La Consulta boccia la legge lombarda sulle moschee. Ira Lega. Tutto partì da Sesto

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MILANO – Stop dalla Consulta alla legge regionale lombarda sulle moschee: «Limita irragionevolmente la libertà di culto». La sentenza accoglie le questioni sollevate dal Tar Lombardia e “cassa” due commi della legge di Regione Lombardia, due disposizioni in materia di localizzazione dei luoghi di culto introdotte nella disciplina urbanistica lombarda: per la Corte Costituzionale «quando disciplina l’uso del territorio, il legislatore deve tener conto della necessità di dare risposte a questa esigenza e non può comunque ostacolare l’insediamento di attrezzature religiose». Una sentenza che fa discutere, soprattutto perché pone un freno ad un provvedimento di bandiera della Lega in Lombardia.

Il busillis di Sesto Calende

L’intervento della Consulta, che si è espressa ora con sentenza, era stato richiesto nel 2018 dal Tar della Lombardia che era intervenuto sulla realizzazione di un centro islamico a Sesto Calende, in provincia di Varese. Sin dal 2006 l’Associazione Islamica Ticinese ha chiesto un luogo dove poter pregare, ma si è sempre vista negare la possibilità di realizzare una moschea. Fino al 2013, quando il Tar, dando ragione agli islamici, annullò il Pgt di Sesto Calende perché non prevedeva il piano per i luoghi di culto. Ma al momento di dare esecuzione a quella sentenza, entrò in vigore la nuova legge regionale sulle moschee: di qui la richiesta di un intervento della Corte Costituzionale. «Una sentenza importante per l’integrazione e per l’affermazione del principio di libertà di culto» il commento di Aldo Travi, avvocato di Busto Arsizio che ha rappresentato di fronte al Tar l’associazione Islamica Ticinese. «Adesso speriamo che il Comune si adegui, e finalmente ci sia la possibilità di far avere a queste persone – immigrate svariati anni fa e in massima parte già con cittadinanza italiana –  un luogo dove pregare».

Le reazioni in Regione

«Non conosco nel dettaglio le motivazioni della Consulta, che studieremo a fondo – il commento del governatore di Regione Lombardia Attilio Fontana – ma sono certo che la norma regionale intende contrastare chi non rispetta le regole e afferma e persegue i principi della sicurezza dei cittadini». Minimizza l’assessore regionale al territorio Pietro Foroni: «La Corte Costituzionale ha sì abrogato due commi che riguardano l’iter amministrativo per i nuovi luoghi di culto e alcuni presupposti, ma la legge regionale della Lombardia per il resto rimane pienamente in vigore. Come rimane in vigore che i luoghi di culto dovranno avere specifica destinazione d’uso e dovranno rispettare i requisiti di possedere un determinato numero di parcheggi, servizi, collegamenti infrastrutturali. Ergo, i luoghi di culto oggi abusivi rimangono tali, e per i Comuni rimane intatto l’obbligo di intervenire». Foroni ammette di «non concordare assolutamente con le motivazioni della sentenza» ma annuncia «correttivi normativi» alla luce dell’intervento della Corte.

Ira Lega

Ma la questione è fondamentalmente politica. Tra i primi a reagire, il leader del Carroccio Matteo Salvini: «Reciprocità e rispetto delle nostre leggi e regole, per aprire moschee e altri luoghi di culto, chiediamo troppo? Non si sente certo il bisogno di un’altra Consulta islamica…». Dura contro la sentenza anche l’europarlamentare bustocca della Lega Isabella Tovaglieri, che sul suo profilo Facebook scrive: «Non so cosa ne pensiate voi, ma trovo assurdo che la Corte Costituzionale abbia bocciato la nostra legge regionale per porre un freno alla costruzione di mosche, soprattutto perché manca assolutamente un principio di reciprocità rispetto ai Paesi islamici».

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