“Mai più così belli”, gli incontri letterari di BA Cultura si concludono a Hollywood

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BUSTO ARSIZIO – «Quello della Nuova Hollywood è stato un periodo nel quale, nel cinema americano, è stata sfidata, presentando un’analisi libera della società, tutta una serie di censure che vigevano fin dagli anni Trenta». Nella serata di ieri, mercoledì 29 luglio, Matteo Inzaghi, introdotto dalla vicesindaco Manuela Maffioli, ha presentato nel giardino della biblioteca civica di Busto il libro “Mai più così belli”: di fronte a una platea che annoverava l’europarlamentare Isabella Tovaglieri e il sindaco Emanuele Antonelli, il direttore di Rete 55, dialogando con la giornalista Francesca Cisotto, ha raccontato un momento straordinario, «impossibile da ripetere per la concentrazione di talenti in così poco tempo».

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Una pallottola in faccia

«Tutti concordano sul fatto che l’epoca della Nuova Hollywood sia terminata con il fiasco de “I cancelli del cielo” di Michael Cimino, ma non su come sia iniziata. Io la identifico con una pallottola, quella che colpisce in piena faccia uno dei personaggi di “Bonnie and Clyde”, pellicola del 1967 che si apre con il corpo nudo di Faye Dunaway». Segna un periodo storico nel quale gli Stati Uniti, a fronte di traumi come gli assassinii dei Kennedy e di Martin Luther King, la guerra in Vietnam e lo scandalo Watergate sono costretti ad aprire gli occhi e acquistare una consapevolezza ormai incompatibile con ciò che era stata, fino ad allora, la visione naif dei film hollywoodiani. «Uno dei temi ricorrenti è il nemico che viene da dentro, come in “Alien”, “La Cosa”e nel caso degli zombi: diventa impossibile fidarsi di amici e familiari, fino all’estremizzazione de “L’esorcista”, in cui a essere posseduta dal demonio è una ragazza innocente».

La dialettica rimessa in circolo da Trump

«Credo di essere stato l’unico bambino al quale i genitori scrivevano le giustificazioni perché a scuola si addormentava in continuazione: succedeva perché restavo alzato fino a tardi a guardare i film. Però loro mi autorizzavano da farlo». Appassionato di cinema da sempre, Inzaghi ha deciso di raccontare una fase del cinema di oltre cinquant’anni prima in seguito all’arrivo nelle sale del remake “Il giustiziere delle notte” con Bruce Willis e di “The Post”, che hanno ripresentato il confronto, negli anni Settanta, tra il film più famoso di Charles Bronson e “Tutti gli uomini del presidente”, l’uno manifesto reazionario e l’altro liberal; «una dialettica che è stata di rimessa in circolo dall’arrivo di Trump». Il giornalista di Varese, che ha ultimato “Lo chiamavano John Wayne”, biografia sul medico e amico Paolo Cherubino, pensa inoltre a una futura opera su Sylvester Stallone, «attore sui generis che ha saputo elaborare in termini critici i personaggi che l’hanno reso famoso».

Una felice eccezione

Come ha ricordato Maffioli in apertura di serata, l’incontro con Matteo Inzaghi è stato «la ciliegina azzurra sulla torta» che ha chiuso gli appuntamenti letterari di BA Cultura con voci e volti femminili del territorio. Lo spazio inedito del giardino della sala Monaco, che tornerà a settembre, ha contribuito a un calendario di proposte che, nel rispetto della sicurezza, «Busto è riuscita a offrire come felice eccezione, al termine del lockdown, anche grazie al lavoro dei tavoli cittadini creati dalla politica». Inzaghi, interrogato dall’assessore all’Identità e al Commercio sulla sua iniziativa di creare mediaticamente, durante il blocco, una rete di interrelazioni per dare stimolo alla cultura, ha osservato: «Aprendo i microfoni per le videointerviste ho toccato vizi e virtù di un mondo frammentato come è quello dell’arte, nel quale non tutti riescono a fare squadra. Però ho ottenuto qualche risultato, uno di questi è la rassegna “Il respiro e la maschera».

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