La grande confusione fra Moldavia, Russia, Cina e Usa

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Vladimir Putin e Xi Jinping, vertice a Mosca. Quali sbocchi?

di Ivanoe Pellerin

La Moldavia, ex repubblica sovietica con capitale Chisinau, è un piccolo paese di 2,6 mln di abitanti, situato fra Romania e Ucraina con un confine di 1.222 Km. Dunque ha meno abitanti della Lombardia ed è poco più grande della Sicilia. Dal 24 dicembre 2020 il governo filoeuropeista e filo atlantista è guidato dalla signora Maia Sandu.

La guerra ha comportato la netta riduzione dell’importazione del gas russo e delle forniture di elettricità dall’Ucraina con l’inevitabile impennata dei prezzi dell’energia e la notevole ascesa dell’inflazione. Questo ha provocato l’aumento della povertà in una larga parte della popolazione, sostenuto anche dall’arrivo di circa 700.000 profughi dai territori ucraini di confine. L’opposizione ha cavalcato il malcontento ma fino ad ora il governo ha tenuto sulle posizioni già espresse durante la campagna elettorale con un equilibrato intervento delle forze dell’ordine.

Falce e martello

La bandiera della Transnistria, la repubblica secessionista ma non riconosciuta parte della Moldavia, porta ancora i simboli della falce e martello. È una piccola fetta di territorio con mezzo milione di abitanti fra la riva orientale del fiume Dniester e il confine ucraino. Un piccolo “contingente di pace” di soldati russi “garantisce” l’ordine pubblico dopo i disordini separatisti risalenti al 1992, dopo il disfaccelo degli stati satelliti dell’URSS, in spregio ai trattati che vorrebbero la Moldavia neutrale. In realtà i russi sostengono l’opposizione russofila di un controverso imprenditore, tale Ilan Shor, che i servizi ucraini dicono essere legato al Fsb, il servizio segreto di Mosca.

Zelensky ha già tuonato parecchie volte circa il pericolo che il governo di Chisinau sia rovesciato a favore di un altro tipo Quisling. La tensione si è concretizzata qualche giorno fa quando il portavoce di Putin, Peskov, ha ammonito il governo moldavo affermando: “State molto, molto attenti a mettere in discussione la presenza delle forze russe in Transnitria.” Forse Putin ambisce a riguadagnare non solo il Donbass, ma l’intero Russkij Mir, lo spazio russo, nel quale insieme all’Ucraina vi sono la Moldavia, la Bielorussia e le altre repubbliche ex sovietiche divenute indipendenti nel 1991. Da questo punto di vista è una fola la supposta risposta di Putin all’espansionismo della NATO.

La visita di Xi a Mosca

In questa complicata situazione occorrerà valutare cosa porterà in dono l’autocrate cinese alla corte dello zar russo intorno alla sua vista. Prima dell’invasione, Xi pensava che l’esercito russo fosse il secondo esercito più forte al mondo; un anno dopo sa che è il terzo in Ucraina dopo la Divisione Wagner. Questo potrebbe far cambiare i piani della Cina circa la possibilità che la dichiarata alleanza “olimpica” con la Russia possa in qualche modo modificare l’ordine mondiale ancora basato sulle coordinate occidentali. Il nostro Federico Rampini ipotizza che “la guerra in Ucraina possa configurarsi come uno scontro tra il G7 dei paesi ricchi contro un G77 che unisce la maggioranza dell’umanità.” (Corriere della Sera, 21 febbraio 2023).

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Ivanoe Pellerin

La notevole integrazione dell’economia cinese con i mercati occidentali rende molto delicate le posizioni del governo della Cina proprio nei confronti di quel mondo occidentale “decadente” che Xi vorrebbe contrastare. Il 2022 ha già segnato un nuovo record nell’attivo commerciale cinese verso gli Stati Uniti. La dipendenza di importanti imprese occidentali nei confronti del mercato cinese, per esempio quello delle terre rare, è ancora molto importante. Quali risonanze potrebbero affermarsi nel caso che Xi decidesse di appoggiare pubblicamente la Russia in fatto di armamenti?

Fino ad ora la Cina ha lucrato abilmente e vantaggiosamente fra le logiche economiche del mondo globalizzato ma il prossimo futuro è già denso di ombre minacciose.

La condanna di Putin

Un altro elemento. La condanna di Vladimir Putin emessa dalla Corte Internazionale dell’Aja, istituita il 1° luglio 2002, cambierà poco le sorti del conflitto. Ricordo che fra i 123 firmatari dello Statuto di Roma che nel 1998 ha istituito la Corte Internazionale dell’Aja mancano alcuni degli Stati più importanti del pianeta come la Russia (appunto), la Cina, gli Stati Uniti e l’India e che l’accordo non ha validità sul loro territorio. Il mandato ha validità solo nel caso in cui Putin metta piede in uno degli Stati che aderiscono alla Corte che, pur essendo in maggioranza numerica rispetto a quelli che ne sono fuori, rappresentano una minoranza della popolazione mondiale. Questo significa che la vicenda si riduce, a mio parere, ad una messinscena senza alcun effetto reale. Forse parlare di aspetti etici e morali in un ambito di guerra fa un po’ sorridere. Ma in un modo iperconnesso con elementi simbolici che invadono il nostro immaginario, questi aspetti possono realizzare una pressione politica di notevole portata. Ricordate le manifestazioni e le proteste negli USA contro la guerra del Vietnam?

Non vi è dubbio che ora la Cina dovrà esser molto attenta ad approfondire l’alleanza con lo zar di Mosca ed anche che Putin dovrà essere molto cauto nel trattare la delicata posizione della Moldavia, pena un reale isolamento sul piano internazionale che non si può permettere.

Cari amici vicini e lontani, questa è la situazione: la Moldavia minacciata dalla Russia minacciata dagli USA minacciati dalla Cina. Non vi sembra una grande, difficile e pericolosa confusione.

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