La politica debole, Milano ci colonizza

museo tessile busto

di Gian Franco Bottini

A molte generazioni di bustocchi, fin dalle loro prime classi elementari, è stato infarcita la testa con l’informazione che la loro città, in virtù del suo antico primato nel campo tessile, si è da tempo guadagnata la definizione di “Manchester d’Italia”. A riprova di questi meriti, purtroppo trascorsi, il suo più importante seppur un po’ stantio museo, è proprio dedicato a questo tema e la suddetta definizione viene ancor oggi frequentemente ostentata. E’ pur vero che se a qualche giovane bustocco si parla attualmente di Manchester c’è l’altissima probabilità che ci si chieda di rimando se parliamo del “City” e dell’”United” di calcistica natura, ma la difesa di prestigiose , seppur antiche, memorie fa parte dell’orgoglio cittadino. Roma, seppur oggi sporca e disastrata, per i romani è e sarà sempre la “città eterna”.

Tutto ciò per motivare il nostro malinconico disappunto quando ascoltando un giorno, sul far del mezzogiorno, Rai 1 (non Radio Mariuccia!) si definiva Biella la “Manchester d’Italia”. Più che il disappunto per quello che poteva essere un errore del giornalista, ci ha pervaso la frustrazione nel dover considerare che, al di là di non essere riusciti a crearne di nuovi, probabilmente non siamo riusciti neppur a difendere gli antichi meriti. E di ciò se ne dovrebbero far carico, per differenti motivi, molte generazioni di cittadini e di politici bustocchi, a partire da quelli che, in tempi non lontanissimi, parteciparono alla distruzione di molto di quel liberty che di quella “Manchester d’Italia” era il simbolo.

bottini colonizzazione politica
Gian Franco Bottini

Più o meno nelle stesse ore è spuntata una più attuale denuncia, relativa al fatto che due importanti realtà del nostro territorio provinciale (la ex-Accam oggi Neutalia e Alfa, il gestore della problematica idrica) sarebbero, in parole povere, finite nelle mani della milanesissima Cap Holding. Una recriminazione nascente dal fatto che gli organici societari e dirigenziali delle due società paiono essere stati “colonizzati” dai milanesi. Difficile per noi non avvicinare le due cose e a non pensarle come una potenziale dimostrazione di una nostra sopravvenuta incapacità nel “fare impresa”. Ora, che negli organici dirigenziali, quelli che riguardano la parte più tecnica della questione, ciò sia avvenuto non dovrebbe sorprendere nessuno. Per chi conosce minimamente le vicissitudini delle due citate società la chiamata in causa di Cap Holding è avvenuta proprio per la pochezza delle capacità gestionali interne e quindi la cosa potrebbe anche essere vista come una corretta ed onesta presa in carico, da parte della società milanese, delle responsabilità per le quali è stata chiamata. D’altra parte i tempi sono cambiati e pensare di poter gestire “autarchicamente” certe problematiche, diventa insostenibile proprio dal punto di vista industriale e la cosa avrebbe potuto, nel caso di Accam dovuto, essere affrontata anche prima se non ci fossero stati in ballo, come poi emerso, dei poco lodevoli interessi della politichetta locale.

Non bisogna comunque dimenticare che la vocazione delle due società è rivolta verso l’acqua, i rifiuti, l’energia e, per molti versi, la salute del nostro territorio. Questo aspetto fa valutare diversamente il problema se visto dal punto di vista societario ( Consigli di amministrazione) , quello che determina le strategie di azione e di investimento, cose che, da parte della politica locale, non possono essere delegate. Ed è proprio su questo punto che vengono denunciate perplessità, quando si adombrano strani connubi e convergenze fra PD e Lega che, se confermati, trarrebbero origine, con tutta probabilità, ben fuori dalla nostra provincia.

Non è certo questa la sede per indagare sulla realtà dei fatti contestati, ma può essere sicuramente quella dove far nascere una riflessione che origina da lontane discussioni che, tra covid e guai politici nazionali, sono finite, almeno apparentemente, nel dimenticatoio. Si discusse, qualche anno fa, sull’opportunità di un più stretto legame fra la nostra provincia e la città metropolitana milanese. Sembrava prevalere a quel tempo una tendenza negativa, paventando il pericolo di divenire una “colonia dell’impero”. Guarda caso proprio quello che ora si paventa rispetto alle due società! Si tratta di un fatto contingente o della punta di un iceberg? Di certo può essere l’occasione per rivedere certe posizioni, dopo aver ovviamente fatto luce sulla realtà delle situazioni contestate, per comprendere se si è di fronte a una non improbabile debolezza della nostra politica provinciale o a una connivente e strisciante “colonizzazione”.

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