L’Apollonio sogna con Massimo Ranieri: «Il mare c’è ancora, bisogna cercarlo»

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VARESE – È stato con le canzoni “Quando l’amore diventa poesia”, “Mia ragione” e “Erba di casa mia” che ieri, sabato 17 dicembre, Massimo Ranieri ha aperto le oltre due ore e mezzo a Varese per il concerto del tour “Tutti i sogni ancora in volo”: «E devono continuare a volare – si è così rivolto l’artista napoletano al caloroso pubblico dell’Apollonio – il sogno è innato nell’essere umano. “Io sogno” non è così diverso da “io sono”. Lo disse anche Shakespeare, siamo della stessa materia di cui sono fatti i sogni».

Canzoni d’amore

«Non ci penso neanche a smettere di sognare», ha ribadito Ranieri. «Per venticinque anni ho sognato proprio il mio disco appena uscito: tra le canzoni c’è “Lettera di là dal mare” scritta con Fabio Ilacqua, che abita proprio qui a Varese. O “La mia mano a farfalla”, piccola grande poesia – poi musicata da Franco Fasano – che scrisse Bruno Lauzi, uomo di mare, sull’arto che andava per i fatti suoi perché aveva il morbo di Parkinson. Mai, nei miei sogni più sfrenati, avrei pensato una carriera come questa. Da quando ho cominciato nel 1964 ho cantato a occhio e croce cinquecento canzoni, per il novantacinque per cento parlano di una cosa sola: l’amore. È la sola cosa che conta, io con l’amore “ci farei l’amore”. E a settantadue anni sogno di innamorarmi ancora».

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Il traditore

Tra classici come “Rose rosse” e “Se bruciasse la città” e le canzoni di “Tutti i sogni ancora in volo” hanno trovato spazio alcune confessioni: «Gli amori mi scivolano tra le mani, sono un traditore della peggior specie. Mai però con le altre donne – «speriamo!» è stato un commento dalla platea, che più volte nel corso della serata ha scherzato con Ranieri – , tradisco con il mio lavoro. Per me è fare ogni volta l’amore, lo faccio con ognuno di voi quando canto. Una bella faticaccia: stasera ci sono mille persone, meglio che Rocco Siffredi!». Il cantante partenopeo si però dichiarato «un fan dell’amore a prima vista e un ultrà del colpo di fulmine: un momento dove in realtà succede il contrario di ciò che si pensa. Non è il cuore ad arrestarsi ma, fermo per troppo tempo, ricomincia a battere. Non bisogna avere paura dell’amore, bisogna avere braccia aperte per accoglierlo».

Il palco e «i maestri del sogno»

«La verità è che sono incapace di fare un qualsiasi lavoro pratico. Ma c’è un posto dove so fare tutto: il palco», ha raccontato l’attore e showman, che ha reso omaggio alla musica di Renato Carosone con “Pigliate ‘na pastiglia” e “Tu vuò fà l’americano” ballando il tip tap con Giorgio De Bortoli. «Ero un ragazzo con una bella voce e tanta fame, non solo di cibo ma anche di vita in arretrato. Capii che il palco poteva diventare la mia casa». Tra i «maestri del sogno» ci fu il «signore assoluto del teatro» Giorgio Strehler, con i suoi insegnamenti. Ranieri ha dedicato anche un pensiero a Siniša Mihailović, scomparso il giorno prima: «Grazie per tutto quello che ci hai regalato, come calciatore e come uomo». Quanto ai sogni, «ne ho ancora tanti, dal trovare parcheggio sotto casa mia a un altro scudetto del Napoli. Mai arrendersi, mai smettere di averne: irrealizzabili, ma anche che si possano realizzare. Basta allungare la mano e prenderli: sognare è come innamorarsi e andare in bicicletta, tutto sta a ricominciare».

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«È stato costruito un muro»

«Cambiamento climatico, inquinamento atmosferico e catastrofi varie. Sognare a occhi aperti è bello, ma ogni tanto bisogna anche guardare in faccia alla realtà: stiamo inguaiati», ha osservato Ranieri. «Se continuiamo così, esisterà ancora l’essere umano? Tutto sembra facile: un click ed è fatta. E possiamo essere noi stessi. Ma noi stessi chi? E liberi di fare cosa?».
Come ha ricordato della sua giovinezza a Napoli, «stavo in una stanzulella fredda e scura in cima a un palazzo decrepito. Però da lì potevo vedere il mare, e senza interruzioni pubblicitarie. Ora ci hanno tirato su una fila di palazzi infiniti. Il problema sta tutto qua: è stato costruito un muro. Ma il mare c’è ancora, e bisogna andare a cercarlo. Come avete fatto voi, che siete usciti fuori di casa, rischiando il tutto per tutto: voi siete pazz’! Si dovrebbe andare a vedere fuori che cosa c’è, uscire, confrontarsi. Oggi invece stanno tutti a casa a vedere l’ultima serie in tv, che non è mai l’ultima. Stare al passo con i tempi è diventato faticoso, un vero e proprio lavoro: lo smart-working. Meglio allora uscire e andare al cinema, a teatro, o a emozionarsi a una mostra. Per scoprire che il mare esiste ancora».

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apollonio massimo ranieri mare – MALPENSA24