi popola un’intera valletta molto visitata dai turisti; il cervo volante; l’invernina delle brughiere, l’unica libellula che sopravvive all’inverno; fra le farfalle, la graziosa ninfa delle brughiere. A questo proposito, nell’intervento successivo Sam Ellis ha illustrato l’attività svolta da Butterfly Conservation Europe insieme a Simona Bonelli dell’Associazione lepidotterologica italiana.

Fra gli uccelli rapaci, presenti il biancone o aquila dei serpenti e il falco pecchiaiolo; e poi il succiacapre, uccello notturno dal trillo curioso che nidifica per terra e di cui a Lonate sono state censite 25 coppie, facendone l’area con la maggiore densità di questa specie in Europa. In forte calo la presenza negli ambienti di nidificazione dello spioncello, mentre si segnalano lucherini e zigoli muciatti. Fra i mammiferi, è ormai abituale imbattersi nel capriolo, estinto nel Settecento e reintrodotto con successo dopo la costituzione del Parco. Ma per Bogliani la brughiera è «un ambiente naturale protetto importante anche per la speranza di riproduzione di alcune specie come il ramarro, scacciato dalle zone coltivate, e la martora, tornata nella valle del Ticino grazie alla protezione».

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