La parole a vanvera del “facciamo rete” di sindaci e Europa

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di Gian Franco Bottini

Qualche giorno fa, un certo numero di sindaci della nostra provincia era in “gita premio” a Bruxelles e cercava di nobilitare la propria turistica trasferta affermando, come fosse una grande trovata, un concetto vecchio come Noè : “Dobbiamo fare rete!” Peccato che, in loro assenza, sulla stampa locale sbocciava la polemica del centrodestra di opposizione legnanese verso il suo sindaco di centrosinistra ,accusato di portare avanti importanti progetti (in particolare di teleriscaldamento) senza coinvolgimento del  proprio Consiglio . Guarda caso, qualche giorno prima a Busto, la stessa accusa sullo stesso tema,  era stata avanzata, a parti invertite, dalla minoranza di centrosinistra al proprio sindaco di centrodestra.

Forse i sindaci la “rete” se la fanno fra di loro ( ne dubitiamo, ma sarebbe già qualcosa); sicuramente non la fanno i partiti che, a quanto pare, se di diverse città manco si parlano. Proprio a Bruxelles e proprio nelle stesse giornata si discuteva fra i Ministri dei vari Paesi su come trovare una unità di intenti , “facendo rete”, per attenuare le difficoltà create dai  problemi energetici e  proprio nelle stesse ore, la Germania adottava una sua autonoma soluzione, stanziando  un paperonico monte di miliardi, alla faccia della “rete” e dei più squattrinati paesi “confratelli”.

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Gian Franco Bottini

Con le debite proporzioni i due fatti ci dicono che il parlar di “rete” è uno dei tanti parlar a vanvera di questi giorni (quanti ne abbiamo sentiti durante la campagna elettorale); se non ci si  scrosta dal diffuso egoismo che fa da solido sfondo alla realtà dei nostri tempi chi lo fa cade, oltre che nell’ovvio, anche nel ridicolo. “Ognuno per se, Dio per tutti!” Pregando il Padreterno di mantenere le attenzioni espresse nella seconda parte di questo antico proverbio, è il caso invece che la prima parte venga completamente dimenticata e in particolare da coloro, soprattutto in Europa, che  sempre di più pare la stiano valorizzando

Che l’Unione Europea sia un organismo fragile e sfarinato, lo si sa; la sua reazione in tempi di covid  le aveva comunque fatto fare un importantissimo salto di qualità, sulla strada di una entità coesa e unitaria, soprattutto nei momenti di difficoltà . Un salto da  consolidare con piedi fermi sulle posizioni conquistate e non traballanti come oggi invece appare.

“Passata la festa…..”, come sempre, si tende a dimenticare, ma con l’arrivo di una guerra e delle difficoltà energetiche (già da tempo sullo sfondo e che la guerra ha solo aumentate ) la “festa” è tutt’altro che finita e, seppur di altro genere, le difficoltà di oggi sono anche superiori e più complesse, di quelle di ieri. Difficoltà più complesse perché non percepite da tutti con la medesima intensità: per alcuni maggiori, per altri più gestibili e per qualcuno addirittura un grande affare. Non si offenderà nessuno, infatti, se si afferma che Paesi Bassi, Norvegia e Stati Uniti sulla partita del gas stanno facendo una ricca “cresta”.

Sintesi difficile da trovare senza la rinuncia ad egoismi di parte; sintesi difficile soprattutto in una Europa dove vige un ancestrale diritto di veto che così come configurato è il nemico giurato di una “unità” della quale , per varie ragioni, c’è assoluta necessità.

Questa crisi energetica ha portato prepotentemente a galla tutta la fragilità della nostra  vecchia Europa e rischia di essere un detonatore pericolosissimo, che se non rapidamente disinnescato può far esplodere il tutto. I tempi stringono e non c’è spazio per incontri, traccheggi, veti e chiarimenti; d’altra parte con le attuali regole di convivenza ( più vicine a quelle di un’associazione di volontariato che non a quelle di una entità governante) e con i tanti venti di egoistico sovranismo che spirano in Europa, l’ottimismo è difficile che trovi casa.

Il momento è delicato e l’Europa, se non sull’orlo di un baratro, su un crinale molto pericoloso c’è. Se sul problema energetico  la decantata unità ”salta”, allora inevitabilmente rischiano di saltare anche il concetto di “occidente”, la posizione rispetto alla guerra in Ucraina, la presenza “quasi” paritaria con gli Stati Uniti nella Nato, la dimensione  minima per essere “contrattualmente” adeguati nei rapporti con le forze orientali, Cina in primis. In parole povere ”l’Europa” sta rischiando di ritornare ad essere semplicemente  un vecchio e stanco continente geografico più che una realtà politica.

In Italia la situazione potrebbe ancor più complicarsi per le logiche difficoltà di un cambio di governo. E’ questa  una occasione importante per i nostri politici di dimostrare  maturità e decantato “patriottismo” , smettendo di essere in continua campagna elettorale, accantonando gli egoismi di parte, facendo proprio il concetto di “unità”,  perché  non è più il momento del cazzeggio, ma quello dei fatti .

Ma sinceramente anche su questo, l’ottimismo fatica a trovar casa.

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