Lega in provincia divisa su tutto. Paola Reguzzoni: «Io sto con la Russia»

BUSTO ARSIZIO – C’è chi le chiama “anime”. E chi osa di più: “Ormai siamo due partiti in uno. Distanti”. Rasoiata che spiazza se esce da bocche leghiste, abituati alla cieca fedeltà al partito. Ma anche alla chiarezza che non lascia spazio a interpretazioni ed elucubrazioni. E che sul Carroccio manca da tempo.

“Stiamo con l’Ucraina o con la Russia?”

Quella salviniana è un’altra Lega. «Una Lega che alla base del partito dice una cosa – aggiunge un altro militante – e che al governo ne vota un’altra». Risultato: tra il Carroccio di governo e quello di lotta c’è in mezzo la militanza smarrita su ogni tema: dal reddito di cittadinanza, al green pass. Passando per l’elezione di Mattarella, per arrivare alla guerra in Ucraina e alla missione di Salvini al confine polacco.

Tema (insieme agli altri) toccato durante la riunione dei leghisti del Sud della Provincia (ieri, lunedì 28 marzo), durante la quale Paola Reguzzoni ha lasciato più un presente a bocca aperta. «Io tifo per la Russia», pare abbia detto nel suo intervento sulla linea comunicativa del partito. Presa di posizione quella del commissario di sezione (alla riunione era presente anche il segretario regionale Fabrizio Cecchetti) che qualcuno ha battezzato come: “Una battuta. Infelice e da evitare anche in un dibattito di partito”. Mentre altri presenti hanno definito quelle parole “fuori luogo” e come “la prova che non si capisce più da che parte stiamo e dove andiamo”.

Gli “sfogatoi”

Nessuno in Lega vuole tornare indietro (anche il Senatur non lo si può clonare). Ma in tanti rimpiangono gli anni in cui tutto era chiaro, semplice. “E soprattutto facile, per noi semplici militanti, capire dove andava il partito e sapere da parte stare”. Oggi, è tutta un’altra storia. E tutta un’altra Lega. E la conferma arriva proprio dai momenti di confronto che il commissario Stefano Gualandris ha battezzato “sfogatoi”. Riunioni dei leghisti del Nord della provincia (l’appuntamento è questa sera martedì 29 marzo, ad Arcisate), del Centro (qualche sera fa a Cassano Magnago dove il dibattito è stato definito “robusto e interessante”) e del Sud (ritrovo ieri sera ai Molini Marzoli).

Il Carroccio che sbanda

Incontri per dare voce alla base (“Due anni di Covid ci ha costretto a lasciare le piazze e perdere il contatto con i militanti”), ma anche per dare sfogo alle incomprensioni, ai malumori, ai dissapori e, non va dimenticato, alla mancanza di congressi (“che – spiegano altri – adesso finalmente potremo fare). Momenti insomma, che assomigliano alla valvola di sfiato delle pentole a pressione: una volta pigiata si può levare il coperchio senza pericolo che tutto salti in aria.

Il ribollire leghista

Però, dentro, il Carroccio bolle. E in alcune situazioni ribolle. I temi che dividono e sui quali si è dibattuto a Cassano e Busto (e, facile da immaginare, anche questa sera ad Arcisate) sono le prese di posizioni contraddittorie su Reddito di cittadinanza (“l’abbiamo votato, ma non è una roba da leghisti”); green pass (“se siamo contrari, perché al governo non abbiamo preso posizioni più nette?”); elezione di Mattarella (“Alla fine abbiamo votato l’unico che non avremmo dovuto riportare al Colle”).

Per non parlare delle geometrie politiche: “Con Fratelli d’Italia abbiamo poco da condividere. Loro sono statalisti noi il contrario. E Forza Italia l’abbiamo vista alle elezioni del presidente, quando hanno “affossato” il loro candidato”.

Ma anche sull’attualità le Leghe sono, almeno, due. Su Salvini in Polonia al confine con l’Ucraina: “Siamo andati per incassare una pessima figura”, da un lato; “Giusto andare, forse doveva solo spiegare meglio le sue intenzioni” dall’altro. E sul conflitto la “libera uscita” della leghista di ferro Paola Reguzzoni, “Io sto con la Russia”, spiazza. Frase che, in una Lega in cui si parla sempre meno di autonomia e federalismo, (battuta infelice o presa di posizione che sia stata) ha confermato che qualora in Lega ci fossero due anime (o due Leghe), queste sono agli antipodi.