Lasciò morire la figlia di stenti, la perizia: Alessia Pifferi capace di intendere e volere

Nella foto Alessia Pifferi

MILANO – Alessia Pifferi, la 39 enne a processo per aver lasciato morire la figlia Diana di 18 mesi di stenti, dopo averla lasciata sola in casa per una settimana, era capace di intendere e volere. Lo ha decretato la perizia psichiatrica chiesta dal Tribunale di Milano allo specialista forense Elvezio Pirfo e depositata dalla Corte d’Assise di Milano, dove Pifferi è imputata con l’accusa di omicidio volontario aggravato. Nelle circa 130 pagine di documento depositate, è specificato come “vista la mantenuta capacità di intendere e di volere non è possibile formulare una prognosi di pericolosità sociale correlata a infermità mentale” e che “in presenza di un funzionamento cognitivo integro e di una buona capacità di comprensione della vicenda giudiziaria che la riguarda, sia in termini di disvalore degli atti compiuti sia dello sviluppo della vicenda processuale” Pifferi è capace di stare in giudizio.

Lo scontro con il pm

Sulle condizioni mentali della donna erano stati sollevati dubbi dalle psicologhe del carcere dove è detenuta, finite sotto inchiesta insieme all’avvocato difensore, per aver presumibilmente tentato di fornire una difesa che puntasse a un deficit psichico, oltre le loro rispettive competenze e ruoli.

Partendo da questa relazione secondo la quale Pifferi avrebbe avuto un deficit tale da venire descritta come “una bambina” nella sua percezione della realtà, si era aperto lo scontro con il pm di Milano Franscesco De Tommasi, il quale ha invece sempre affermato che dal suo punto di vista l’imputata fosse nelle sue piene facoltà e abbia scelto volontariamente di abbandonare la figlia senza cibo e acqua, in pieno luglio, per trascorrere alcuni giorni con il suo compagno.

Da qui l’esigenza di stabilire oltre ogni ragionevole dubbio la sua condizione psicologica e mentale, legata alla sua capacità di stare in giudizio ma anche strettamente legata anche alle ipotesi di condanna. La perizia dello psichiatra forense oggi ha dato una risposta, che per la 39 enne significa rischiare l’ergastolo. In tutte le sue dichiarazioni rese in aula, Pifferi ha risposto di non aver pensato che il biberon di latte lasciato alla piccola Diana non potesse bastare. Inoltre, nello stomaco della piccola, sono stati trovati resti di pannolino, il che significa che la bimba ha tentato in tutti i modi o di liberarsi del materiale che le provocava fastidio avendolo indosso da troppi giorni, o di cibarsene.

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