Lega di Busto a cena con il vecchio Capo per ritrovare unità. Il futuro? Un rebus

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BUSTO ARSIZIO – La Lega di Busto, davanti ad una pizza e stretta attorno al fondatore Umberto Bossi (insieme al segretario nazionale Paolo Grimoldi), per ritrovare unità e ragionare sul nuovo corso promosso da Matteo Salvini al Congresso. Ma la svolta salviniana è un rebus che lascia molti dubbi. «Non cambia quasi niente» rassicura Francesco Speroni.

Emozione e selfie per Bossi

Per la guest star della serata, il “vecchio Capo” Umberto Bossi, accompagnato a braccia in sala, è subito standing ovation. Seguita dall’immancabile passerella di selfie e di foto-ricordo. «Sono emozionato» rivela il capogruppo Ivo Azzimonti. Persino un ospite “esterno” come Alberto Riva, di Idee in Comune, arriva a svelare al “Capo”: «Nel mio DNA sono sempre stato un po’ leghista…». Specificando poi, per evitare un effetto vagamente fantozziano: «…per via della mia zia». La cena di Natale nel nuovo salone della Piccola Corte di via del Bosco serve soprattutto a raccogliere fondi per far funzionare la sezione, che ha subito «una legnata», ammette il segretario Speroni, con i sequestri seguiti alla sentenza dei 49 milioni. «Semm chì par tià sü i danè» sintetizza Giuseppe Gorini. All’appello rispondono in 60, con Giusy Basalari alla regia dell’organizzazione. «Uniti si vince sempre» ricorda Paola Reguzzoni, motivando alla compattezza della sezione. Ma qualcuno sussurra: «Sono stato anche ad altre cene di Natale della Lega e ho sempre visto grande armonia. Qui a Busto invece si litiga sempre».

Il giorno dopo il congresso

Curiosità, dubbi e qualche timore. In casa Lega a Busto Arsizio, già ultimo fortino dei bossiani ai tempi delle “scope”, la svolta del congresso di sabato 21 dicembre, che ha sancito la nascita della nuova Lega Salvini Premier, lascia qualche punto di domanda. Soprattutto nelle parole dette “a microfoni spenti”. Perché l’operazione voluta dal leader Matteo Salvini non è ancora stata capita, e tantomeno digerita, al 100%. «Adesso a quale Lega ci iscriviamo? – si ironizza – è un bel problema». Ci si chiede, conversando tra militanti storici, se «con la svolta “nazionale” la Lega si mangerà il Sud, o piuttosto sarà il Sud a mangiarsi la Lega». E ancora: «non si è mai visto un partito che si chiama come il suo leader. Nemmeno Berlusconi era arrivato a tanto». Altri invitano a non sedersi sugli allori: «Salvini quest’estate ha proprio sbagliato su tutta la linea». «E se si farà il governissimo i nostri consensi torneranno a calare».

Per Speroni «non è cambiato quasi niente»

Ma il segretario cittadino Francesco Enrico Speroni, che sabato 21 era all’hotel Leonardo Da Vinci, prova a ridimensionare i timori: «Al di là delle notizie fuorvianti che avete letto sui “grandi giornali”, la Lega Nord c’è e rimane: non è cambiato quasi niente. Non si espande fuori dai confini della Padania, che è sempre dalle Alpi all’Umbria anche nello statuto, ma abbiamo approvato che tutti noi, se vogliamo, possiamo aderire anche alla Lega per Salvini Premier. Che, come simbolo, non ha né l’Alberto da Giussano né alcuna raffigurazione grafica a differenza del nostro. Non è cambiato niente, nello statuto rimane l’indipendenza della Padania. Prima o poi il consiglio federale delibererà l’autorizzazione ad iscriversi alla Lega Salvini Premier, che è altra cosa e ha il suo statuto».

E il doppio tesseramento?

«La doppia tessera? Io faccio quello che fa il Capo» ammette Paola Reguzzoni, consigliere comunale e provinciale che, da buon soldato, ha messo il suo destino nelle mani del partito. «La svolta del congresso? Questa è una fase di transizione – spiega Paola – che la Lega dovesse cambiare, non in termini di obiettivi ma di comunicazione, ci sta perché siamo il partito più vecchio in Parlamento. Ora saranno in vita entrambe le Leghe. L’importante è che gli obiettivi non cambino e che si arrivi alla autonomia». La Reguzzoni, che è militante fin da bambina, non nega che «il rischio» di una perdita di identità «c’è: starà a noi far si che non avvenga. Le nostre istanze sono sempre le stesse da 30 anni a questa parte, e immagino che in Campania o in Calabria siano leggermente differenti. Starà all’abilità del segretario federale tenere tutto in equilibrio. Noi abbiamo sdoganato la questione settentrionale, che è ancora urgente da risolvere, perché anche il Nord comincia a non tirare più».

Pragmatismo e fiducia

In Manuela Maffioli, vicesindaco di Busto Arsizio, prevale la «curiosità di vedere cosa accade» con il nuovo corso salviniano. C’è fiducia: «Compio 30 anni di tesseramento, feci la mia prima tessera prima della maggiore età, allora segretario cittadino Francesco Enrico Speroni, nella primissima sede storica in via Cavour, quando era ancora Lega Lombarda. Ho vissuto tutte le evoluzioni del movimento, così ancora lo chiamo, e guardo questa come l’ennesima naturale evoluzione, certa che tutta la storia, come le persone che hanno contribuito a scrivere tutte queste pagine, saranno sempre e comunque un riferimento importante all’interno di questo nuovo capitolo». È dunque il popolo della Lega la certezza: «La nostra presenza garantisce la conservazione della memoria di un’esperienza fatta di momenti difficili e altri esaltanti. Siamo noi la memoria e l’identità, bisogna guardare avanti forti di questa consapevolezza».

Conta solo tornare al governo

«L’obiettivo numero uno oggi come oggi è andare al governo» ammette l’ex segretario cittadino Giuseppe Gorini. «Cambia qualcosa? Questo lo dobbiamo vedere. Per quanto io sia affezionato all’Umberto, ma di più, purtroppo con quella faccenda lì che gli è capitata, la Lega a più del 10% non andava. Salvini? Visti i risultati, ti devi fidare». L’europarlamentare bustocca Isabella Tovaglieri è certa che «la forza della Lega è quella di essere un partito storico ma nel contempo al passo con i tempi, senza snaturarsi» e confida che «il nuovo anno porti con sé, oltre alle scadenze per le regionali, anche la scadenza elettorale nazionale, per poter arrivare ad un governo più amico e più a misura degli enti locali, Busto Arsizio inclusa».

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