Josè Mourinho esonerato: la fine di un “Mito” o solo un decadimento temporaneo?

Mourinho rumore nemici

L’esonero di José Mourinho era nell’aria da un sacco di tempo e ora è diventato realtà. Era fisiologico, nell’ordine naturale delle cose. Dal mio punto di vista è un allenatore in profonda parabola discendente, già da troppo tempo. Da almeno tre anni lo Special One non era più tale. Era un Normal One, era uno dei tanti, come mille altri, neppure così brillante dal punto di vista comunicativo.

Il vecchio leone non c’è più

Mourinho che disintegrava gli avversari fin dalla conferenza stampa, che li faceva a fette col ghigno, non c’è più da una vita. Mourinho, capopopolo, è una traccia ormai sbiadita nel cielo del calcio mondiale. Carisma unico, personalità inimitabile, ma un calcio ormai superato. Non è riuscito a stare al passo con l’evoluzione di un calcio che viaggia a ritmi diversi. Da tempo è sceso dal vagone sul quale, invece, continuano a viaggiare “camaleonti” della panchina come Ancelotti, Guardiola, Klopp che si sono adattati, modificando le loro interpretazioni a una nuova evoluzione. Banalmente si direbbe che si sono adeguati al tempo che scorre. Mourinho no. Che sia il suo canto del cigno? Magari l’esonero allo United potrà essere un toccasana, per il rilancio di una carriera magnifica. O magari, come credo io, sarà la pietra tombale.

Ma una storia da vincente

Resta il fatto che si sta parlando di un grande di questo sport. Uno che ha vinto due Champions, non con Real e Barcellona, ma con Inter e Porto. Un fuoriclasse assoluto della parola, un comunicatore inarrivabile. Difficile pensare che un’altra big del calcio europeo possa affidarsi di nuovo a Mourinho dopo il fallimento di Manchester. Un fiume di soldi bruciato in un amen a fronte di risultati scarsi. Qualche trofeo alzato al cielo, ma nulla di clamoroso rispetto agli investimenti effettuati. Da fuori, è sembrato più un leone spelacchiato che non il Re della Savana che spadroneggiava in lungo e in largo tra Italia, Spagna e in Inghilterra. Il segnale più chiaro di decadimento secondo me sta nella brutta sensazione che ha dato di uno spogliatoio che non era più pronto a gettarsi nel fuoco per lui. Prima lo avrebbero fatto tutti. Si sarebbero tagliati un braccio per lo Special One. Ora non è più così. E per uno come lui, non maestro di tattica, ma fenomeno di gestione e di comunicazione, è praticamente tutto. La base. L’essenza del “mourinismo” che crolla, trascinando con sè la panchina nel precipizio.

Josè Mourinho vincente Malpensa24